Il solito pacifismo anticapitalista

giovedì 19 novembre 2015


Come era inevitabile che accadesse, la strage terroristica di Parigi ha fatto scattare il riflesso condizionato dei sempre attivi pacifisti unilaterali, eredi di quella cultura politica anti­capitalistica che vede nel modello di sviluppo occidentale la causa di tutti i mali del mondo.

Incuranti della complessità del fenomeno Isis, che si trova al centro di un vero pasticcio geopolitico (in cui nessuna potenza si vuole assumere la responsabilità di schiacciare con la forza delle armi il fragile, militarmente parlando, Califfato sunnita), i vari esponenti della cosiddetta sinistra antagonista hanno rispolverato tutto il loro logoro armamentario ideologico. C’è chi come il no­global Vittorio Agnoletto che, dalle pagine del “Fatto Quodidiano”, ha tirato in ballo l’infinito tormentone della cosiddetta guerra del petrolio, immarcescibile formula magica per demonizzare la malvagità imperialistica del neo­capitalismo occidentale. E chi, al pari di Gino Strada, mette sotto accusa la Nato e gli Usa, a suo dire responsabili di aver condotto per decenni guerre indiscriminate in Medio Oriente. Da questo punto di vista il fondatore di Emergency, pur condannando la strage degli innocenti perpetrata a Parigi, la pone sulle stesso piano di quelle causate dai bombardamenti con cui il mondo civile cerca di bloccare l’espansione dell’Isis. D’altro canto, persino Papa Bergoglio, da tempo schierato su una posizione decisamente ostile al modello capitalistico, rispondendo ad una domanda sul drammatico attentato al giornale satirico Charlie Hebdo, giustificò in qualche misura quella prima strage, dicendo “che chi insulta la fede si aspetti un pugno”.

In sostanza, il vasto e variegato mondo che da sempre porta avanti una critica radicale allo stesso modello capitalistico trova in questi frangenti una singolare unità culturale all’insegna di una ricerca della pace la quale, tirando le somme dalle tesi sostenute, si otterrebbe su due pilastri fondamentali: disarmo unilaterale, della serie mettete fiori nei vostri cannoni, e superamento del medesimo modello capitalistico con una sorta di collettivismo mondiale. Per tutta questa gente che gufa contro un sistema che ancora garantisce molte libertà civili ed economiche, il famoso “si vis pacem, para bellum” dei romani non ha alcun senso. Codesti nostalgici della rivoluzione permanente, orfani dell’onda lunga di quella di Ottobre, guardano sempre con una certa malcelata simpatia a tutto ciò che abbia in odio il demone dello sviluppo e del benessere occidentale.

 


di Claudio Romiti