giovedì 14 aprile 2016
Alla riduzione del numero dei comparti non è seguito l’auspicato rinnovo dei contratti. Inutile e tardiva, in tal senso, la levata di scudi di Cgil, Cisl e Uil, funzionali al Governo nella riconfigurazione della Pubblica amministrazione.
“Le organizzazioni sindacali non autonome, che il 5 aprile scorso hanno sottoscritto la riduzione dei comparti del Pubblico impiego da 11 a 4, si sono rese complici di un nuovo tentativo del Governo di eliminare ogni forma di confronto e di dissenso espressi dalle parti sociali. Ed è proprio la tutela dei diritti dei lavoratori a essere sacrificata sull’altare del presunto snellimento della Pa, non condiviso dalla Cisal per le modalità gravemente antidemocratiche della procedura proposta. Non ci sorprende che il Def, nonostante la recente pronuncia della Corte costituzionale, non preveda risorse adeguate per il rinnovo del contratto dei pubblici dipendenti, se non quelle risibili della legge di stabilità 2016. Non abbiamo mai creduto che l’accordo per la riduzione dei comparti si sarebbe rivelato determinante per l’avvio della contrattazione, con buona pace di quanti sostenevano il contrario. In realtà, le scelte del Governo sul fronte del Pubblico impiego sono perfettamente coerenti con il percorso di indebolimento dei diritti dei lavoratori pubblici e privati e dei pensionati intrapreso da tempo e destinato a scaricare sui cittadini l’onere del risanamento del bilancio del Paese”.
È quanto dichiara Francesco Cavallaro (nella foto), segretario generale della Cisal, a proposito del mancato rinnovo dei contratti del Pubblico impiego.
di Redazione