martedì 15 dicembre 2015
Nulla di nuovo nel Renzi della Leopolda, anzi, se possibile il Premier peggiora, del resto sarebbe assurdo anche solo pensare a un minimo di autocritica da parte di chi ha fatto del trompe l’oeil il suo stendardo.
Portamenti così, tirano dritto fino alle estreme conseguenze che, spesso e purtroppo, nella storia hanno segnato finali negativi e in qualche caso molto negativi. Verrebbe da dire, peccato... Peccato perché tanta veemenza dialogica, caratteriale, tanta testardaggine ideale e fattuale, tanto senso del primato personale e del successo, se fossero accompagnati dalla disponibilità ad ascoltare consigli e suggerimenti, potrebbero davvero ottenere tanto di più per tutti.
Sta tutta qua la differenza fra il positivo e il negativo, del resto i grandi Primi Ministri o Capi di Stato, che hanno ribaltato le sorti dei paesi, sono stati proprio quelli che, pur essendo assolutamente determinati e coraggiosi, non hanno mai gettato nel cestino consigli, suggerimenti e raccomandazioni.
Basterebbe per questo pensare, da destra o da sinistra che sia, ai vari Roosevelt, De Gaulle, Thatcher, Adenauer, Blair, De Gasperi, solo per citarne alcuni senza fare torto agli altri. Basterebbe chiedersi se uno qualsiasi di questi uomini, di fronte a una vergogna come quella dello scandalo della Banca Etruria e delle altre, si sarebbe difeso attaccando le vecchie gestioni o magnificando i suoi successi personali per minimizzare la gravità dell’accaduto. Basterebbe pensare se mai uno di questi grandi personaggi, di fronte anche solo al dubbio del conflitto di interessi di un membro importante del Governo, si sarebbe difeso escludendolo a priori e lasciando per questo tutto tale e quale.
Bene, siamo convinti che non sarebbe andata così e i fatti della loro storia e delle loro storie ci danno ragione, per questo sono stati grandi primi ministri e grandi capi di Stato, indipendentemente dagli errori che pure commisero, perché errare è umano. Renzi, al contrario, tira dritto e basta, non gli interessa se le previsioni che ha fatto vengano in larga parte contraddette dalla realtà, non gli interessa se le sue solenni assicurazioni siano finite nel nulla, non gli interessa se la realtà è diversa da come la racconta. Potremo citare i dati sulla crescita, gli impegni a fare la voce grossa in Europa, quelli a rafforzare il bipolarismo vero per sbugiardare i transfughi, come pure i pagamenti della Pubblica amministrazione o l’eliminazione dell’Imu su tutte, ma proprio tutte, le prime case.
Insomma, un carosello di giravolte che a ogni occasione vengono sotterrate dai discorsi trionfalistici e pirotecnici di una realtà che non c’è. Ha ragione Saviano, che pure non è mai stato in cima alle nostre preferenze, sui fatti dell’Etruria c’è una opacità inaccettabile e pericolosa e non è la sola, perché tante sono le ambiguità che rischiano di venire a galla.
Il Paese non si sta preparando a brindare con champagne e ostriche, non sta per festeggiare la serenità e la ricchezza ritrovate e non sta nemmeno, con certezza, sulla strada per poterlo fare. La rabbia fiscale degli italiani è in crescita esplosiva, il disagio per i disservizi continui pure, la paure e il senso di insicurezza anche, resta insomma nel Paese una frattura enorme fra Stato e cittadini, politica ed elettori, amministrazione fiscale e contribuenti.
Basterebbe girare per capirlo, intervistare la famiglia media, parlare con l’uomo della strada, ascoltare i commenti dei giovani come degli anziani. Ecco perché la Leopolda non cambia niente, ecco perché servirebbe altro che grandi kermesse, ecco perché un po’ di umiltà e di rispetto per chi vive il dramma quotidiano ci vorrebbe eccome, altro che sciacalli sulle disgrazie altrui.
Come per il passato ci affacciamo ad un nuovo anno che sarà difficile, difficilissimo, non si parla più del Fiscal Compact, del Six Pack, degli obblighi che arriveranno a scadenza... non se ne parla, ma ci sono e purtroppo saranno dolori, altro che feste e luminarie di partito.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca