Niente... e così sia!

sabato 19 dicembre 2015


Abbiamo purtroppo la netta sensazione che alla fine non cambierà niente e per l’ennesima volta tutto passerà sulla testa degli italiani, gabbati e mazzolati.

Del resto, i numeri consentono a Matteo Renzi di spadroneggiare a piacimento anche nei passaggi più delicati come quelli di questi ultimi giorni. Oltretutto il Premier, quando teme agguati, meline o difficoltà eccessive, compone maggioranze alla bisogna e tira dritto. Lo ha fatto dall’inizio con il Nuovo Centrodestra, poi con Forza Italia, con Denis Verdini e ora sulla Consulta anche con i grillini. Praticamente fa di tutto pur di spuntarla e farla franca. Come se non bastasse, manda messaggi a destra e a manca di disponibilità al dialogo purché si obbedisca e non si alzi troppo la voce. Insomma, il Presidente del Consiglio non gradisce il pathos di Renato Brunetta e vuole stabilire il “volume” dei confronti.

Se non fossimo in una pessima realtà diremmo di essere alle comiche da cinema muto, ma questa è purtroppo la conseguenza degli sbagli madornali di chi lo ha insediato e di chi, soprattutto, incautamente lo ha appoggiato, Silvio Berlusconi compreso. Troppo tardi, infatti, il Cavaliere ha capito Renzi, troppo confusa la reazione di Forza Italia ai tanti tradimenti, troppo sparpagliata l’opposizione del centrodestra per bloccare un personaggio come il Premier toscano. Per questo abbiamo la sensazione che tutto finirà con poco o niente e anche sui vergognosi fatti della Banca Etruria e delle altre. Ci resta solo la speranza che ancora una volta sia la magistratura a dover supplire, con l’auspicio che lo faccia fino in fondo.

Staremo a vedere, ma certo che la mancanza di interventi su Bankitalia e Consob, che anzi hanno avuto plauso e complimenti dal Governo, la dice lunga sullo stato delle cose; ci si dovrebbe spiegare infatti cosa mai dovrebbe accadere per intervenire su questi organismi deputati al controllo e alla vigilanza del credito e della finanza. E poi sembra impossibile non chiedersi come mai tutto debba sempre e solo passare per Raffaele Cantone, come fosse l’ultima spiaggia della Repubblica.

Ci avviciniamo alla fine dell’anno e rispetto al precedente niente è cambiato, se non una briciola di Pil in più. In compenso il debito è cresciuto, il deficit pure, il sistema bancario annuncia duecento miliardi di sofferenze, l’Inps ne dichiara oltre cento, girano decine di miliardi di derivati esplosivi nei conti delle casse di Stato ed i contenziosi e le liti fiscali sono irrefrenabili.

Se tutto ciò è l’Italia che decolla, riparte e mette la freccia per superare la Germania, fate voi. A noi invece sembra di essere sull’orlo del baratro, con un potenziale rapporto debito/Pil ben oltre il già drammatico centotrentacinque per cento, con i partner europei che crescono di più e con la congiuntura favorevole che tra un anno comincerà a scemare e per chi non ne avrà approfittato saranno guai. La disoccupazione resta drammatica soprattutto al sud, le tasse non si riesce a pagarle più nemmeno a rate, i consumi e l’inflazione sono inchiodati nel fondo del pozzo e la gente è ossessionata da Equitalia, bollette, conti di casa, insicurezza.

Però con Renzi abbiamo riformato il Senato, la legge elettorale, abbiamo ottenuto qualche bonus clientelare aggiuntivo e soprattutto l’Expo 2015 è stata un trionfo economico talmente grande da farci puntare per questo alle Olimpiadi, ovviamente ammesso che, continuando così, ci si arrivi al 2024, perché nel frattempo quello che l’ipocrisia e l’onnipotenza di questa politica non saranno state capaci di fare lo faranno i mercati e, credeteci, senza scrupoli.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca