sabato 4 giugno 2016
Manifesti e Statuti (Parte 2 - Capitolo 40) - Nei recenti ma anche angosciati decenni della storia italiana, la politica e di conseguenza le istituzioni si sono adagiate su un lento processo di degrado culturale, etico e sociale che ha come approvato la possibilità di gabbare il popolo, usando una spregevole serie di dichiarazioni che si sono rivelate una catena di menzogne e truffe.
Manifesti, statuti e programmi, per esempio, hanno saputo sfoggiare le più alte intenzioni ma, nella sostanza, si sono solo preoccupati di indorare la facciata e le parole della più squallida ipocrisia. Al genere dei documenti accennati, si sono susseguiti, col ritmo dell’ossessione, talk-show televisivi, interviste, convegni, tavole rotonde e quant’altro, che hanno dato vita alle più ingannevoli “passerelle” di esponenti sia politici sia istituzionali, tanto spudorati da presentare le più assurde bugie come realtà.
È però da rimarcare che tali atteggiamenti ignominiosi siano stati possibili anche per la grande ingenuità con cui il popolo ha preso a confondere l’apparenza con la sostanza. Gli attuali immondi attori della prepotenza politica e istituzionale “giocano” con scenari, annunci e parole, perché sanno che grande parte del popolo italiano ha permesso alla suggestione di prendere il posto della razionalità e dell’intelligenza.
Ci si strappi pure le vesti addosso, si neghi e rinneghi la realtà e ci si abbandoni alla ripicca delle querele a raffica ma, nell’Italia di oggi, i veri nemici del popolo sono i responsabili dell’ordinamento politico e delle istituzioni dello Stato; insomma, la nostra democrazia è un imbroglio. La conoscenza chiede tempo, impegno e voglia di capire; non può basarsi sul “luccichio” delle parole della politica ipocrita né seguire il folle sogno di scriteriati ma sedicenti rivoluzionari.
È troppo facile proporre documenti e sermoni pieni delle solite accattivanti promesse truffa. Non esiste difficoltà a fare brillare “specchietti per le allodole” come la salvaguardia dell’ambiente, la tutela del lavoro, la difesa dei deboli, la lotta alla corruzione e alla gravissima tirannide delle istituzioni dello Stato, la trasparenza negli appalti, la riduzione della spesa pubblica, l’equità delle pensioni, il piano energetico, i servizi e chi più ne ha più ne metta... fino al carcere per i politici impostori che vessano la gente. Un popolo apatico e anche imbottito di presunzione, superficialità e frasi fatte, non può contrastare un potere politico infame né evitare di essere gabbato da chi sa come snocciolare il rosario delle falsità. La democrazia è maturità politica popolare e non può esistere se non sa dare importanza alla conoscenza e non rispetta i legami tra la gente.
Fin qui si è invece voluto e ottenuto un popolo confuso e, tanto le strutture di partito quanto le istituzioni, non hanno avuto scrupoli a tradire ed a presentare progetti ricchi di enfasi ma costantemente ingannevoli. Nel rapporto tra cittadini e ordinamento politico scellerato non deve esistere una così grande ingenuità popolare.
di Giannantonio Spotorno