martedì 10 novembre 2015
Che diremmo se vedessimo un carro armato scorrazzare tra i templi di Paestum e d’Agrigento? O un jumbo decollare dai Fori Imperiali? O un elicottero tra le guglie del Duomo di Milano? Non vediamo nulla di tutto questo perché illegale o impossibile o infruttuoso. Invece a Venezia, un merletto sulla laguna, qualcosa di simile accade perché è legale, possibile, redditizio. Le foto che documentano il passaggio di gigantesche navi nel suo cuore d’acqua procurano un devastante shock in chiunque abbia un minimo di sensibilità e civismo. Le ha scattate Gianni Berengo Gardin e sono esposte, su meritorio invito del Fai, nel Negozio Olivetti di Piazza San Marco. Il sindaco, sentite bene, ne ha impedito la mostra in Palazzo Ducale! Queste foto possono essere viste, per fortuna, da tutto il mondo, grazie a internet.
Prima questione: può accettarsi che sia legale che tali colossi sguscino tra i canali e sfiorino le banchine? La risposta è no. Tuttavia non si sa con precisione chi sia competente a pronunciare il rifiuto definitivo e mettere al bando tale navigazione. Esiste a riguardo un classico intrecciarsi di competenze. Per meglio dire, uno scaricabarile all’italiana: il sindaco, la regione, il governo, il magistrato delle acque, l’autorità portuale? Vedrete che, quando uno dei colossi galleggianti devasterà San Marco o il Palazzo Ducale, tutti ne fuggiranno la responsabilità e ne seguirà un processo lungo decenni. Intanto, la vergogna si compie ogni giorno e, alla meraviglia per la vista di Venezia, si aggiunge lo stupore di vederla assediata e percorsa da transatlantici.
Seconda questione: lo scempio avviene perché queste enormi navi da crociera riescono a manovrare chirurgicamente tra bassi fondali e palazzi storici. Armatori e comandanti assicurano che non esiste il pericolo che sfuggano al controllo, abbattendosi sui monumenti. E sappiamo che Venezia è essa stessa tutta un monumento, oltre che un bene universale e patrimonio dell’umanità. Dovrebbe essere protetta con tutte le cautele, essendo fragile come il celebrato suo vetro, e non accontentarsi delle tranquillizzanti assicurazioni degli interessati, imprenditori e politici che siano. Se esiste, come esiste, non solo il grave pericolo, ma l’alta probabilità che il disastro avvenga, questo traffico deve essere categoricamente e immediatamente proibito. Il gioco non vale la candela.
Terza questione: è il giro d’affari il vero motore delle navi, dell’acquiescenza delle autorità, della remissività dei veneziani. Ma, continuando a chiudere un occhio, sindaci e cittadini finiranno per perdere la considerazione del mondo, che stima giustamente Venezia alla stregua di un comodato dell’umanità agli abitanti della città, i quali tuttavia la stanno spremendo, accecati dai soldi, fino all’autolesionismo.
Decenni fa, Indro Montanelli propose non solo di staccare Venezia da Mestre, ma anche Venezia dall’Italia per modo da porla sotto le Nazioni Unite. Saggio ma vano proposito, alla luce dei fatti e del prestigio dell’Onu. Il governo pare restio a mettere le mani in quel nido di vipere, Il sindaco attacca il fotografo delle vergogne anziché evitarle. E gl’Italiani? Voltàti dall’altra parte, come sempre.
di Pietro Di Muccio de Quattro