venerdì 18 dicembre 2015
Come ha ricordato domenica scorsa sul Corriere della Sera Federico Fubini, bisogna risalire al 1921 per trovare nella storia d’Italia una vicenda simile a quella accaduta ai risparmiatori titolari della obbligazioni subordinate, che sono state azzerate. Infatti in seguito alla fine della prima guerra mondiale, a causa della crisi della Ansaldo che perdette le commesse belliche, vennero azzerati i titoli dei creditori emessi dalle banche. La vicenda di questi giorni, con i risparmiatori che avevano sottoscritto e acquistato obbligazioni subordinate, il cui valore è stato azzerato dopo la procedura di risoluzione di quattro piccole banche, Cassa di risparmio di Ferrara, Banca delle Marche, Banca dell’Etruria e del Lazio, Cassa di risparmio della provincia di Chieti, merita di essere analizzata e valutata con molta attenzione. Vi è la esigenza di fare piena chiarezza su quanto è accaduto, perché ancora una volta i piccoli risparmiatori non sono stati difesi e tutelati come sarebbe dovuto avvenire. Si parla, a questo proposito, della necessità di istituire una commissione di inchiesta parlamentare per ricostruire la intera vicenda.
In ogni caso è evidente che vi sono della responsabilità da parte dei dirigenti e degli amministratori della quattro piccole banche, i quali hanno venduto titoli inadeguati ai risparmiatori, inconsapevoli del rischio a cui si esponevano mediante l’acquisto delle obbligazioni subordinate. Così come bisogna considerare il ruolo esercitato in questa vicenda dalla banca d’Italia, che è responsabile della vigilanza sulle banche che hanno emesso le obbligazioni inadeguate. La Consob si sarebbe dovuta preoccupare di fornire ai risparmiatori una prospetto informativo corretto dei prodotti offerti ai risparmiatori. In questo caso il suo ruolo è apparso inefficace e ininfluente. Tuttavia per capire le cause che hanno indotto le banche, come quelle sottoposte a procedura di risoluzione, a proporre l’acquisto della obbligazioni subordinate alle famiglie e ai risparmiatori, è fondamentale risalire al periodo in cui ebbe inizio la crisi finanziari del 2008 negli Usa. Infatti negli Usa il ministro del tesoro, all’epoca della presidenza di George Bush, Henry Paulson fece approvare il Troublede Assets Relief con cui dai bilanci delle banche vennero rimossi ed eliminati i titoli tossici.
Dopo l’inizio della crisi economica, che raggiunse il culmine in Italia nel 2011 con la speculazione dei mercati sui titoli del debito Italiano, come ha ricordato Federico Fubini nel suo articolo di domenica, si è prodotta una grave discrepanza tra i risparmi raccolti dalle banche, il cui valore complessivo era di 1400 miliardi, e i prestiti cocessi dalle stesse banche alle famiglie e alle imprese, il cui valore era di 2000 miliardi. In quel periodo le banche per finanziarsi, mentre il nostro Paese era considerato a rischio default per la crisi dei debiti sovrani, non potettero più ricorrere alle banche estere, come era avvenuto fino a quel momento. Pertanto si videro costrette a ricapitalizzarsi mediante la offerta dell’acquisto delle proprie obbligazioni subordinate ai propri risparmiatori. Bisogna considerare il ruolo preminente del sistema bancario nella vita economica italiana, visto che 200 miliardi di titoli emessi dal Tesoro erano e si trovano nel bilancio delle banche italiane. Nel 2005 le obbligazioni bancarie nel bilancio delle famiglie erano pari a 271 miliardi di euro.
Dal 2005 al 2011 le obbligazioni bancarie nel bilancio delle famiglie salirono fino alla soglia consistente dei 371 miliardi di euro, cifra che dimostra come negli anni della crisi il risparmio dei cittadini e delle famiglie ha sorretto il sistema bancario. Ovviamente la Consob avrebbe dovuto vigilare e intervenire per impedire la concentrazione del rischio sui piccoli risparmiatori e sulle famiglie, spesso inconsapevoli dei pericoli a cui si erano esposti acquistando obbligazioni subordinate. In questo momento, grazie alla azione della BCE diretta da Mario Draghi, le banche hanno cessato di emettere i bond, perché godono di abbondante liquidità. A questo punto sorge una domanda dovuta al fatto innegabile che i risparmiatori, anche se inconsapevoli del rischio a cui si sono esposti al momento dell’acquisto delle obbligazioni subordinate, in questa vicenda non sono stati tutelati come sarebbe dovuto accadere. A tutela del risparmio delle famiglie esiste un fondo interbancario, che venne creato nel 1987. Tuttavia questo fondo garantisce i depositi dei risparmiatori fino alla soglia dei centomila euro, ma non offre alcuna garanzia e tutela ai titolari delle obbligazioni e delle azioni emesse dalle banche.
Occorre considerare che con il decreto del 16 novembre 2015 è stata approvata nel nostro Paese la direttiva U. E. che disciplina le procedure di messa in liquidazione della banche in amministrazione controllata e in dissesto. In base a questa normativa Europea, non è possibile assicurare il risanamento delle banche in dissesto ricorrendo ai soldi pubblici dei contribuenti, il famoso Bail-OUT, con cui dopo la crisi economica del 2008 sono state salvate le banche tedesche e spagnole, ma bisogna seguire il sistema del Bail-IN. Questo prevede che le banche incapaci di finanziarsi sul mercato siano sottoposte ad una procedura di risoluzione, come è avvenuto in Italia con le quattro piccole banche. In seguito all’avvio della procedura di risoluzione avviene la creazione di un Ente Ponte, al quale vengono trasferite le attività e le passività delle banche in risoluzione.
In questo caso sia le azioni sia le obbligazioni della banche sottoposte a procedura di risoluzione vengono azzerate e annullate. Per effetto di questa procedura, contemplata da una direttiva europea, i risparmiatori italiani della quattro banche, sottoposte a procedura di risoluzione, hanno perduto 1,2 miliardi di Euro. I titolari della obbligazioni subordinate hanno perso 800 milioni, mentre i titolari della azioni emesse dalle quattro banche hanno visto andare in fumo 400 milioni di Euro. Questa vicenda, terribile e molto complicata, oltre a fare emergere le responsabilità delle istituzioni di controllo che non hanno funzionato a tutela dei legittimi interessi dei piccoli risparmiatori, ripropone la esigenza di garantire una tutela efficace dei risparmi dei cittadini e delle famiglie.
di Giuseppe Talarico