sabato 20 febbraio 2016
“Sei a normativa europea?”, parte in tromba un prontuario in lingua tedesca che istilla nel lettore tremendi dubbi: “Vivo in una casa non a normativa europea, la mia auto non è a normativa europea, la mia bici non è a normativa europea, svolgo un lavoro precario che elude le normative europee, non dialogo con la mia banca tramite smartphone perché non ho i soldi per cambiare telefonino… sono un povero fuorilegge?”.
Ma i dubbi che attanagliano i meno danarosi della zona Euro non turbano certo i sonni dei britannici. Sembra che l’Unione europea abbia poche carte da giocarsi per evitare la fuga del Regno Unito, a patto che tra Strasburgo e Bruxelles non decidano di cancellare una gran mole di normative europee: le stesse che, in tutti questi anni, avrebbero cagionato la moria del 50 per cento delle imprese italiane. È di qualche giorno fa la notizia che, più della metà delle imprese del Nord-Est, si sarebbero estinte perché non più in grado di reggere sul mercato, causa i costi lievitati per le normative europee. Del resto l’Ue è stata fatta sulla carta in forza di regole e moneta. Ma chi ha fabbricato quelle regole era (ed è) all’asciutto sulle diverse peculiarità economiche del Vecchio Continente.
Per farla breve, l’Europa farebbe poco al caso per il popolo britannico. Troppa burocrazia, documenti incomprensibili, soprattutto una congerie di norme che, se applicate in Gran Bretagna, metterebbero l’artigianato dell’isola nelle stesse condizioni in cui versa oggi quello italiano.
“La mia filosofia è diametralmente opposta a quella di David Cameron. Io sono un federalista cresciuto sognando gli Stati Uniti d’Europa”, ripete intanto Matteo Renzi agli altri leader europei, dimenticando quanto l’accettazione supina delle normative europee abbia fatto lievitare la disoccupazione. E non dimentichiamo come le normative europee stiano influenzando negativamente la crescita italiana: nel Belpaese non si produce più nulla, e per il timore d’infrangere le normative. Queste ultime ree della nuova ventata di tasse, come quella su ascensore e aria condizionata: la prima sarà per ogni famiglia d’un importo pari alla vecchia Tasi, mentre la seconda obbligherà i comuni ad indagini sugli eventuali utilizzatori d’aria condizionata domestica. La Gran Bretagna non s’è uniformata che ad uno scarso 10 per cento di tutte le normative europee, mentre l’Italia le sta codificando tutte. Piccolo particolare, il Regno Unito non ha nemmeno una multa Ue sul groppone, invece l’Italia ha totalizzato sanzioni europee per inottemperanza alle varie normative pari ad un quinto del proprio debito pubblico: dall’edilizia alle quote latte, dai rifiuti urbani al mancato adeguamento dei vettori (trasporto pubblico), dalle carceri ai diritti delle più svariate minoranze, dai campi rom inadeguati alle multe per le modalità d’accoglienza dei migranti… Una cifra iperbolica che, al pari del debito pubblico, starebbe sventrando lo stato italiano. Così l’Italia europeista sceglie di affogare, mentre il Regno Unito si difende perché ha ancora una moneta nazionale.
Di fatto l’Italia ha le mani legate, ed il popolo è costretto a rispettare tutte le normative ed a pagare tasse e multe Ue. E chi lavora e risparmia potrebbe non essere nemmeno più padrone dei propri sacrifici. Infatti la gestione e l’uso discrezionale dei risparmi depositati nelle banche italiane sta per passare totalmente in mani straniere (pardon europee): tutto addebitabile alla direttiva europea Brrd, che designa le nuove norme del sistema bancario europeo: stabilendo nuove norme in materia di salvataggi bancari, e con la scusa di tutelare i risparmiatori, finisce per lasciare che i tedeschi decidano che uso fare dei risparmi italiani (ovviamente è una sintesi forzata, potrebbero anche decidere olandesi, belgi, lussemburghesi... mai italiani). Di fatto per Renzi s’avvicina Waterloo, e perché il sommarsi di debito pubblico e mancati pagamenti delle svariate multe Ue stanno facendo tornare in auge lo spettro delle mani della Troika sul sistema italiano. Proprio come nell’estate 2014, quando l’allora direttore del Corriere della Sera (Ferruccio De Bortoli) lasciava la direzione anticipando la discesa della Troika nel Belpaese. Oggi potrebbe serbare lo stesso compito del 2011, ovvero eseguire un prelievo forzoso e patrimoniale da 100 miliardi di euro: per dirla alla Mario Monti “per arrivare a delle ulteriori cessioni di sovranità sono necessarie delle crisi”. Cessione di sovranità significa incremento della povertà: ogni anno già versiamo 50 miliardi alla Bce per essere soci del Club dell’Euro”, altrettanti all’Ue per contribuire alle politiche europee.
La Gran Bretagna fissa i paletti, la Germania si rinforza, l’Italia in camicia viola dice che spezzeremo le reni ai burocrati di Bruxelles. Il solito capitan Fracassa questo Renzi: la storia ci ha regalato camicie in varie sfumature di grigio, nere care ad anarchici e fascisti, rosse da garibaldino e poi da comunista, verde da leghista… Oggi è il turno delle camicie viola, il loro simbolo è il giglio fiorentino, al posto del fez usano come copricapo un cappello goliardico duecentesco, come quello che per la vulgata indossava il Conte Ugolino. Buon appetito signor Renzi, ed alla faccia del popolo sovrano.
di Ruggiero Capone