martedì 29 dicembre 2015
A seguito del tacito patto tra i socialisti di Hollande e la destra repubblicana di Sarkozy, per escludere il Front National dal governo delle regioni francesi, si è continuato a discutere sulla persistenza della contrapposizione destra e sinistra. Le recenti elezioni politiche spagnole, con la congiunta sconfitta del Psoe e del Partido Popular ripropongono, per alcuni aspetti, lo stesso tema e stimolano ulteriori riflessioni, a partire dalla constatazione del successo elettorale dei due nuovi partiti di Podemos (sinistra) e Ciudadanos (destra).
Psoe e Partido Popular, espressione della tradizione ideologica del novecento, sono stati percepiti come apparati vecchi, appesantiti dalle pratiche di governo di quarant’anni di alternanza e dalla immoralità di alcuni loro esponenti. La conquista di tanto consenso da parte delle due nuove formazioni, in meno di cinque anni, non si deve tanto alla messa in campo di idee e progetti rivoluzionari, capaci di evocare esiti radicali. Se si sfogliano i rispettivi programmi, si vede che entrambi ripropongono, grosso modo, le linee tipiche delle politiche di destra e di sinistra, dentro un quadro di manutenzione ordinaria delle istituzioni e dello Stato, pur se in un quadro di dichiarata “modernità”.
Le proposte sono state percepite però come rivoluzionarie, perché i due partiti hanno adottato una comune, feroce, critica antipartitocratica. E poi, hanno mostrato le facce nuove e il volto di un personale politico giovane. Sono questi due elementi che hanno reso Podemos e Ciudadanos nuovi e rivoluzionari. La forza del messaggio antipartitocratico sta anche nel fatto che, proponendo una rivoluzione di uomini e di sigle rigorosamente nell’alveo della democrazia, il messaggio è stato percepito come praticabile.
C’è il salario minimo, la nazionalizzazione di alcuni servizi, la tutela dell’ambiente per Podemos. Nel partito Ciudadanos c’è la rivendicazione del primato dello Stato sulle comunità autonome, ma l’approccio è totalmente pragmatico e deideologizzato. Non c’è posto cioè nè per Che Guevara nè per lo Stato-Nazione e, per esempio, da destra, Ciudadanos può spingersi fino ad accettare, con estrema disinvoltura, anche la maternità surrogata. Il raffronto con il movimento Cinquestelle è stato fatto da tutti. Da noi Grillo e Casaleggio sono stati ancora più bravi, perché sono riusciti a farsi interpreti, attraverso la critica antipartitocratica, sia degli “indignati” del popolo di sinistra che di quelli di destra.
Se abbandoniamo per un momento il tradizionale senso, di tipo geometrico, del “centro” politico, si può dire che Grillo e Casaleggio hanno intercettato tutto lo spazio della “centralità antipartitocratica”, guadagnando integralmente il ruolo delle opposizioni di destra e di sinistra. Questa egemonia dello spazio di opposizione non pare temporanea. Anche perché la riforma della Costituzione in corso di approvazione non è in grado di arginare il senso di frustrazione diffuso tra gli elettori italiani.
La prospettiva grillino-antipartitocratica può anche essere vincente nel breve periodo, sul piano elettorale. Sul piano politico però qualche dubbio lo pone. Del resto, le prospettive “anti” le abbiamo già sperimentate nel secolo scorso. Anche Ugo Chavez in Venezuela nel 1990 ha conquistato democraticamente il potere sull’onda della battaglia alle partitocrazie. Ma, il seguito della storia di quel Paese dimostra che l’antipartitismo da solo non basta perché, se non ti sorreggono le consolidate prassi liberali e sociali più nobili, sei destinato a morire.
La destra italiana è chiamata a vestire l’abito del coraggio. Non può limitarsi ad un’operazione di assemblaggio dei diversi pezzi, frantumati e dispersi di Forza Italia, per coalizzarli con Salvini, perché serve quello che Berlusconi ha ventilato: l’azzeramento della classe dirigente di quel partito e la riqualificazione dei gruppi parlamentari. Diversamente, il rischio dell’ignoto, potrebbe spingere gli italiani ad assumere scelte concludenti, come quella di aprire la prospettiva necessitata verso un patto costituzionale tra la destra e la sinistra.
di Guido Guidi