Il Partito Radicale si ribella a Pannella

mercoledì 4 novembre 2015


Mi ero riproposto di non dire mai una parola delle vicende del Partito Radicale, di Marco Pannella e del suo perdurare in cosiddette battaglie per i diritti civili, le sorti del mondo ecc., questo quando fui praticamente cacciato dal partito per essermi opposto al suo scioglimento (ed all’equivoco, già allora evidente, di una sua sopravvivenza come ectoplasma). Non ci sono sempre riuscito e non mi sono mai liberato completamente dalla frustrazione di quella malaugurata soppressione della mia “casa politica” con la beffa dello sfruttamento di una simulata sopravvivenza.

Oggi potrei forse prendere atto della fine di quell’equivoco. Il Congresso, non so se del Partito Radicale, o dei “Radicali Italiani” o di cos’altro, ha “messo sotto” Pannella ed il gruppetto dei suoi allarmanti amici ed adoratori. La resistenza opposta, gli espedienti risibili usati (solo uno di questi: “Tutti fermi: abbiamo un dossier da presentare all’Onu per cambiare il mondo...”) per impedire o ritardare questa già tardiva resa dei conti (si fa per dire, pare che ci siano conti di complicate “scatole cinesi”, del trasferimento del non indifferente patrimonio che, in barba al “diritto alla conoscenza” degli ultimi digiuni pannelliani, non si vogliono tirar fuori) è stata più rovinosa, della stessa sconfitta. Addirittura degradanti.

Malgrado tutto, non avrei mai immaginato una fine così ingloriosa di una vicenda collettiva e personale non priva di momenti di non immaginaria grandezza. Il fatto è che Pannella, ha spinto la sua indiscutibile arte del trascinatore e del giocoliere con i barattoli vuoti fino ad ingannare se stesso. Afflitto dal complesso di Erostrato ha, senza accorgersene, bruciato la sua vita, i suoi ideali, oltre quelli di tanti amici vecchi e nuovi, nel Tempio di Demetra dato alle fiamme per passare alla cronaca.

Sto dicendo cose che non avrei mai voluto dire, che ho invano tentato di dimenticare e di non tornare a vedere. È, tutto sommato uno sfogo masochistico che, però mi è imposto dal dovere che ho nei confronti delle 2 ultime vittime di questa sagra dell’equivoco cui era ridotto l’ectoplasma dell’assassinato Partito Radicale, nei confronti, cioè quelli che oggi sembra abbiano posto fine all’equivoco. Per scoprire, magari, certamente con loro indicibile sconcerto e dolore, che, più che di un equivoco si è, alla fine, trattato di una truffa.

Ad essi debbo chiedere scusa per avere talvolta manifestato sconcerto e sofferenza per questo loro voler sottostare al giuoco delle intermittenti “battaglie” sempre più baggiane ed incomprensibili. In fondo anche io, che avevo vissuto l’esperienza del Partito Radicale vero e vivo, vi sono rimasto troppo a lungo (fin al 1988 cioè per qualche anno di troppo) quando già era evidente la soppressione ed il sopravvenuto equivoco.

Ad altri “affascinati” da Pannella negli ultimi anni, da quando, insomma le sue sceneggiate inconcludenti ed inconcluse non hanno più fatto danno ai loro interessi, a quelli cioè che così sono andati a vezzeggiarlo ed a proclamarlo eroe e profeta, non porto altrettanto rispetto e simpatia. Papi, Presidenti della Repubblica, altre figure di “grandi” della Terra e, quasi, del Cielo, cui tali gesti di considerazione non costavano nulla, se ne sono fatti suoi sponsor per procurarsi a buon mercato fama di “aperture” e di lungimiranza. E si sono resi corresponsabili dell’equivoco e dell’inganno.

Ma basta con queste amare considerazioni. Voglio concludere dicendo a quelli che oggi si sono presi l’ingrato compito di rilevare il guscio svuotato (i cracùli, dicono in Sicilia) della sigla del Partito Radicale, che, se qualcosa è possibile fare per rendere meno pesante e, magari, grottesco, il loro compito ed il loro impegno e perché il loro impegno non sia sprecato, ciò va fatto. Terranno presente, spero, che il primo loro dovere, la prima regola che dovranno imporsi, è di non continuare a giuocare con i barattoli vuoti. Le sigle di partiti e partitini straripano in una scena politica miseranda. Non mancano loro occasioni di pensare, fare, produrre finalmente cose serie. Mi resta assai poco, oltre quello che ho continuato a fare quotidianamente, di cui disporre e da dare agli altri. Se lo prendano: ne sarò felice. E se potrò esser utile a loro ed al nostro povero Paese, me ne sentirò compensato di insuccessi, errori e cattiverie subite.

P.S. - Non mi meraviglierei che quelli che col giuoco delle scatole cinesi pare si tengano il patrimonio e gli strumenti del P.R. (anche Radio Radicale) cercheranno di far vedere che “non è successo niente”. Sarebbe in linea con il modus operandi della categoria cui appartengono.


di Mauro Mellini