Democrazia in declino ed i ballottaggi

mercoledì 22 giugno 2016


I ballottaggi di domenica scorsa hanno certificato la fine di quel sistema democratico nato dall’Assemblea Costituente presieduta da quel grande giurista avvocato, ispirato dall’idea liberale, che fu Enrico De Nicola, nonostante lo strapotere comunista esercitato nell’immediato dopo guerra da Palmiro Togliatti che era al soldo della Russia di Stalin. A distanza di moltissimi anni, un signore in giovane età facente parte dei fasci littori e successivamente folgorato sul Volga, Giorgio Napolitano, dopo aver trascorso gran parte della propria vita agli ordini di Mosca, al punto di brindare a champagne durante l’invasione sovietica in Ungheria, diviene presidente della Repubblica Italiana.

Nel 2008 gli italiani con votazione bulgara danno chiaramente la loro preferenza a Silvio Berlusconi, capo del centrodestra, al quale viene conferito l’incarico di formare il nuovo governo. Ma quel governo non ha mai avuto vita facile a causa dei tanti voltagabbana che per motivi esclusivamente personali lo indebolirono al punto da determinare il famoso complotto esteso a livello europeo, con la determinante partecipazione della signora Angela Merkel e del ridicolo Nicolas Sarkozy; complotto che ha portato alla designazione di Mario Monti, gratificato da re Giorgio poco prima della nomina a senatore a vita, a capo del nuovo governo sostenuto anche dalla vittima del complotto, governo che nell’arco di undici mesi ha distrutto i cittadini italiani invece di salvarli come da propaganda, le cui conseguenze (vedi esodati) stanno determinando disastri irrimediabili.

Ma re Giorgio i cui meriti vengono esaltati da tutti, primo caso ed ultimo ci auguriamo, ad essere confermato nella carica anche con il voto favorevole del tartassato Cavaliere che nel frattempo i magistrati della Corte di cassazione in una sezione feriale hanno provveduto con una condanna davvero ingiusta ad allontanarlo definitivamente dalla vita istituzionale. Ci si potrebbe chiedere, ma che c’entrano  o meglio - per dirla alla Di Pietro - “Che ci azzeccano” i ballottaggi di domenica? Pensate bene gente, da quanto tempo ormai gli italiani, demoralizzati e disillusi, le poche volte che vengono chiamati alle urne le desertano in maniera sempre più massiccia fino a raggiungere la percentuale del 50 per cento? Quegli italiani che possedevano il record del mondo per la massiccia affluenza. Ed allora viene in mente il concetto di democrazia che altro non significa che “governo di popolo” frutto pertanto della sovranità popolare.

È vero che l’Italia è una democrazia parlamentare e che pertanto il capo del governo viene designato dal Presidente della Repubblica, nominato a sua volta dal Parlamento in seduta comune, ma è altrettanto vero che il popolo che non ha modo di esercitare la sovranità indicando attraverso il voto il partito ed il leader dai quali desidera essere governato è un popolo privato della sua sovranità. E ciò è quanto accade dal novembre 2011 e si protrae nel tempo dalle elezioni politiche del 2013, all’esito delle quali il capo dello Stato aveva designato Pier Luigi Bersani per la carica di capo del governo, tentativo non riuscito a causa delle solite manovre di palazzo e per la contemporanea vittoria alle primarie del signor Matteo Renzi che ha assunto non solo le redini del Partito Democratico ma anche le redini del Paese dopo il fallimento del governo Letta. Da quel dì il pifferaio fiorentino fa il buono ed il cattivo tempo senza essere stato mai votato dal popolo che si sente spogliato della sua prerogativa democratica sancita dalla Costituzione ancora in vita.

Così stando le cose la disaffezione al voto è ampiamente giustificata sentendosi, il popolo, corpo totalmente estraneo alle strategie di politici in ogni caso di bassa lega che non offrono con la loro presenza alcuna garanzia di buon governo. Poiché il popolo italiano non è mai stato un popolo rivoluzionario e mai lo sarà, quando capita raramente l’occasione di votare preferisce non farlo andando a distrarsi al mare o in montagna o come faccio io in campagna dove posso far riposare le mie stanche membra. In ogni caso, viva le donne sempre più protagoniste della vita politica italiana che con il loro entusiasmo fanno intravvedere un sia pur piccolo spiraglio di cambiamento.


di Titta Sgromo