mercoledì 27 aprile 2016
La galassia radicale è implosa. Trasformandosi in un condominio. Tra i più litigiosi della politica italiana. Oggetto del contendere? La partecipazione di Radicali italiani alle elezioni amministrative di Roma e Milano con i simboli e la dicitura “Radicali”, che dal 1988 sono disponibili solo da parte del Partito transnazionale. Che da tempo per statuto ha deciso di non presentarsi a competizioni elettorali. Cosa che a suo tempo determinò l’allontanamento di Mauro Mellini e di altri radicali storici non molto d’accordo con la trovata di Marco Pannella, che di fatto ha trasformato un partito che oggi avrebbe il 4 per cento di preferenze in Parlamento in una super Ong. E che nel tempo ha costituito una galassia di altre organizzazioni, tendenzialmente non governative, come Nessuno tocchi Caino, Associazione Luca Coscioni, Non c’è pace senza giustizia, Era, Antiproibizionisti. E che adesso ha problemi con l’ultima nata, in ordine di tempo, cioè Radicali italiani, che non nasconde le proprie velleità di partecipazione politica e soprattutto elettorale in Italia, specie nelle consultazioni locali. E con il nome dei radicali, non quello della “ditta Bonino-Pannella” sotto il cui simbolo era stato consentito in passato il partecipare ad elezioni politiche o amministrative. Così come con la dicitura “Rosa nel pugno” o con quella “Amnistia, giustizia e libertà”. Adesso, con Pannella che deve pensare alla propria salute vegliato da Matteo Angioli e Laura Hart, ma la cosa covava già da un annetto, la galassia è implosa. E si è trasformata in un condominio litigioso.
Oltre alla questione Radicali italiani, che nasconde le ambizioni di Emma Bonino di rientrare nella politica politicante, magari come partitello cespuglio del Partito Democratico sulla falsariga del Psi di Nencini, è sorta la questione con la Associazione Coscioni, che grazie al 5 per mille ha raggiunto una certa autonomia finanziaria e un bel numero di iscritti che il partito transnazionale, fermo a quota settecento, per ora può solo sognarsi. Ma la Coscioni, secondo denunce formali del tesoriere del Prt, Maurizio Turco, avrebbe quasi truccato le carte per accedere a quei fondi. Uno dei rappresentanti della Coscioni è Marco Cappato, che a Milano si presenta con Radicali italiani a candidato sindaco e che al ballottaggio presumibilmente appoggerà Beppe Sala. Cappato quindi, insieme a Riccardo Magi e alla Bonino, in questa due giorni di showdown tenutasi per la prima volta senza Pannella lo scorso week-end a via di Torre Argentina, era l’imputato ideale. E la sua difesa però è stata un vero e proprio contropiede. Il suo argomentare si basava su cosa? “Primo, voi avete detto di appoggiare Giachetti a Roma quindi non si capisce che male ci sia se Riccardo Magi lo appoggi con il simbolo dei radicali” (anche se formalmente non si potrebbe, ndr). Secondo, “la Coscioni che voi denunciate per il 5 per mille è quella che vi ha pagato le spese degli ultimi comitati e riunioni tenute, compresa questa”.
Per Turco, invece, i Radicali italiani adesso vanno per i fatti propri e benché chiedano, come gli altri soggetti costituenti, un congresso straordinario della galassia madre da anni; nel 2015 a questo scopo sono riusciti a raccogliere solo “la miseria di 230 euro”.
Argomenti, quindi, da riunione di condominio. Che risente dell’assenza del supremo amministratore che con questa galassia, fatta di senati di presidenti che possono convocare, e solo loro, questo benedetto congresso del Prt, magari per cambiare l’astruso statuto, ha lasciato in eredità una situazione che dal punto di vista pratico amministrativo è un eufemismo definire un gran casino. Oltre al milione e rotti di debiti verso banche, dipendenti, tfr di dipendenti licenziati, spese legali e quant’altro.
In realtà però adesso è in gioco un’eredità molto ma molto più ghiotta politicamente: il brand del Partito radicale che grazie a Pannella, e quasi solo a lui, ora come ora ha un valore incommensurabile. E nella galassia-condominio, con l’amministratore supremo temporaneamente impossibilitato a mettere ordine, tutti gli altri condomini, a cominciare dall’ambiziosissima Bonino, si agitano in maniera non sempre molto elegante. Ma la rivoluzione di comunicazione che ci vorrebbe potrebbe darla forse proprio la scissione dell’atomo radicale, spesso evocata, e la conseguente reazione a catena. E questa reazione potrebbe fare anche capire ai condomini e ai militanti che se la gente non ti vota forse, visto che le idee sono vincenti, allora significa che chi le incarna non lo è. E non tutto si può misurare con le presenze in tivù come fa il Centro d’ascolto, rimesso in piedi con i soldi (200mila euro) del generoso Silvio Scaglia. Anche l’immediatezza del messaggio ha la sua importanza, specie nei talk-show costruiti per rendere uno vincente o perdente.
Alla fine l’intervento più divertente sentito nel week-end è stato lo sfogo di Paolo Izzo (Associazione radicali Roma), quello che per primo ha segnalato il problema dei clan Spada e Fasciani in quel di Ostia: Izzo dice di non sapere più come firmare i propri comunicati politici visto che qualunque cosa metta dietro la virgola che segue il proprio nome qualcuno lo cazzia. Poi andranno ricordati, nell’ordine, la poesia di Trilussa sulla “serva”, dedicata idealmente alle “sguattere del Guatemala” e recitata dal militante Marco Ruffa, e i giochi di parole del militante Franco Levi che, a proposito della politica attuale, parla di “mostro di Firenze, Renzi”.
@buffadimitri
di Dimitri Buffa