I nuovi equilibri da costruire in Europa

mercoledì 13 aprile 2016


Il capitalismo ha attraversato, solo negli ultimi cent’anni una decina di crisi, le più gravi delle quali sono state quella del 1929 e quella attuale a far data dal 2008. È un dato di fatto oggettivo che il “metodo” o sistema del capitalismo non è crollato. Al contrario sono sempre crollati, o si sono convertiti proprio al capitalismo, i sistemi che hanno negato il mercato ed a direzione politicamente centralizzata dell’economia.

Quando l’economia è cioè soffocata dagli eccessi di spesa pubblica e dalle troppe regole sono storicamente comparsi il capitalismo e il libero mercato, con le deregolamentazioni e le privatizzazioni, come è di fatto accaduto con Ronald Reagan negli Stati Uniti e con Margaret Thatcher nel Regno Unito. Il capitalismo e il mercato si sono rivelati cioè i “metodi” migliori per produrre e consumare ricchezza. Tutti gli altri sono falliti. Il capitalismo inciampa ed è negato quando prevale il pregiudizio errato, misto ad interesse politico, del voler porre in essere politiche monetarie, o troppo restrittive come ad esempio si è fatto alle porte della crisi economica del 1929, oppure oggi, con politiche monetarie opposte, troppo espansive, come quelle attuate dalla Bce in Europa. In entrambi i casi, il capitalismo entra in difficoltà in base al pregiudizio e all’interesse politico errati, ovvero per il fatto che si considera la politica monetaria come fosse una variabile politica, mentre a determinare il tasso di interesse, il costo del denaro e il resto, non deve essere un’autorità pubblica “esterna” ma devono essere i cittadini, le loro preferenze, che sono, poi, la spontanea dinamica della domanda e dell’offerta di denaro, cioè il mercato.

Se alla presidenza degli Stati Uniti vincerà Hillary Clinton, la nostra Europa continuerà ad essere sempre più terreno di esercitazione e strumento di manovra di politicanti che hanno già gravemente sbagliato in Europa come in Medio Oriente ed in Africa. Bisogna quindi augurarsi la vittoria di un soggetto che, non in preda ad ingiustificato delirio di onnipotenza, possa rappresentare, come Donald Trump appare essere, e su cui si possa “puntare” come ad un nuovo Reagan. “Taglierò le tasse, rinegozierò gli accordi commerciali e quelli militari” ha inserito tra i propri propositi Trump, insieme a quello del ridimensionamento del ruolo degli Stati Uniti nella Nato e dell’eliminazione dell’enorme debito pubblico - 19 trilioni di dollari – “entro 8 anni”. “Sto rinegoziando tutti i nostri accordi. Solo con la Cina sono 505 miliardi di dollari quest’anno. Questo consentirà una crescita economica che permetterà di ripagare il debito”.

Come ha dimostrato e tuttora dimostra l’invasione migratoria di migliaia e migliaia di disperati riversatisi da noi, l’Europa tedesca è al contempo doppiamente incapace e debole, sia sul versante della migrazione/invasione, sia su quello economico. Sul primo fronte solo l’Austria, da ultimo, ha reso noto per bocca del capo di stato maggiore generale, Othmar Commenda, che le forze armate austriache sono pronte a cooperare militarmente con quelle russe rompendo in tal modo ulteriormente l’accerchiamento contro la Russia e attestando completa sfiducia nei confronti della leadership tedesca europea. L’Austria ha peraltro già chiuso le frontiere meridionali con la Slovenia, bloccato i flussi provenienti dalla rotta balcanica e pure i confini meridionali alla frontiera con l’Italia, per i migranti in arrivo attraverso il nostro Paese dall’Africa, e non dalla Siria, confermandoli migranti economici e non rifugiati politici in fuga dalla guerra.

