martedì 19 gennaio 2016
Faccio fatica a pensare che il progetto europeo sia stato impostato e voluto, partito, con il programma della propria autodistruzione, un programma che avrebbe fatto parte del progetto fin dall’inizio, ma che i politici ed i burocrati di Bruxelles avrebbero ritenuto di potere mettere in atto “con le buone”, cioè inculcando per anni a noi tutti il dovere e la bellezza dell’accoglienza, senza mai alludere alle evidenti differenze culturali e religiose, oltre che psicologiche e fisiche, di milioni di immigrati. Sono propensa piuttosto a pensare che il progetto europeo sia in realtà sfuggito di mano nell’ultima ventina di anni, vale a dire che il progetto dell’Europa unita sia stato correttamente impostato allora ma che si sia “perso” o meglio sia stato perseguito ed attuato, ne sia stata data l’erronea attuazione negli ultimi quindici/venti anni, con immissione di atti e regolamenti cui è stato falsamente dato valore di Trattati, originari e successivi. L’idea dell’Europa unita, politicamente economicamente e socialmente, per quanto questo sia possibile, considerate tutte le differenze tra le culture, le società, le economie, è stata a dir poco grandiosa, e in parte geniale. Considerare di costruire un blocco continentale politico – cui tuttavia non è stata mai data natura politica sostanziale -, non era, così come non è stato, comune allora, e solo probabilmente l’uscita vicina dalla guerra ha spinto a creare quel blocco formale ed a piccoli passi sostanziale, inserendolo all’interno dell’ordine mondiale. Si è cercato ed immaginato così di mettere il punto di stop alle guerre tra noi europei dando l’avvio a considerare la pace come normale ed un tutt’uno con l’Europa unita, ma, anche e soprattutto, si è costruito una traiettoria “europea” ed un suo percorso non conoscendo come l’umanità ad occidente del globo terraqueo sarebbe evoluta, progredita, avrebbe vissuto. Si è tracciata cioè la riga, la via da percorrere, ma, facendo ciò, non si è detto che per l’eternità le cose sarebbero dovute andare come detto. Non a caso i Trattati europei hanno stabilito coordinate di massima che, solo negli ultimi tempi, specificamente nell’ultima ventina di anni, sono andate infittendosi e, specificissime e rigorosissime, e soprattutto prive di qualsivoglia valore generale, si sono al contrario appropriate dell’Europa unita che nel frattempo è visibilmente divenuta tedesca. I tedeschi difatti, sono sempre stati i maestri della organizzazione più spietata e della rigidità fino alla follia, salvo, dopo anni, ecatombi e disastri, comprendere di avere fatto tabula rasa e di avere distrutto ogni cosa. Dunque, a conti fatti, nonostante oggi l’Europa unita sia un colabrodo da cui tutti scappano rinnegando e sopprimendo Schengen, come da ultimo anche l’Austria, e ciò nel tentativo disperato di chiudere le proprie frontiere interne dall’ondata migratoria in gran parte terroristica islamica, l’Europa ed il suo progetto dovranno valere. E’ che devono, entrambi, essere prontamente rivisti. Il problema più grave oggi è che nessuno di coloro che si sono piazzati a spese di tutti in Europa è in grado o vuole rivedere alcunché, tantomeno la costruzione oramai “distrutta” europea. Per cominciare dalla Mogherini palestinese di Renzi, in Europa unicamente perché moglie dell’amico di Veltroni. L’Europa dei burocrati/soi-disant “politici” non rappresenta più che i burocrati che vi si sono accomodati e che, in quanto tali, non hanno progetto né “mente”, sono solo travet di lusso inutilmente prestigiosamente stipendiati da noi, una vera e propria immensa massa di burocrati europei, che si occupano prevalentemente di cose che non hanno più niente a che fare con ciò di cui avrebbe dovuto essere l’Europa unita, l’Unione europea. Dubito che la Merkel non si sia accorta e non sia l’artefice, per parte preponderante tedesca, del disastro che le è piombando sulla sua stessa testa, e dubito anche che non l’abbia costruito e non solo approvato, per approfittarne economicamente per il suo stesso popolo, quello tedesco, che ha il noto e storico vizio di volere dominare gli altri, pensando che solo da ciò se ne possa trarre vantaggio, e di qualunque altro si tratti. Impadronirsi delle donne del nemico, è vero, è sempre stato il simbolo della vittoria, si pensi anche solo al ratto delle Sabine da parte dei Romani, è sì il simbolo e l’essenza della natura umana, della nostra stessa specie che, tramite l’identità uomo/donna, riconosce le discendenze biologiche, razziali, tribali, familiari, per il mantenimento e la prosecuzione della nostra stessa specie umana però poi, nel tempo, abbiamo sviluppato e aggiunto all’istinto, la forza che è nella nostra logica, la razionalità, la memoria dettata dall’esperienza, la forza dell’identità, della cultura e dei nostri sentimenti.
