La crescita solo con sistemi democratici

sabato 19 dicembre 2015


Gli inglesi vogliono l’uscita dall’Unione europea, David Cameron sostiene di volerla evitare. L’Europa vuole che la Gran Bretagna abbandoni l’idea di limitare i benefit per i migranti, per Cameron non devono al contrario essere concessi se non dopo quattro anni di permanenza nel Paese. Entro il 2017 la Gran Bretagna indirà il referendum su Brexit e le crisi umanitaria ed europea incideranno sul voto referendario, insieme alla guerra di Cameron in Libia nel 2011 e agli attuali bombardamenti in Siria.

Gli Stati Uniti di Obama hanno scaricato la Turchia di Recep Erdogan e ritirato i caccia dalla Turchia. Dopo l’abbattimento del jet russo, gli Stati Uniti stanno ritirando i dodici caccia dalla base di Incirlik, inviati a novembre 2015 a protezione dello spazio aereo turco dalle incursioni russe. Solo il 5 novembre scorso il Pentagono diceva di “volere essere in grado di proteggere lo spazio aereo turco”. Dopo l’abbattimento del Su24 russo c’è stato tuttavia il dispiegamento dei sistemi antiaerei S400 in grado di abbattere tutti i caccia, Vladimir Putin ha sostenuto che “è impossibile trovare un accordo con Ankara. È virtualmente impossibile si possa trovare un terreno comune con l’attuale leadership turca. Ora i turchi provino a entrare nello spazio aereo siriano”, ha affermato Putin segnalando che “l’abbattimento del jet russo è stato un favore agli Usa. In Turchia vedo un processo di islamizzazione strisciante, Ataturk si starà rivoltando nella tomba”. Secondo Putin l’abbattimento del Sukhoi-24 ha costituito l’atto ostile con cui Erdogan ha voluto ingraziarsi Usa ed Ue. Se “si fosse trattato di un incidente, come i turchi dicono, uno si sarebbe aspettato delle scuse: invece sono andati dalla Nato”. Putin ha poi confermato gli impegni russi contro i terroristi dello Stato islamico. Riguardo alla Siria, Putin ha sostenuto che “la posizione della Russia non è cambiata” e che “non saremo mai d’accordo con chi dall’esterno imporrà qualcosa”, che a decidere il futuro del Paese devono essere gli stessi siriani.

La scorsa settimana, Putin e il comandante della guardia rivoluzionaria iraniana Qassem Soleimani si sono incontrati e gli Stati Uniti e l’Onu si sono detti d’accordo con le valutazioni russo-iraniane. Lo stesso segretario di Stato degli Usa, John Kerry, ha fatto sapere che la Casa Bianca non è alla ricerca di un cambio di regime in Siria, convenendo sulla necessità di avviare i lavori per una nuova costituzione e la creazione di un meccanismo alla base delle prossime elezioni rispettando la volontà del popolo siriano.

Mai come oggi l’organizzazione politica e quella economica del mondo sono in contrasto tra loro. Il sistema economico internazionale è globale, mentre la struttura politica del mondo continua ad essere basata sullo Stato-nazione e su idee contrastanti di ordine mondiale e sulla riconciliazione dei concetti di interesse nazionale. La globalizzazione economica, nella sua essenza, ignora le frontiere nazionali, mentre la politica internazionale sottolinea l’importanza delle frontiere anche quando cerca di conciliare gli obiettivi nazionali in conflitto. Questa dinamica ha prodotto decenni di crescita economica sostenuta, punteggiati da crisi economiche a quanto pare di intensità crescente, come avvenuto da noi in Europa nel 2010.

Gli Stati Uniti, con il rialzo dei tassi hanno adesso poche riserve nei confronti del sistema, mentre l’Europa bloccata come è in situazioni strutturali frutto di errori di progettazione, come è il caso della Germania della Merkel per l’Europa resa tedesca, cerca rimedio in soluzioni che negano o quantomeno ostacolano il funzionamento del sistema economico globale. Paradossalmente cioè il successo della globalizzazione produce una reazione politica che il più delle volte agisce contro le sue stesse aspirazioni. Gli Stati Uniti, alzando i tassi di interesse, dopo che esattamente sette anni fa, nel dicembre 2008, erano stati portati per la prima volta a zero dopo il tracollo di Lehman Brothers, annunciano al mondo che l’emergenza è finita e che si può avere più fiducia e soprattutto comportarsi di conseguenza, dai consumi agli investimenti.

La mossa del +0,25 per cento nei tassi della Federal Reserve è difatti modesta, ma ci si attende grandi effetti e conseguenze. L’Europa tedesca dà un doppio messaggio, con la Bce che annuncia, da una parte, che “se dovremo intensificare l’utilizzo dei nostri strumenti per raggiungere l’obiettivo di stabilità dei prezzi (Quantitative easing, tassi negativi), lo faremo” oltre che “l’elevato stock di prestiti deteriorati ostacola una piena ripresa del credito”, e dall’altra che “la carenza di investimenti, funzione del tasso di fiducia, è il tassello mancante nella ripresa, così come l’esitazione di alcuni Paesi a avviare le riforme”, in cui tutto è collegato, ovvero creare le condizioni per un rapido smaltimento dei prestiti deteriorati quale parte delle misure di politica economica volte a ripristinare condizioni favorevoli all’occupazione.

I ritardi nel fare tutto ciò da parte dei governi illegittimi in quanto mai eletti dagli italiani di Renzi, Letta e Monti sono un serio freno alla crescita dell’Italia.


di Francesca Romana Fantetti