Sul fronte economico, Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, ha lanciato l’ennesimo allarme, parlando della generazione perduta di tutti i nostri giovani europei. L’operazione Quantitative easing, quale politica espansiva monetaria attuata dall’“esterno”, pare non basti, dunque qualcosa di errato in essa evidentemente c’è. E cosa farà l’Europa con i giovani “persi” e i vecchi inutili ma pieni di diritti che l’Europa stessa tuttora accudisce ma che non è in grado di permettersi né di pagare? Che cosa stiamo facendo, in Europa, di preciso?

Il referendum del 23 giugno prossimo dirà se il Regno Unito uscirà o non uscirà dalla Unione europea. Nel frattempo, dopo le rivelazioni dei Panama Papers, David Cameron è “trivellato” dalle opposizioni che utilizzano il fatto: “ha ingannato gli elettori”; “deve dimettersi”; “merita di essere arrestato”. Cameron ha avuto soldi offshore, cosa peraltro non vietata, a meno che la schermatura non copra reati finanziari. E ha ammesso di avere beneficiato del fondo offshore del padre Ian, con una partecipazione nella società panamense poi trasferita in Irlanda, e successivamente venduta per il valore di 30mila sterline alla vigilia del proprio insediamento nel 2010, avendone saldato i conti con il fisco.

Nell’attuale Europa tedesca, il recente referendum olandese ha bocciato l’accordo tra l’Unione europea e l’Ucraina, dando più di qualche certezza circa il fatto che Brexit non sarà poi tanto un fantasma. L’Olanda ha detto un chiaro “no” all’Europa tedesca e alla sua politica di integrazione. E così, dopo la Siria, Putin dalla Russia è lì che gongola per la decisione dell’Olanda, ovviamente contrario alle manovre di avvicinamento ucraino-europeo. Putin sta esultando di gioia, perché l’Olanda ha detto a chiare lettere che non è d’accordo affatto all’allargamento verso est. Si sono dunque fin qui espresse contro l’Europa tedesca la Grecia, la Spagna, il Portogallo, la Danimarca, e adesso anche uno tra i sei Paesi fondatori dell’Europa stessa, l’Olanda, che tra l’altro nel 2005 è stato il primo a bocciare la Costituzione europea.

Sono bagni di realtà alquanto prevedibili, infatti qualcuno deve ancora riuscire a spiegare alla cittadinanza europea quale possa essere la convenienza di sobbarcarsi l’intero risanamento di tutto un altro Paese semifallito come è l’Ucraina al fine di allargare questo “gioiellino” di Europa tedesca, divorata all’interno da crisi economica e invasione islamica. L’Europa tedesca ha fatto sinora orecchie da mercante, facendo finta di ignorare l’ennesima spallata dei cittadini europei, e lo sta facendo con la solita arroganza anti democratica da euro fanatici con i giorni contati. Ma quanto pensa di poter durare? Iniziano ad essere in tanti ad essere inviperiti dalla situazione creata e tenuta in piedi dai fanatici europei senza e contro democrazia; sono oramai greci, spagnoli, portoghesi, danesi, olandesi, gli italiani eliminato l’ostacolo illegittimo Renzi che blocca l’Italia, e ben altri presto in arrivo. Prima o poi il popolo canta, si fa sentire, si ribella.

La democrazia non è mai elemento secondario. La Russia con Putin gongola perché, con la contrarietà dell’Olanda, in Ucraina come è già in Polonia, in Ungheria e negli altri Paesi dell’ex blocco sovietico, non arriverà la Nato, e con essa i missili americani puntati su Mosca. C’è poi il recente ritiro dalla Siria delle truppe russe e l’indizione delle elezioni da parte di Assad che ha fatto giganteggiare strategicamente la Russia e Putin e reso manifesto che l’Europa tedesca, strategicamente e geopoliticamente, non esiste, è una non pervenuta, un fantasma nello scenario mondiale. A maggior ragione i cittadini europei, presto rivoltosi, hanno confermato la propria totale disaffezione alla eurocrazia inutile per lo più tedesca. Se a tutto ciò si aggiunge il referendum inglese in arrivo, il quadro è completo.


di Francesca Romana Fantetti