E l’Occidente europeo, la nostra parte del globo che è il nostro Occidente europeo, ha sviluppato, è stato ed è portatore più o meno “sano” di principi e valori razionali quali sono ad esempio il riconoscimento ed il rispetto dei diritti umani, la democrazia, la libertà (tra cui c’ è la libertà della donna), ed anche il benessere individuale e collettivo, la qualità della vita, il libero mercato che garantisce l’economia del benessere, la nostra comune ricchezza, ed è su tali valori che si deve fissare ed ancorare, deve fare perno e forza, facendosi oggi forza a contrasto della barbarie che fugge dalla sua barbarie medesima. Dunque, se è vero, come lo è, che il progetto iniziale europeo ha inteso garantire pace, ricchezza e benessere all’intera cittadinanza europea, cioè a noi tutti cittadini europei, ciò di cui c’è bisogno oggi è la sua ricostruzione, il suo riequilibrio tra i diversi Stati europei e la fissazione di regole elementari chiare di riconoscimento comune per una convivenza basata sul rispetto dei diritti umani e dei principi stabiliti del diritto internazionale, compreso da ciascuno di noi in modo uniforme, che significa che tutti lo intendiamo e capiamo, intenderemmo e capiremmo, tutti nella stessa maniera. Per raggiungere l’obiettivo è necessario contrattare oggi, come comuni mercanti, commercianti o imprenditori, conti cioè alla mano, l’Unità futura politica dell’Europa. E ciò lo si può fare ad esempio, facendo asse con Cameron che vuole la medesima ricontrattazione, lui solo per sé, e ristabilendo rapporti commerciali con Putin e la Russia, tessendo cioè una tela diplomatica, istituzionale ed economica per la ricostruzione che ci favorisca.
L’occasione di potere oggi rendere la zona euro un soggetto politico, perfettamente integrato che privilegi crescita e investimenti è da cogliere al volo, cambiando, neppure troppo, i Trattati vigenti e riconducendo al loro valore gli altri atti e provvedimenti, regolamenti quale è ad esempio il fiscal compact, che Trattati non sono. Ciò che va fatto oggi è cioè richiamarsi ai Trattati abbandonando la follia di avere dato seguito e spazio, come fossero stati Trattati a valenza generale, a regolamenti, provvedimenti ed atti che Trattati non sono, né mai lo saranno, e tornare velocemente alla applicazione alla sola voce dei Trattati europei. L’Europa unita non è ciò che si vede oggi, e cioè un farsi le pulci – per lo più economiche – vicendevolmente tra Stati in cui il più forte, o meglio spesso il più prepotente e prevaricatore, detta più o meno legge proteggendo se stesso ed i propri interessi. Non è fare i furbi fregando gli altri come fa Renzi in Italia, e per l’Italia in Europa. Renzi, mai eletto in Italia, si è infatti ben bene schierato con Merkel contro la Grecia, ha annuito, da illegittimo al governo in Italia, alle sanzioni russe danneggiando economicamente il nostro Paese, e ha chiesto e prevaricato per potere usare per sè il decimale in più di deficit, accollandolo sempre all’Italia, per dissiparlo in manovre beote pseudo elettorali per sè, fatte sempre contro l’Italia, come i 500 euro di bonus regalati ai diciottenni, dopo gli 80 precedenti e così via dicendo. L’Europa unita, fatta da Stati aventi governi democratici legittimi, deve garantire le condizioni comuni, fondamentali, con cui dare vita alla crescita economica comune, ciascuno Stato nella propria diversità e insieme nel pluralismo. Unità cioè nella profonda diversità. Benessere di tutti perseguito ciascuno al meglio, con le proprie forze. Identità europea, cultura europea, democrazia europea, libertà europee. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’ennesima guerra con cui ci siamo massacrati in Europa, si è intelligentemente deciso, non, la distruzione degli Stati nazionali ed il mescolamento dei popoli, per costruire un’apparente Europa unita, non l’assimilazione e l'uguaglianza di tutti i popoli, di tutte le strutture sociali, di tutte le religioni, per giungere ad un ipotetico governo mondiale, ma si è intesa costruire una struttura coesa che sarà politica, più di tipo federale come è per gli Stati Uniti d’America, in grado di escludere le guerre per dare la pace, di mantenere la diversità e la pluralità degli Stati suoi componenti per dare l’unità sostanziale dell’Europa unita, il tutto fondato e poggiato, per quanto possibile, su basi, identificatori e denominatori comuni, condivisi, aventi un’identità politica comune.
di Francesca Romana Fantetti