martedì 19 gennaio 2016
Il ddl Cirinnà (S. 2081), Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, nel prendere atto dell’evoluzione diffusa dei costumi dell’occidentale, che ha prodotto la crescita delle convivenze di fatto e delle unioni civili omosessuali, disciplina e parifica sotto molti aspetti le unioni e le convivenze al matrimonio tradizionale. La Costituzione italiana riconosce il favor matrimonii ma, in base all’art. 2, tutela anche le convivenze di fatto eterosessuali e le unioni civili, in quanto formazioni sociali.
La legge sulle adozioni prevede che il coniuge di un padre o di una madre, che ha già un figlio, anche se adottivo, può a sua volta, adottare il figlio del proprio coniuge. Con una tecnica legislativa non delle migliori il ddl Cirinnà estende questa facoltà riconosciuta al coniuge anche «alla parte dell'unione civile tra persone dello stesso sesso». Dunque, il ddl estende anche ai partners omosessuali la facoltà di adottare i figli dell’altra parte. Sul punto gli schieramenti politici, secondo il rito tradizionale, hanno marcato i propri confini. Alcuni parlamentari della stessa maggioranza ne chiedono l’accantonamento.
La delicatezza della questione merita qualche approfondimento, senza clamori però, o facili esiti ideologicamente ispirati, perché, quando si tratta di diritti, le crociate ideologiche, siano esse religiose o laiche, non giovano, mentre ciò che conta è soltanto l’equilibrata tutela dei diritti di tutte le parti in causa. Allora mi limito a fare alcune domande e a suscitare qualche perplessità che, chi ha maggiori certezze, è chiamato a dissolvere, perché, se l’ordinamento liberale è lo Stato dei diritti, al diritto dei genitori si affianca il diritto dei figli, cui va data comunque una risposta.
I figli di persone omosessuali sono, per logica deduzione, o bimbi adottivi provenienti da Paesi che riconoscono l’adozione monogenitoriale, oppure, più frequentemente, l’esito del concepimento di una fecondazione eterologa, surrogata o non. Per avere un bambino in forma monogenitoriale basta infatti andare in Spagna, Ucraina, Tailandia, o in uno Stato degli Usa che lo consente, o in America Latina. Con l’esibizione di un certificato di genitorialità, rilasciato all’estero, gli ufficiali di stato civile (non servono i Tribunali) devono prendere atto dell’esistenza di questo rapporto di filiazione anche in Italia. La conseguenza è che, per effetto dell’adozione, nell’ambito delle unioni civili previste dal ddl, questo bimbo si troverà ad avere un solo genitore genetico (o biologico), affiancato da due diverse figure genitoriali, il donatore (non sempre individuabile) e il genitore affettivo (adottante).
C’è da domandarsi. Ma, questo bimbo, frutto del desiderio genitoriale di una unica persona, non può vantare il diritto ad essere concepito ed educato secondo le regole naturali, valide da che mondo e mondo? Ancora, il gesto d’amore della coppia omosessuale non è bene che sia responsabilizzato anche con la volontà dell’adottando? Il codice civile riconosce questa facoltà solo per gli adottandi di almeno 12 anni. E poi. Non esistono studi che attestino l’indifferenza educativa e formativa nei confronti dei figli cresciuti nell’ambito delle unioni omosessuali. Siamo sicuri che esiste il «diritto» di avere figli?
Risposte univoche a questi quesiti non esistono, né sul piano scientifico né sul piano etico. C’è però un dovere. Non si possono sottovalutare le conseguenze sociali che certe scelte possono determinare. Del resto, la preoccupazione che le scelte legislative siano assunte in sintonia con il sentimento prevalente della popolazione è preminente. Allora. Serve cautela e precauzione. Il Comitato Nazionale per la Bioetica, in analoghi contesti, ha affermato che il principio di precauzione è uno strumento biogiuridico di regolamentazione indispensabile, per creare le condizioni di accettabilità sociale del rischio. La precauzione è anche principio di valenza comunitaria su tutte le questioni ambientali. Perché qualcuno fa finta di ignorarlo in questo caso? Ah … Dimenticavo. Ci sono le esigenze della politica.
di Guido Guidi