sabato 16 gennaio 2016
Che Renzi abbia deciso di puntare i cosiddetti “resti” sul referendum di ottobre la dice lunga sia sul carattere dell’uomo, sia sui suoi timori per l’esito delle prossime elezioni amministrative. Il Premier, infatti, si conferma votato al gioco d’azzardo politico, perché con l’inquietudine e le variabili di pericolo che traversano l’Italia, in questo periodo, c’è poco da scherzare. Va da sé che oltre al passaggio elettorale, in primavera, in ballo ci sia l’esame dei nostri conti da parte della Ue e l’eventuale conferma della tanto sbandierata ripresa economica. Come se non bastasse, assieme a queste grandi variabili ne esiste una, se possibile ancora peggiore, ossia il pericolo immigrati e immigrazione che sta letteralmente esasperando gli animi dei cittadini.
Dulcis in fundo la turbolenza di mercati e finanza, sui quali è inutile dire, ci si può addirittura giocare il futuro non solo nostro, ma di tutta l’Europa e dell’Euro. Tanto basterebbe, a chiunque avesse un po’ di umiltà e buon senso, per andarci molto ma molto piano con le sfide da “Casinò Royal”, ma Renzi se ne infischia e tira dritto. Oltretutto, a titolo di memoria, persino Bettino Craxi, che era appena appena più statista di Renzi, sul referendum “tutti al mare” sbagliò grossolanamente, compromettendo di fatto il suo futuro politico. Per questo pensiamo che Renzi si sia infilato in un cul-de-sac potenzialmente molto pericoloso scommettendo tutto sulla vittoria referendaria. Infatti, mentre il Premier spinge da una parte sostenuto dai suoi uomini e da tutti i più grandi mezzi di informazione, l’Italia, a partire dal Sud, va esattamente dall’altra.
Per gli italiani non basta l’ossessione dell’Istat, dei giornali, degli annunci del Governo sulla felicità ritrovata a suon di benessere, per convincersi che tutto va bene madama la marchesa. Gli italiani non hanno bisogno di questo per misurare lo stato delle cose e la qualità della vita, per la gente, infatti, è sufficiente contare le cartelle di Equitalia che ricevono, il pericolo immigranti che vivono, il livello dei servizi che utilizzano, la quantità di sacrifici e di ansie che quotidianamente li pervadono. Insomma, il popolo è arrivato ad un punto di rabbia e di indignazione tale da non farsi più suggestionare dai costanti tentativi di lavaggio del cervello, sui quali punta Renzi attraverso il sostegno dell’informazione di corte. Come se ciò non bastasse, il continuo esplodere di scandali, ruberie, dilapidazioni del denaro pubblico sta portando tutti verso una possibile rivolta fiscale. In questo quadro puntare tutto su un referendum che si terrà, se si terrà visto che nulla si può escludere, fra dieci mesi, appare più un disperato tentativo che una mossa da statista.
Il Premier conta sull’attuale assenza di alternative, sull’attaccamento alle comode poltrone parlamentari e, nonostante tutto, sulla inspiegabile inerzia dell’elettorato. Resta il fatto che gli italiani proprio per questo devono tornare a partecipare in massa al voto, devono trasferire il loro giudizio sulla scheda elettorale, devono uscire dall’inutile rifugio dell’astensionismo. Solamente così, a partire dalle elezioni di primavera, si potrà capire cosa vogliono e cosa preferiscono fino in fondo, dando voce al loro malcontento, all’indignazione, alla voglia di cambiare per davvero il futuro di un Paese che è diventato l’ombra di se stesso.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca