Bologna: il nuovo Risorgimento

venerdì 13 novembre 2015


La giornata fantastica di Bologna, illuminata non solo dal sole ma scintillante per l’entusiasmo dei partecipanti contrariamente a quanto sostengono le televisioni di regime ed i tanti giornalacci il cui costo (come dimostrato dal soccorso economico a “l’Unità”, quotidiano fallito e non solo economicamente) purtroppo viene sopportato da tutti noi in forza di una leggina promulgata dal Parlamento, non è stata caratterizzata da slogan Leghisti ma dal desiderio di tutti coloro, presenti e non, di contrastare la politica degli annunci del pifferaio fiorentino.

Come tutti noi abbiamo avuto modo di notare all’indomani della giornata di Bologna sia i catto comunisti che i seguaci di Matteo Renzi, preoccupati dalla ritrovata compattezza del centrodestra, si sono premurati di fornire il nome del candidato sindaco di Milano scegliendo un personaggio che a dir bene, quale commissario responsabile dell’Expo, è rimasto nell’ombra e lontano dalle polemiche che hanno caratterizzato l’evento milanese, limitandosi a fare del suo meglio perché la manifestazione non degenerasse. Mi riferisco al dottor Giuseppe Sala, la cui appartenenza politica non conosco, che ancora non si è espresso né in senso positivo né in senso negativo ben consapevole dell’abilità di Renzi nel propagandare tutto ciò che scaturisce dalla sua attività di imbonitore nella quale non ha rivali. Se non che, dopo la giornata bolognese, nel centro destra, quello vero, non solo si pongono in evidenza i distinguo tra Forza Italia e la Lega che qualcuno cerca di far rientrare nel suo alveo nordista, come fa intendere la signora Lara Comi richiamando la posizione della Lega in Europa o come esplicitamente fanno intendere i tanti voltagabbana che stavano e, purtroppo, stanno ancora alla corte di Silvio Berlusconi nella speranza che il Cavaliere faccia un passo indietro.

In questo momento sono necessari compattezza e rigore morale, in quanto gli italiani si stanno svegliando dal torpore comprendendo finalmente la strategia del pifferaio fiorentino che ha provocato la crisi dei comunisti che facevano parte del Pd per attirare quella massa di elettori di centrodestra che si sono rifugiati nell’astensione, non avendo alcun punto di riferimento ai valori ed alle strategie liberali in cui credono, traditi dai vari Fini, Alfano, Bondi, Verdini e tanti altri pronti a passare sull’altra sponda per le loro convenienze politiche ed economiche. Non bisogna contrastare Matteo Salvini perché è abile nel condurre la battaglia contro gli immigrati o perché critica l’attuale assetto dell’Unione europea con particolare riferimento all’Euro, accusandolo di xenofobia e populismo, in quanto gran parte delle critiche non sono solo legittime ma giuste.

Bisogna indurlo semmai a parlare di tutta dell’Italia che ha bisogno di un Governo che tuteli gli interessi nazionali, che non sono solo quelli del Nord la cui imprenditoria da tempo brilla per organizzazione e produzione di beni e consumi; bisogna prendere contezza dell’estremo disagio nel quale versa il Meridione, disagio provocato negli anni passati dal malaffare incoraggiato dalla politica democristiana (ricordate la Cassa del Mezzogiorno che elargiva denaro pubblico ai falsi imprenditori che pensavano non all’impresa ma, foraggiando la politica, ad arricchirsi), politica che ha raggiunto il suo massimo con il famoso compromesso storico, e bisogna darsi da fare per alimentare il progresso economico e culturale sfruttando le immense risorse che il Meridione sa offrire, quali le bellezze naturali ingigantite dal retaggio storico dei siti antichissimi nei quali si trovano.

Bisogna eliminare attraverso le attività geniali dei meridionali le organizzazioni criminali che spesso e volentieri traggono il loro vantaggio economico dal degrado nel quale si trova il territorio, degrado spesso e volentieri alimentato da una classe politica davvero improponibile. Non è questo il momento di proporre candidature traendo spunto da qualche performance televisiva di qualche giornalista, è il momento di coinvolgere la società civile nel cui ambito scegliere il nome da proporre agli elettori, ed in questo ambito non c’è che l’imbarazzo della scelta, sol che si faccia riferimento alla moralità, alla cultura ed alla ben conosciuta professionalità. La festa di Bologna deve rappresentare l’inizio del nuovo risorgimento italiano che non è quello di Renzi ma quello degli Italiani che amano la Patria, attualmente rappresentati solo da Berlusconi, Salvini e la piccola grande donna che è Giorgia Meloni.


di Titta Sgromo