Impunità e giustizia: il caso Khojaly

sabato 5 marzo 2016


Si è svolto il 3 marzo scorso nella Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini/Sala degli Atti parlamentari il convegno “Il massacro di Khojaly alla luce del Diritto internazionale umanitario. Impunità e giustizia transizionale”.

L’evento è stato organizzato dal Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani e dalla Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (Lidu), in collaborazione con Sapienza Università di Roma, in particolare con il Dottorato di Storia d’Europa e con il Centro di ricerca “Cooperazione con l’Eurasia, il Mediterraneo e l’Africa sub-sahariana” (Cemas). Coordinatore dei lavori è stato Antonio Stango, esperto di diritti umani e segretario generale del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani, che ha introdotto l’incontro con l’inserimento del massacro di Khojaly nel non ancora risolto conflitto del Nagorno Karabakh tra Armenia e Azerbaigian.

Tra i relatori numerosi i diplomatici, ambasciatori e rappresentanti di istituzioni politiche e organizzazioni non governative. Il senatore Nicola Latorre, presidente della Commissione difesa del Senato, ha analizzato la strage di Khojaly in chiave di diritto internazionale. Ha poi evidenziato il ruolo dell’Italia, che nel giugno 1992 ospitò i primi colloqui di pace e che ancora oggi ha un compito importante e proprio per questo non può tacere su una tragedia che ha colpito al cuore tale paese. Il senatore ha riflettuto su come l’Azerbaigian sia riuscito a sottrarsi dalla dicotomia est ovest essendo un paese che collabora con le organizzazioni euro-atlantiche e che conversa con paesi spesso in contrasto tra loro. In uno scenario internazionale caratterizzato da una crisi molto profonda, la via d’uscita non può prescindere dal dialogo. Ai lavori è intervenuto anche il senatore Sergio Divina, membro della Delegazione italiana all’Assemblea parlamentare della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che ha richiamato l’attenzione sulle colpe della comunità internazionale.

Nonostante le risoluzioni delle Nazioni Unite, ha ricordato il senatore Divina, la situazione con il passare del tempo rischia di divenire irrecuperabile. La Comunità Internazionale utilizza un doppio standard. Nel caso del Nagorno Karabakh la comunità internazionale non agisce. Nell’intervento successivo il Prorettore Antonello Folco Biagini, ordinario di Storia dell'Europa orientale di Sapienza Università di Roma, ha parlato del lavoro dell’Università “La Sapienza” e degli storici nella ricostruzione del passato e del ruolo dell’Italia. Il presidente della Lidu, Alfredo Arpaia, ha inviato un messaggio, in cui ha sottolineato l’importanza di dare un volto e punire i responsabili del genocidio di Khojaly, denunciando l’assenza della comunità internazionale e delle Nazioni Unite all’indomani delle 4 risoluzioni che imponevano il ritiro delle forze armate armene dai territori occupati. Non si sono adoperati per mettere in pratica quanto stabilito. La Lidu ha invitato alla creazione di un tavolo di confronto per arrivare ad una soluzione del conflitto.

Ai lavori è intervenuto l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Affari Esteri, che è intervenuto con una relazione intitolata: “Verso un auspicabile Diritto all’Umanità”. Nel suo intervento ha inoltre evidenziato l’amicizia tra Azerbaigian e l’Italia e si è interrogato su dove vada il diritto internazionale. La relazione dell’Ambasciatore Terzi è stata di particolare interesse giuridico e politico. Terzi ha ribadito che: “È nelle fasi critiche delle transizioni del potere e della ricostruzione statuale che maggiormente si constata la debolezza delle Istituzioni. Perciò la Giustizia Transizionale - Transitional Justice - diviene così importante. Si tratta di una funzione che ha impegnato e continuerà a impegnare la dottrina giuridica, la diplomazia, le organizzazioni multilaterali; se ne devono cogliere la rilevanza politica, le ulteriori potenzialità e gli interrogativi irrisolti”.

L’ambasciatore Terzi nell’asserire il mancato accertamento delle responsabilità per il massacro di Khojaly si è soffermato sulla battaglia transnazionale per affermare un vero e concreto Diritto alla Conoscenza radicandolo in modo preciso e diffuso nel sistema delle Nazioni Unite e nel Diritto Internazionale, secondo la visione che propone già da alcuni anni Marco Pannella e che ha fatto oggetto di importanti conferenze e dibattiti. Successivamente, il professore Daniel Pommier Vincelli, ricercatore del Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza Università di Roma, ha presentato un quadro storico del massacro di Khojaly, ripercorrendo la storia dell’Azerbaigian e delle altre repubbliche caucasiche a partire dalla realtà sovietica e dalle indipendenze all’indomani della dissoluzione dell’Urss.

La responsabilità armena nel massacro di Khojaly è stata sottolineata grazie all’utilizzo di fonti e testimonianze, tra cui le parole del presidente dell’Armenia nel libro di Thomas De Waal in cui ha di fatto riconosciuto tali responsabilità. Invece, la professoressa Alessandra Mignolli, docente di Diritto dell’Unione europea della Sapienza Università di Roma, ha presentato una relazione intitolata: “Diritti umani e giustizia transizionale: il ruolo della Corte europea dei diritti dell’uomo nel conflitto del Nagorno-Karabakh”. La professoressa, partendo dal ricordo delle vittime del massacro di Khojaly, ha evidenziato il ruolo del giurista e del diritto internazionale per fermare il conflitto. Non si può prescindere dal diritto transizionale nella soluzione della disputa, ha ribadito la professoressa, sottolineando il ruolo della Corte europea anche nella questione del Nagorno-Karabakh attraverso le ultime sentenze della Corte stessa. Il convegno ha lasciato spazio agli interventi finali del pubblico, tra cui quello di una ragazza azerbaigiana, Maryam Mehdiyeva, membra di una famiglia fuggita dalla regione del Nagorno-Karabakh dell’Azerbaigian, che ha riportato l’attenzione alle persone, ai diritti, in primo luogo al diritto dei profughi e dei rifugiati azerbaigiani di tornare alle proprie case. A prendere la parola durante la chiusura dei lavori è stato anche l’Ambasciatore designato della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia Mammad Ahmadzada che ha ringraziato gli organizzatori e i relatori del seminario e ha sottolineato la grave questione dell’impunità dei colpevoli e di come l’Azerbaigian cerchi una soluzione rapida del conflitto. Nelle conclusioni Antonio Stango ha ringraziato i partecipanti e sottolineato l’importanza del dibattito per non dimenticare eventi così importanti.


di Domenico Letizia