Un futurista

sabato 21 maggio 2016


Sarà forse perché Marco Pannella è nato proprio negli anni in cui il movimento futurista ruggiva e graffiava con eccentricità e anticonformismi straordinari, che oltretutto meriterebbero ulteriori approfondimenti, ma il leader radicale il suo futurismo lo aveva nei geni. Del resto quel pensiero stravagante, intuitivo e provocatorio del Novecento, manifestava un senso della libertà, della rottura conformista, della necessità del nuovo, tanto forte quanto geniale.

Marco Pannella, come nessun altro uomo politico della storia repubblicana, quel pensiero l’ha trattato, elaborato e portato avanti con una forza, una passione e un impegno che sarà impossibile dimenticare. Del resto solo personaggi speciali possono fare quello che è stato capace di fare Pannella e lui, che piaccia o meno, è sempre arrivato prima degli altri e, prima degli altri senza sottrazione, è sceso in campo. Per questo ricordarlo solamente per le battaglie più note è riduttivo e scontato. Pannella ha inventato il reality show, era l’incubo dei conduttori quando si presentava in studio, uomo sandwich, uomo fantasma, uomo bavaglio, con lui poteva accadere di tutto e non c’era scaletta televisiva che contasse.

È stato l’inventore di un certo ostruzionismo parlamentare, con decine e decine di ore consecutive d’intervento alla Camera contro le cosiddette Leggi speciali. Fu il primo a volere il presidenzialismo all’interno di una vera riforma costituzionale liberale e democratica, il primo e forse l’unico a volere lo Stato di Israele in Europa, il primo a capire l’importanza del referendum.

Insomma, Pannella quasi sempre ha intuito prima i gorgoglii di un mondo e di una società che richiedeva cambiamenti profondi e coraggiosi. Certo, lo ha fatto a modo suo e tante volte non lo abbiamo condiviso, come non abbiamo condiviso altre cose di lui, ma il filo rosso di stima e apprezzamento per un uomo così diverso, appassionato, irrefrenabile, non si è mai spezzato. Anzi dicevamo allora e diciamo ora, ce ne fossero stati di Pannella in Parlamento, se appena il venti, trenta per cento dei deputati fosse stato simile, l’Italia di certo sarebbe un’altra e sicuramente migliore. Più volte abbiamo pensato che uno come Pannella piuttosto che senatore a vita, se fosse stato possibile, avrebbe dovuto essere ministro della Giustizia a vita, perché dentro quel ministero c’è l’essenza della democrazia e della libertà, che troppe volte da noi si è pericolosamente appannata.

Insomma, raramente ci è capitato di incontrare e conoscere personaggi simili, per cultura, spessore, passione, più un guru che un politico, un filosofo che un tribuno, un capo religioso che di partito, in fondo lo stesso Dostoevskij parlava di un Dio della comunione.

La comunione di Pannella era la libertà, la società comunque articolata, quella della ragione, dei diritti di tutti e non del compromesso. Per questo concordiamo con Emma Bonino, ci mancherà tanto, ci mancherà di poterlo criticare come condividere, di poterlo attaccare come affiancare, di potergli dare del folle come del genio, del prepotente come del succube di se stesso. Dunque ci mancherà a prescindere, anche perché di Marco Pannella, per fortuna o per ventura, ne nasce uno ogni secolo. Arrivederci caro Marco, anche stavolta sei arrivato prima.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca