venerdì 4 dicembre 2015
La verità è che ovviamente i conti iniziano a non tornare e a marzo mancheranno all’appello almeno una decina di miliardi di Euro, ma che volete cari amici, per noi, con il debito infinito che abbiamo, dieci in più sono solletico……
Ad ogni buon conto, la coppia Renzi-Padoan, che non ne ha mai azzeccata una di previsione, si spertica a giurare che stavolta avranno ragione e chiuderemo il 2015 al più zero virgola nove per cento. Tanto ne sono convinti da aver dato precise direttive di non spargere pessimismo fra la gente, che per loro è notoriamente incapace di farsi i conti e per questo, invece, capace di abboccare facilmente alle notizie pubbliche. L’invito che per molti è un ordine, è stato immediatamente eseguito e non appena, per errore, è uscita la notizia della minore e pericolosa cifra di crescita rispetto a quella da loro prevista, con tempestività sono piovute smentite e una valanga di dati improntati all’ottimismo e al successo.
Tutto ciò all’insegna dell’onestà intellettuale e della necessaria sincerità nei riguardi di un consesso che passerà l’ennesimo Natale pieno di ansie e preoccupazioni di ogni tipo anziché di doni. Inoltre, visto che l’eventuale ma probabile correzione di manovra dovrebbe avvenire sotto le elezioni amministrative, con le conseguenti difficoltà elettorali, per Renzi and Company c’è da aspettarsi ulteriori lifting contabili pur di non dire la verità. Ed è proprio questo il rischio più grosso, cioè quello di nascondere ormai non solo la verità ma addirittura la bugia, una commedia kafkiana inaccettabile che ci porterà verso guai sempre più seri. Seri perché l’Europa, nonostante la totale obbedienza su tutto, non ci farà sconti e chiederà il rientro, seri perché i mercati non vivono di buonismo ma di affarismo e perché la congiuntura oggi favorevole tenderà a diminuire progressivamente nei prossimi dodici, diciotto mesi.
Del resto per conoscere la vera situazione degli italiani basta ascoltare i discorsi nei bar, nei supermercati, alle fermate degli autobus, nei mercatini rionali e soprattutto nelle periferie. Ne esce un quadro tutt’altro che roseo, pieno di difficoltà e distante dalle notizie che ci propinano, gli italiani, infatti, tranne i garantiti dagli stipendi pubblici, vivono male, ossessionati dalle cartelle fiscali, dalle bollette da pagare, dal lunario da sbarcare, dal mese da chiudere e dal lavoro da trovare. Proprio lo storico contrappeso dell’impiego pubblico, usato e abusato non per migliorare i servizi ma per abbattere il disagio sociale quasi sempre a fini elettorali e clientelari, comincia oggi e comunque troppo tardi, ad essere oggetto di rigidità e di interventi.
La somma delle due cose, ossia di un apparato pubblico enorme, improduttivo e oggi sotto attenzione per l’insopportabilità dei costi e di quello autonomo e privato in perenne affanno sopraffatto da tasse e burocrazia, sta per produrre effetti devastanti in termini di fiducia e consenso nei confronti di Governo e maggioranza. Ecco perché nascondono, edulcorano, levigano una verità che più viene messa sotto il tappetto e più diventa esplosiva, un corto circuito fra causa ed effetto, che l’ipocrisia politica fa finta di non capire.
Inutile tornare a dire quel che servirebbe e cioè pacificazione fra Stato e contribuenti, eliminazione di privilegi e dei faraonici diritti acquisiti, vendita dei patrimoni inutili e antieconomici, burocrazia zero e privatizzazioni, è stato detto e confermato senza che nulla fosse, ci resta solo di prepararci alla verità e non alle illusioni e soprattutto a votare consapevolmente quando tra pochi mesi ci toccherà.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca