Io sono Panebianco

sabato 27 febbraio 2016


Si può essere ragionevolmente certi, in questo caso si possono escludere i pur sempre possibili margini di dubbio: gli squadristi che ripetutamente starnazzano per impedire al professor Angelo Panebianco di tenere le sue lezioni all’Università di Bologna, sono dei cretini; di quella, ahinoi, immortale specie descritta da Ennio Flaiano: “cretini sempre più specializzati”; cretini illuminati da lampi di micidiale imbecillità. Irredimibili, e dunque fiato e tempo sprecato l’occuparsi di loro. Non fosse che sono loro ad occuparsi di noi, e una qualche difesa bisogna pur tentarla, opporre.

Un tempo il cretino, l’imbecille (non tutti, ma i più) almeno avevano una sorta di pudore; erano consapevoli di essere tali. Questi di oggi, al contrario, sono arroganti, prepotenti, fanno e sono branco; si fanno forza l’un l’altro, armati di un fanatismo contro il quale non si può opporre alcun elemento di ragione. Un fanatismo, il loro, che li rende pericolosi, non solo stolti. Si può immaginare la miscela che scaturisce da una torma di cretini, arroganti, fanatici. Li abbiamo già visti in azione in tempi recenti, sono un passato che torna, che riesce a passare mai. Così, il fanatico cretino (ma è una simbiosi: non è dato un fanatico che non sia cretino) brucia i libri, e se ne compiace; il fanatico cretino (e poco importa il colore della sua casacca; il fanatico cretino non ha partito, è un partito) impedisce a Firenze a Gaetano Salvemini, e a Milano a Giuseppe Antonio Borgese, di tener lezione; e li chiamiamo fanatici cretini fascisti. Ma nel dopoguerra, caduto il fascismo, il fanatico cretino impedisce a uno dei tredici che non ha giurato fedeltà al regime, Ernesto Buonaiuti, di poter insegnare… ed è, dunque, uno squadrista antifascista; e negli anni Settanta, quelli che vogliono impedire le lezioni ai vari Giovanni Sartori e Lucio Colletti, per dirne di due.

Li abbiamo visti in azione in tutte le epoche; e se un modestissimo parere ci venisse richiesto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, gli suggeriremmo di sostituire la scritta “La legge è uguale per tutti”, con una massima di Michel de Montaigne tratta dai suoi “Saggi”, monito e insegnamento per tutti e ciascuno: “Dopotutto è un mettere le proprie congetture a ben alto prezzo, il volere, per esse, far arrostire vivo un uomo”. Non c’è frase migliore, contravveleno più efficace, al fanatismo di ogni epoca, colore, divisa.

Per tornare a Panebianco: al professore è stata messa una scorta; già questo dovrebbe procurare un senso di sgomento, di ripulsa, di rivolta, irritazione: per un’opinione espressa su un giornale (e non interessa quale sia l’opinione), un professore d’università si trova impedito a fare lezione ed è necessario proteggerlo? Ci si rende conto che tipo di bestialità sia la cosa? E non è inquietante, l’indifferenza, il silenzio sostanziale? I ministri di questo Governo sanno benissimo sbagliare senza il mio aiuto. Non ho però dubbi sul riflesso che avrei io, mi trovassi al loro posto: sarei subito corso a Bologna e avrei chiesto al professor Panebianco di passeggiare con me (e senza scorta) lungo la via Zamboni e dintorni. Avrei prenotato un posto in prima fila, alla sua prima lezione. Avrei rivendicato in ogni modo possibile che “Io sono Panebianco”.

Si potrà obiettare, con qualche legittima fondatezza, che non si deve dare troppa importanza a questi cretini, che la “visibilità” mediatica è quello che chiedono, vogliono e perseguono; che insomma si rischia di fare il loro gioco. Ma si può (e si deve) al contrario tacere, fingere che quello che non sia accaduto quello che invece accade, subire inerti la prepotenza, non reagire alle continue offensive delle arroganti imbecillità? Credo di no. È inaccettabile questo pavido conformismo, è necessario cercare di opporre una diga a questa marea di imbecillità fanatica che rischia di sommergerci e travolgerci.


di Valter Vecellio