sabato 9 aprile 2016
Che dentro il Partito Democratico il rumore delle sciabole sguainate sia ormai forte e chiaro è indubitabile, non lo è altrettanto ciò che ne seguirà: un duello finale all’ultimo sangue, oppure il consueto “dissembler agreement”. Il Premier ha capito bene che il cerchio su di lui (non quello magico) si sta stringendo e la sempre maggiore scompostezza delle sue reazioni, a partire dall’attacco alla magistratura, lo testimoniano. Parliamo di magistratura nel suo complesso, perché Renzi, sia in Rai (da Lucia Annunziata) e sia in direzione Pd, ha attaccato, tra le pieghe, l’ordinamento giudiziario ben oltre i confini lucani.
Il suo tentativo postumo di correggersi, parlando di critica al sistema e non ai magistrati, appare più infantile che utile. Del resto ciò che sta accadendo intorno al Governo sul caso “Guidi-Gemelli”, colpe o non colpe, è qualcosa di politicamente e moralmente sconcertante. Dunque, potremmo essere davvero all’inizio della resa dei conti della sinistra nella sinistra e la storia ci insegna che, in questo campo, gli eredi dei soviet sanno essere maestri. La puzza di bruciato è comunque forte in un senso e nell’altro, ma al di là di quello che vedremo, la grande preoccupazione è per chi si trova in mezzo a questa guerra, ossia l’Italia e gli italiani. Ci preoccupa, infatti, quello che farà Matteo Renzi per tenere botta e mantenere i consensi, ci preoccupano gli eventuali colpi bassi che danneggeranno l’immagine di tutti e la distrazione dai problemi enormi che l’Italia vive.
Infatti, se Renzi già in un clima interno, diciamo sotto controllo, ha fatto più male che bene, figuriamoci in uno stato di lotta senza quartiere fra i suoi, i dissidenti, la minoranza e i non allineati di sinistra. Sia chiaro, solo l’idea che questa maggioranza possa andare a casa rappresenta un ristoro, ma che questo accada nel corso di una devastante via crucis non esalta e non rincuora. Dunque speriamo che finisca presto. Del resto è fin troppo evidente che qualora la resa dei conti andasse a segno, il conseguente terremoto politico segnerebbe non solo la fine della legislatura, ma la storia degli schieramenti per come in questi anni li abbiamo visti. Ci si avvierebbe cioè alla nascita del partito renziano o della nazione che sia e all’apparizione sulla scena di tutta una serie di soggetti politici composti da reduci di questo o quello scomponimento partitico.
Insomma, per il Paese sarebbe l’ennesima testimonianza di quanto per la politica sia più importante il potere fine a se stesso piuttosto che il bene collettivo e l’esistenza di una democrazia dell’alternanza vera e compiuta. In fondo le prove generali sono già sotto gli occhi di tutti e non solo a sinistra, ma in modo addirittura più scomposto e suicida anche nel centrodestra, a partire dalla situazione romana. Sia chiaro, che la politica ovunque sia fatta di scontri per il dominio è noto, ma certe cose succedono solo da noi e nella gran parte dei casi stimolate da fattori esterni e piuttosto drammatici. È successo con Tangentopoli, con l’attacco devastante allo spread e può succedere ora con il susseguirsi di scandali e di fatti che, per come li leggiamo, sono gravissimi.
Parliamoci chiaro, indipendentemente dal risultato finale, gli episodi “lucani” gettano sull’operato dell’Esecutivo ombre gigantesche, che avranno ripercussioni anche nel giudizio dei mercati e dell’Europa. Vada coma vada prepariamoci a un periodo molto difficile, perché dalle prossime elezioni amministrative al referendum costituzionale di ottobre, ne vedremo purtroppo di tutti i colori ed è certo che il Paese non ne gioverà. Oltretutto, siamo sotto Def e sotto esame Ue e l’attendibilità verso i partner e verso i cittadini italiani, inevitabilmente sta subendo un’ulteriore grande colpo, di cui ovviamente non c’era necessità... L’Italia, infatti, di ogni cosa avrebbe bisogno piuttosto che dell’ennesimo calvario dovuto alla avidità, all’incapacità, all’arroganza e purtroppo all’immancabile scarsa onestà della classe dirigente. Verrebbe da dire “povera Italia”, ma noi che siamo degli inguaribili liberali insistiamo nel fare appello a tutti i cittadini affinché con il voto sappiano, una volta per tutte, farsi sentire e, per questo, fino all’esaurimento della nostra voce grideremo: “Viva l’Italia”.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca