Terrorismo islamico, l’Europa batta un colpo

mercoledì 18 novembre 2015


Se alcune migliaia di volontari cittadini europei (foreign fighters) hanno lasciato l’Europa per arruolarsi nell’esercito dello Stato Islamico, con la vocazione quasi certa del martirio, qualche interrogativo ce lo dovremo pur porre. Che cosa può spingere a compiere scelte così radicali? Che cosa nega l’Occidente a questi esseri inquieti? C’è qualcosa che manca all’Occidente, che abbonda invece nelle Terre dell’Islam? Cavarsela con la semplice constatazione che si tratta di scelte fatte da giovani folli e ignoranti non basta.

Nelle Terre dell’Islam l’Occidente è considerato, non da oggi, e con convinzioni molto estese e radicate anche fuori dall’Islam radicale, come una società in piena decadenza, dove la corruzione dei costumi, l’edonismo, il consumismo e la “falsità” delle relazioni sociali, la fanno da padroni. Su questi presupposti non è difficile per la galassia dell’Islam contrapporre un diverso senso di appartenenza, collocabile nello spazio comunitario religioso e politico. Per i musulmani infatti il comunitarismo, e per alcuni lo Stato Islamico, più che un modello organizzativo è una filosofia esistenziale: la “filosofia dei deboli”, come direbbe Zygmunt Bauman, che trovano nella comunità religiosa la propria individualità collettiva, la fonte dell’uguaglianza, la dignità umana e la propria identità. In questo contesto, le comunità dei musulmani diventano roccaforti di gruppi che, diversamente, sarebbero inesistenti, litigiose, povere, com’erano le originarie società preislamiche.

L’Islam contrappone la Dār al-Islam alla Dār al-Harb, perchè l’individuazione del nemico è una delle condizioni per il rafforzamento della Terra dell’Islam. Del resto, la comunità crea un noi e un voi. Nella storia della civiltà islamica si sono contrapposte due fratellanze: di sangue (ʻasabiyya) e di fede (Umma). Entrambi, in ragione dell’identità collettiva, hanno contribuito all’affievolimento delle individualità dei singoli rispetto ai gruppi, le tribù, le sette, irrobustendo così le identità comunitarie e marcando la configurazione antropologica del mondo musulmano in modo indelebile. È su queste basi che sono rifiorite le ideologie tradizionaliste, sulla base della concezione puritana secondo cui si deve recuperare il senso religioso delle origini, attraverso l’ammissione che lo Ijtihād (lo “sforzo” interpretativo dei testi) spetta solo ai grandi saggi del passato.

In questo modo, componenti non marginali del mondo musulmano intendono recuperare la propria identità perduta, proteggendola da qualsiasi tentativo di modernizzazione legato alle ideologie, gli stili di vita, le “blasfemie” dell’Occidente. Le “legature”, i legami, che tengono unite le società occidentali sono apparentemente molto più fragili. Tanto che, da parte dei più, qualche volta non sono nemmeno percepite. Dopo i drammatici fatti di Parigi, le soluzioni di carattere militare paiono indilazionabili. Tuttavia, non risolvono ogni cosa, perché la riscoperta dell’identità della comunità degli europei resta lì irrisolto. È pensabile che le brutalità dei nemici dell’Occidente possano farci rinsavire e far capire quanto il problema non sia più rinviabile. L’Europa batta un colpo. Solo un messaggio di unità può iniziare a ridare un senso alla nostra comunità.


di Guido Guidi