Spending review: la Corte-scandalo

giovedì 3 dicembre 2015


Mentre dall’Ama, cioè il servizio di raccolta rifiuti e pulizia delle strade che non funziona a Roma, dicono di aver iniziato a licenziare (che poi, in realtà, al massimo spostano quelli che neanche si sono mai presentati al lavoro prendendo lo stesso il nostro stipendio a fine mese), a Napoli revocano il divieto di assunzione di parenti e familiari alla Regione Campania. De Luca & Company del Pd di Matteo Renzi ha fatto reinserire rattamente le assunzioni dei parenti in Regione, così, ad esempio, potrà sistemare quei due bei ragazzi dei suoi figli per i quali sta cercando da tempo una collocazione per lavorare a nostre spese.

Ecco cos’è la Pubblica amministrazione in Italia, l’assalto delle bande familiari e familistiche ai posti pubblici cioè agli stipendi pubblici, i nostri soldi, spremutici con la tassazione tanto esosa quanto iniqua. E non c’è concorso “pubblico” che tenga, è truccato pure quello, per bande e famiglie. Si segnalano, altro che imparzialità e merito, basta guardare i nomi dei settori tutti dell’amministrazione, come ritornano quasi tutti i cognomi e se non sono quelli, sono per amicizie tipo do ut des, tu mi assumi il figlio io ti sistemo moglie o sorella o genero e così via. Dalla Pubblica amministrazione poi, in Italia, non ti rimuove nessuno, lo stipendio gratis è sicuro (pagano i fessi, gli italiani tartassati di tasse) e la vita è assicurata alle spalle di tutti noi. Peccato le cose non funzionino, così. E che il “sistema” sta scoppiando tra le mani dell’intero nostro Paese: la spazzatura è per terra, le sentenze di parte, le università pubbliche non servono, i figli veloci fuggono, le tasse si fa fatica a pagarle ed ecco che il sistema Paese implode causa della sua stessa implosione. I figli tali e quali ai padri rincorrono e cercano di fare il lavoro di padri e madri perché è quello che padri e madri sono in grado di rubare e inguattare per loro. E se non è la famiglia sono gli amici, preferibilmente dello stesso “credo” politico, della stessa cordata corrotta fino all’osso. Familisti, ricoperti d’oro con i nostri soldi, non produttivi, essenzialmente inutili, ecco cos’è il sistema della pubblica amministrazione italiana. Si guardi oggi, alle votazioni alla Corte costituzionale, esempio supremo di soldi gratis a valanga, benefit e ruberie. Lo sanno gli italiani cosa fanno tutti i giudici costituzionali verso la fine del loro incarico? Si nominano presidente ad uno ad uno della Corte medesima così cumulano la pensione a nostre spese più alta di tutto, oltre a tutti gli altri benefits sempre a nostre spese, una pioggia di vantaggi loro a spese nostre. Come poi se non bastasse quanto già prendono con l’incarico. Ma lo sanno gli italiani cosa prendono i giudici costituzionali? Ecco qua quanto sborsano gli italiani per i cari giudici costituzionali. La retribuzione lorda del presidente della Corte è di 549.407 euro annui e quella dei giudici di 457.839  euro. Si pensi invece che la retribuzione media lorda dei dodici giudici britannici è di 217mila euro, cioè meno della metà di quanto paghiamo i nostri. Il Canada è simile alla Gran Bretagna e cioè  234mila euro per il presidente e 217mila per i giudici. Negli Stati Uniti si è a circa un terzo della retribuzione italiana e cioè 173mila euro per il presidente e 166mila per i giudici. E non è che non lavorino lo stesso. Oltretutto anche così, è ancora poca la differenza perché noi, cioè l’Italia fessa garantisce a questi giudici d’oro svariati benefits in natura e cioè le auto blu, tutti i costi dei singoli viaggi ferroviari, aerei o su taxi  effettuati per ragioni  inerenti alla carica, che sono sempre a carico della Corte, cioè nostro, ogni auto abbinata ad ogni giudice ha una tessera viacard e il telepass ed i giudici  dispongono di un cellulare e di un pc portatile e i costi dell’utenza telefonica domestica sono a carico della Corte che può rinunciarvi, ma guarda caso nessuno rinuncia.

I giudici dispongono di una foresteria, composta di uno o due  locali con annessi servizio igienico e angolo cottura,  nel Palazzo  della Consulta o nell’immobile di via della Cordonata dove abitava Sergio Mattarella prima di spostarsi tra gli altrettanti agi del Quirinale (paghiamo sempre noi). Insomma la nostra Corte, non si sa perché, o meglio si sa nel senso che nel tempo si è fatta attribuire soldi su soldi, responsabili e colpevoli i politici, di destra e di sinistra come di centro, che glielo hanno permesso (cane non mangia cane). Escludendo pure le pensioni, la Corte italiana di 15 giudici costa oltre tre volte quella inglese di 12 giudici.

Il capitolo pensioni fa ridere se non ci fosse da piangere strappandosi i capelli per la disperazione. Nel 2014 la Corte costituzionale ha pagato ai suoi ex giudici e loro superstiti 6 milioni circa di euro di pensioni. Ad oggi vi sono 20 ex giudici percettori di pensione e 9 superstiti. La pensione media è esattamente di 200mila euro all’anno.  Non ci si può quindi sorprendere che la Consulta sia la stessa Corte che ha bloccato il seppur minimo taglio alle pensioni d’oro proposto dal governo Monti. Figuriamoci. La spesa totale per pensioni di ex dipendenti e superstiti è stata di 13,5 milioni. Vi sono  120 ex dipendenti e 78 superstiti percettori di pensioni e la pensione media del personale in quiescenza è di 68.200 Euro. Per ogni giudice, ogni giorno lavorativo noi tutti spendiamo in media 750 euro per le sole auto blu. I giudici in carica hanno diritto a un’auto blu e due autisti ed i giudici in pensione ad un’ auto blu per il primo anno di pensione ma fino al settembre 2011 era per tutta la vita.

La spesa totale per “Noleggio, assicurazione e parcheggio autovetture” + “Carburante per autovetture” + “Manutenzione, riparazione e accessori per autovetture” è di 758mila euro. E senza calcolare la spesa per gli autisti che mangeranno pure loro. Due autisti per giudice, si arriva a un totale di circa 2,25 milioni, esattamente 150mila euro all’anno per ogni giudice. Calcolando 200 giorni lavorativi all’anno per giudice, questo significa 750 euro al giorno per giudice di sola spesa per autovetture. Costerebbe  meno far viaggiare i giudici in elicottero.

Ora non deve stupire che continuino a fallire gli ennesimi tentativi per eleggere i tre giudici costituzionali mancanti, perché è un ennesimo scandalo politico mentre ciò che deve interessare ed interessa è la necessità e l’urgenza di cambiare la struttura e spesa della Corte medesima. La crisi economica unita alle tasse crescenti che ci hanno appioppato Monti, Letta e Renzi non hanno certo toccato i giudici costituzionali come ogni altro settore della Pubblica amministrazione italiana. Non si è fatta né vista alcuna spending review, ma solo tasse a iosa date da governi non eletti né scelti da noi tutti.

Altro che profonda crisi della politica e delle sue istituzioni. Gli italiani stanno vomitando di fronte all’ennesima porcheria delle nomine politiche di soggetti cui andranno troppi soldi degli italiani medesimi. Il Paese ha bisogno di rinascere, si comincia dalla scelta con il voto degli italiani, con cui di sicuro di riordineranno molte cose, nella Pubblica amministrazione come nella politica come anche alla Corte costituzionale.


di Cesare Alfieri