Sette domande sulla Costituzione

venerdì 13 maggio 2016


Il professor Carlo Mongardini, emerito di Scienza Politica all’Università “La Sapienza” analizza attraverso sette domande e altrettante risposte uno dei temi più caldi della politica italiana.

Che cosa è una Costituzione e come nasce?

La Costituzione fissa le regole fondamentali e durevoli della convivenza civile e dell’ordine politico. Definisce diritti e doveri dei governanti e dei governati. Le costituzioni democratiche sono frutto di una Assemblea Costituente alla quale partecipano tutte le forze politiche.

Come protegge i cittadini?

La Costituzione garantisce la libertà e la partecipazione politica dei cittadini. Li protegge dai possibili abusi del potere. Delimita l’influenza dei poteri sociali e crea equilibrio tra i poteri dello Stato in modo che l’uno non possa sopraffare l’altro.

Le Costituzioni invecchiano?

Sì, le Costituzioni possono invecchiare: a) perché alcune norme o parte di esse restano inapplicate in quanto spesso la realtà contraddice le intenzioni del legislatore; b) perché le istituzioni che esse creano, con il mutare dei tempi e delle società, divengono inadeguate alle funzioni che sono chiamate a svolgere; c) perché nel divenire della vita civile emergono fenomeni nuovi che la Costituzione vigente non poteva prevedere e regolare (come nel nostro caso l’influenza dei mezzi di comunicazione di massa).

Come si possono cambiare le singole norme della Costituzione?

Le Costituzioni cosiddette “rigide”, come la nostra del 1948, prevedono una procedura complessa di cambiamento delle norme, procedura che è stata finora seguita nel nostro caso e comprende come atto finale un referendum confermativo sul quale si concentra oggi l’attenzione politica.

Perché parliamo di “truffa” a proposito della legge costituzionale approvata dalle Camere e sosteniamo il “No” nel referendum?

Perché: a) in un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale una maggioranza formata da forze politiche fluttuanti si è arrogata il diritto di ritoccare la Costituzione rifiutando il confronto con l’opposizione ed escludendo ogni dialogo con le forze sociali; b) se prevale questo principio, in futuro ogni maggioranza riterrà legittimo ritoccare la Costituzione, così che Costituzione diverrà solo una parola vuota; c) la concentrazione di tutto il potere sull’Esecutivo senza contrappesi, garanzie o verifiche ha rotto l’equilibrio dei poteri previsto dalla Costituzione del 1948 a garanzia della democraticità dell’ordine politico.

Quale è il problema di fondo che le democrazie occidentali sono chiamate oggi a risolvere?

Il problema è che in una società in cui la vita ha subito una forte accelerazione e coinvolta in uno scenario globale occorrono decisioni politiche rapide e incisive in campo economico come in campo sociale, dove si creano situazioni spesso controverse e fortemente conflittuali. Perciò in molti Paesi si cerca di manipolare la Costituzione per dare più poteri all’Esecutivo (vedi Ungheria, Polonia e Spagna) liberandolo però da quei limiti, freni e controlli che servono a evitare svolte autoritarie. Si apre così la strada verso la crisi dell’ordine democratico, verso l’autoritarismo, per non dire verso la dittatura.

Quale è la via d’uscita per conciliare le esigenze di decisioni rapide salvando le garanzie della democrazia?

La soluzione ci è indicata da Paesi che prima di noi si sono trovati a risolvere questo problema decisionale anche perché hanno dovuto impegnarsi in interventi su scala globale: Stati Uniti e Francia. Dal presidenzialismo americano e dal semipresidenzialismo francese possiamo trarre ispirazione per la nascita in Italia di una Repubblica Presidenziale che rispondendo alle esigenze del nostro tempo garantisca la continuità dell’ordine democratico. Perciò No alla legge truffa - Sì ad una svolta verso il presidenzialismo.

(*) Presidente onorario del “Comitato presidenzialisti per il No alla riforma costituzionale”


di Carlo Mongardini (*)