Elezioni: apoteosi dei massimalismi

giovedì 23 giugno 2016


Queste elezioni amministrative di fatto hanno sancito la fine della Seconda Repubblica, non tanto per il successo del Movimento 5 Stelle ma per l’affermarsi di alcune condizioni concomitanti: il M5S non riesce a far diminuire l’astensionismo ormai strutturale e dunque prende voti di rabbia di cittadini delusi dai propri partiti di centrodestra e centrosinistra, al secondo turno si evidenzia una carsica indisponibilità dell’offerta politica possibile che comporta l’aumento dell’astensione; voti nulli e voti contro come espressione di una rabbia politica. Il Movimento 5 Stelle vince per mancanza di alternative! Centrodestra e centrosinistra hanno deluso. La gente non fa rivoluzioni di piazza, ma reagisce non andando a votare o votando per chi non ha mai amministrato.

Nella Prima Repubblica si votava in modo proporzionale un partito che rappresentava valori ed idee, e in un secondo momento i partiti più affini sulle scelte di politica estera ed economica si mettevano insieme per realizzare una maggioranza di governo. Con tutti i suoi difetti questo sistema permetteva sia una mobilità sociale dal basso verso l’alto e una lotta/selezione politica all’interno dei singoli partiti. La Seconda Repubblica nasce al grido dell’onestà e con la volontà di diminuire i partiti politici considerati il male assoluto e facendo credere che la politica non richiede competenza e dunque professionalità. La ovvia banalità che in democrazia tutti siamo uguali nell’avere un pensiero politico si è trasformato nella convinzione che tutti possiamo essere politici. Inoltre nella Prima Repubblica il finanziamento alla politica, e dunque alla democrazia, avveniva in maggior parte in modo illegale grazie all’ipocrisia cattocomunista condivisa da tutto il sistema politico.

Nella Seconda Repubblica si opera per togliere ai partiti l’autonomia economica e trasferirla agli eletti, i quali vista l’incultura politica la considereranno un proprio appannaggio. Ma ciò non ha determinato la diminuzione dei partiti, anzi ha fatto esplodere il fenomeno dei partiti fai-da-te con un proliferare di contenitori personalistici chiamati partiti o movimenti. Se a tutto questo consideriamo la grave crisi economica e sociale che ha investito il Paese con una classe politica incapace a gestirla ed a comprenderne le implicazioni sociali che essa ha determinato tra i vari ceti, i quali percepiscono l’inadeguatezza della classe politica avvinghiata alla propria condizione trasformata in casta perché ormai grazie al meccanismo elettorale sono autoreferenziali, si può comprendere la miscela esplosiva che attraversa il Paese di cui il corpo elettorale ne è la punta di iceberg. In Italia viviamo dal 1992 un periodo ormai più che ventennale di destabilizzazione politica che in modo costante ha depauperato la ricchezza degli italiani, rendendo il nostro Paese una anomalia politica e una cenerentola economica a livello europeo. Anomalia politica perché è l’unico Paese europeo che non ha partiti degni di tale nome che realmente appartengono alle grandi famiglie ideali europee dai conservatori, ai popolari, ai liberaldemocratici, ai socialisti, con l’unico dato comune dell’aumento dei movimenti cosiddetti populisti se non xenofobi e che sono i figli dell’incapacità della politica a fronteggiare il nuovo mondo globalizzato, ma cosa ancor più grave è venuto meno il nostro ruolo politico sullo scacchiere internazionale. Siamo la cenerentola economica perché in questi anni abbiamo svenduto i nostri gioielli economici e siamo diventati un Paese dove è conveniente fare shopping industriale e non per scelta di internazionalizzazione ma per soffocamento della nostra economia con tasse e burocrazia che le medie imprese non sono in grado di supportare per cui vendere è l’unica scelta onorevole. La distribuzione è ormai in mano francese, le grandi imprese pubbliche che erano asset strategici sono stati spacchettati e in buona parte svendute alle solite famiglie del nostro capitalismo rapace e assistito, il tutto senza una minima diminuzione del debito pubblico.

Questi anni di Seconda Repubblica sono stati un disastro per il popolo italiano per quanto dallo stesso popolo essa è stata supportata, questo grande inganno politico, questo grande fenomeno illusionista è arrivato al capolinea. Si apre uno scenario politico nuovo, le macerie di questa Seconda Repubblica possono rimettere in gioco energie nuove, i partiti nati in questi anni sono ormai decadenti e fluidi quelli di centrodestra, mentre è pronto all’implosione il Pd, l’unico partito con un minimo di vera struttura di partito rimasto. L’implosione del Pd potrà essere la condizione per superare questa falsa dicotomia ideologica tra destra e sinistra, riunendo le visioni strategiche e valoriali comuni in un confronto che diventa di contenuti e non di falsa appartenenza identitaria, certamente non sarà immediata ma sicuramente dopo il referendum costituzionale comunque vada.

Certo, per costruire serve una classe politica autorevole anche a livello internazionale, ma essa è possibile ricostruirla solo su base valoriale e sociale ricollegandoci alla storia dell’Europa occidentale e alle sue famiglie guardando al futuro con la capacità di cogliere le sofferenze ormai generalizzate dei cittadini e dare corpo a proposte che siano facilmente riconoscibili come appartenenti alle scelte valoriali predicate. Certamente non sarà facile rialzarsi, ma sicuramente gli italiani sono disponibili ad un cambiamento profondo che solo la buona politica ed una vera classe dirigente può offrire, dopo questi vent’anni di inganni e di false speranze.


di Roberto Giuliano