La legge di stabilità: il vecchio che avanza

martedì 22 dicembre 2015


Dunque alla fine, dopo una valanga di emendamenti, la Camera dei deputati ha approvato l’ennesima Legge di Stabilità dei miracoli in salsa fiorentina.

Quella che una volta si chiamava manovra finanziaria lievita ulteriormente, passando dai 29,6 miliardi di euro iniziali - in attesa di ciò che accadrà in Senato – ai definitivi 35,4. Dal mio punto di vista di perfido liberista, si tratta di un vergognoso fritto misto di mance elettorali e di regalie a pioggia che hanno il sapore stantio della cosiddetta Prima Repubblica. In particolare si arricchisce la variopinta platea a cui destinare il sempre più famigerato bonus di 80 euro. Questa volta a beneficiarne saranno le Forze dell’ordine, sull’onda della minaccia terroristica di matrice islamista.

E così, sapendo che ora pure i nostri poliziotti godranno dei poteri del genio della lampada al potere, possiamo tutti passare un Natale più tranquillo. L’ombrello di sicurezza del bonus universale vigila su di noi. Ma non basta, persino gli indigenti possono festeggiare, dato che il Governo ha stanziato a loro favore 7 milioni in aiuti alimentari, panettone e spumante del discount compresi. Inoltre, come già ampiamente annunciato dai megafoni del bulletto di Bruxelles, vengono confermati i 500 euro per i neo-diciottenni e viene aggiunto un ulteriore bonus fiscale di mille euro agli studenti dei conservatori per l’acquisto di strumenti musicali.

Ma non è finita. Il voucher baby sitter resta prorogato anche per il 2016 estendendolo pure alle lavoratrici autonome; mentre i neopapà non avranno più un solo giorno di congedo obbligatorio, bensì due. Grossa novità anche per le famiglie numerose con almeno tre figli minorenni. Quest’ultime, in base alla certificazione Isee, potranno richiedere la “carta della famiglia”, mancetta renziana di ultima generazione con la quale ottenere sconti su servizi pubblici e privati aderenti alla fenomenale iniziativa. Per il resto viene confermata l’abolizione dell’Imu e Tasi sulla prima casa e la sterilizzazione della bomba ad orologeria dei circa 17 miliardi relativi alle cosiddette clausole di salvaguardia.

Il tutto, come già annunciato in tutte le salse dal grande statista toscano, rigorosamente in deficit, contrastando nei fatti la tanto bistrattata austerità europea. Tanto è vero che dalla manovra è praticamente scomparsa la voce “Tagli strutturali alla spesa pubblica corrente”. Quella che per intenderci sa maledettamente di impopolarità, soprattutto ora che il matador Renzi si trova a dover fronteggiare, a pochi mesi da una importante scadenza elettorale, un calo di consensi che i sondaggi indicano come rovinoso.

Ed è per questo che da qui in avanti non possiamo che attenderci una martellante quanto infinita campagna elettorale fatta di bonus e chiacchiere, tentando di far credere ad un popolo sempre più confuso che sia questo il modo più veloce per uscire dalla stagnazione secolare evocata da Pier Carlo Padoan. Poveri noi.


di Claudio Romiti