Il partito degli onesti: la grande illusione

giovedì 14 gennaio 2016


La surreale vicenda di Quarto, che sta mettendo a dura prova la credibilità del Movimento Cinque Stelle, dimostra ancora una volta che il cosiddetto partito degli onesti sia una pia illusione, soprattutto nell’ambito di Campania, Calabria e Sicilia. Regioni nelle quali ciò che definiamo mafia rappresenta un endemico fattore sistemico. Basti pensare che negli ultimi 25 anni in Italia sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa 258 comuni. Ebbene, di questi ben 242, ovvero il 94 per cento, appartengono alle suddette 3 regioni. Questi numeri impietosi ci pongono di fronte ad un problema che, evidentemente, va ben al di là dalla sfera politica, dominata in questi tempi bui da una sorta di qualunquismo demagogico. Questo colossale fenomeno negativo chiama in causa la cultura e l’antropologia di un territorio nel quale, nonostante i fiumi di denaro pubblico che continua a ricevere dallo Stato centrale (ma forse anche per questo), lo standard civile sembra molto distante da quello europeo.

È evidente, pertanto, che amministrare la cosa pubblica in zone a volte così lontane dalla normalità di tanti altri borghi più fortunati della Penisola sia di per sé un esercizio molto difficile e rischioso, proprio come dimostra la vicenda Quarto. Laddove il malaffare è diffuso a livello capillare e le regole più elementari subiscono continui adattamenti al malcostume dominante, l’idea di mettere a posto le cose, trasformando queste lande desolate in tanti cantoni svizzeri, con la ricetta grillina dell’onestà fa abbastanza ridere.

Quando si viene in contatto con interessi consolidati attraverso il ricatto e l’intimidazione non c’è partito degli onesti che tenga. Soprattutto laddove l’assistenzialismo di Stato sembra essersi perfettamente fuso con la criminalità mafiosa, ci vogliono ben altre ricette per tentare di riportare nel mondo civile una così grande parte del Paese.


di Claudio Romiti