sabato 21 maggio 2016
Cari fratelli del Movimento Cinque Stelle; cari leader Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Vito Crimi, Roberta Lombardi, Roberto Fico e tutto quel variopinto popolo di ineffabili personaggi, parlamentari per caso, paracadutati nelle aule istituzionali per effetto della comunicazione via web e dell’informazione taroccata, che trovano sostegno nelle penose performance televisive di quei due mercanti, giornalisti pubblicitari, Marco Travaglio e la sua fotocopia Peter Gomez.
Cari fratelli, il rispetto delle regole vale per tutti e per tutte le regole - non solo quelle scritte per la vita del movimento - e le generalizzazioni sono una vittoria precaria sull’infinita complessità dei fatti. La responsabilità penale, ma anche quella non penale, è personale come insegnano i dotti magistrati. È facile accusare tutti di essere disonesti tranne gli appartenenti al Movimento. Per non essere vigliacchi occorre far nome e cognome del reprobo e non basarsi sugli avvisi di garanzia di questo o quel magistrato, che passa le veline al giornalista amico, ben sapendo che anche a seguito di un processo penale, che può seguire dopo le indagini preliminari (che dovrebbero essere svolte e non archiviate e rinviate a giudizio in assenza del minimo lavoro), la verità di colpa o innocenza è solo probabile.
Sto predisponendo una denuncia-querela nei confronti della dottoressa Elena Neri e della dottoressa Maria Gabriella Fazi, in servizio presso la procura della Repubblica di Roma per le ipotesi di reato art. 319 ter corruzione in atti giudiziari; art. 323 c.p. abuso d’ufficio; art. 374 c.p. frode processuale; art. 610 c.p. violenza privata; art. 328, co. 2 c.p. rifiuto di atti d’ufficio. Omissione; art. 612 minacce gravi; art. 479 c.p. falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Ovviamente i loro colleghi che indagheranno archivieranno tutto. Volete apporre congiuntamente al denunciante le vostre autorevoli firme? Avete il coraggio di “metterci la faccia”, come volgarmente ripetete in ogni occasione?
Siete a conoscenza che al Tribunale per i minorenni di Roma ed in altri Tribunali italiani esiste un mondo di mezzo, forte di comitati di affari, di potenti camarille, favori di scambio, conflitti d’interessi e deportazione nei lager di Stato (le cosiddette Casa Famiglia) di bambini strappati ai propri genitori e maltrattati dai gestori delle strutture di rieducazione? I nominativi di questi gestori figurano tra i giudici dello stesso Tribunale per i minorenni o figurano quelli delle mogli, delle compagne, degli amici e amici degli amici che fanno affari sulla vita e sulla sofferenza di minori innocenti e sul dolore dei genitori, i quali vengono espropriati dello scopo della loro vita dalla tirannide del profitto e dalla crudeltà dell’affare. Parcelle da capogiro, flussi di denaro nel nome del bambino e un comitato d’affari chiuso ad ogni esame critico, forte dell’incontestabile prestigio della scienza psicologica utilizzata da arroganti somari incaricati dal magistrato di turno.
La traballante imparzialità dei magistrati viene ingannata dalla convinzione che le consulenze psicologiche poggiano sulle basi scientifiche della psicologia, verso la quale la fiducia è massima. I danni subiti dalle vittime (più spesso donne e bambini) hanno assunto una dimensione così alta che il grado di sopportazione ha determinato una protesta generalizzata in tutto il Paese. Il macabro rituale dell’odio dell’ex, la tortura dettata dal pressappoco di esperti e consulenti e il defilè cimiteriale di procedimenti, procedure, imprecisate competenze e fantasiose interpretazioni delle norme sul principio che la legge è uguale per tutti è un dejà vu tanto ricorrente da non destare più interesse, se non fosse che quotidianamente le cronache giudiziarie lanciano nel web il bollettino di guerra dei cruenti decessi per femminicidio e dal mondo terracqueo giungono a getto continuo le notizie delle efferate torture del popolo delle donne di ogni etnia e Paese, che nonostante il copioso elenco di leggi e raccomandazioni internazionali continuano a versare sangue innocente sul fronte dell’uguaglianza e del diritto a vivere.
Dite a Virginia Raggi che le piste ciclabili sono molto importanti, ma a Roma i bambini, le donne e gli uomini per bene sono sottoposti a sofferenze insopportabili e non solo per la crisi economica.
di Carlo Priolo