domenica 1 novembre 2015
Quanti giudici entrerebbero in politica se non potessero poi tornare indietro? Quanti giudici tra Cantone, Sabelli, Ferri, eccetera farebbero oggi i politici se, per farlo, avessero dovuto abbandonare toga e soprattutto assegno pubblico a fine mese, e possibilità di tornarvi? Nessuno o comunque pochini, davvero pochini. È necessario oggi si dia corpo e si faccia passare una legge che stabilisca che il giudice colto da passione politica possa sì andare ad esprimersi ed a militare politicamente, come Raffaele Cantone nel Pd, ma che non possa tornare indietro, cioè non possa riprendere la toga e tornare, politicizzato come e più di prima, a ricoprire alcun ruolo giudicante. Questa è la riforma da fare, oltre a stabilirne la responsabilità e separarne le carriere, per i giudici in politica. Il Consiglio superiore della magistratura non funziona quale organo di controllo e la dimostrazione ne è il fatto che arriva, quando arriva (cioè quasi mai), sempre e solo in ritardo, quando cioè tutti in Italia conoscono e subiscono i danni che ha fatto il giudice politico di turno. A dimostrazione di ciò basta vedere cosa è successo per la giudice siciliana Saguto, che ha disposto tale e quale alla mafia i beni confiscati alla mafia stessa, in combutta con consulenti e avvocati tutti amici e parenti siciliani, e che solo adesso è sottoposta a qualche indagine, un modesto intervento ed eventuale sanzione che, a confronto di quanto sarebbe tenuta a restituire e risarcire alla collettività, sarà e varrà quanto il nulla.
Questo dimostra come nei Tribunali d’Italia non esistano strumenti di controllo e tantomeno non esista alcun organo effettivo di autocontrollo dei giudici, che sono oggi una vera e propria corporazione asseragliata e nascosta dietro associazioni corporative politiche quali “Magistratura democratica” o l’Associazione nazionale magistrati, oltre che dietro la presunzione di una autonomia fatta valere unicamente per non dover rendere mai conto. Così come succede ed è, nello stesso modo, all’interno di tutta la Pubblica amministrazione italiana, totalmente priva di responsabilità alcuna, in cui nessuno risponde di niente. I comportamenti e l’operato illegale e sovente illeciti sono tranquillamente tollerati nei confronti del corpo giudicante, ignorati negli stessi uffici di giustizia, nei Tribunali come nelle Corti e in ogni palazzo pubblico in Italia. La balla che i giudici siano al di sopra di sospetti e insinuazioni deve avere fine, e va finalmente svelata. Si guardi ai giudici come Antonio Di Pietro, passato velocemente tramite “Mani pulite” alla politica dell’ex capogruppo Vincenzo Maruccio eletto alla Regione Lazio per l’Italia dei Valori ed intestatario con i parenti dei beni della 'ndrangheta della cosca dei Mancuso di Limbadi. I giudici italiani, forti dello stipendio sicuro a fine mese pagato con le tasse degli italiani e sicuri della loro totale irresponsabilità riguardo a quanto fanno, sono ben bene inseriti nella corruttela complessiva che caratterizza ed impregna la Pubblica amministrazione nel nostro Paese. E ne approfittano per saltare, come fossero porte girevoli, da un posto pubblico privo di responsabilità alcuna ad altro posto pubblico politico anch’esso privo di responsabilità, e viceversa. I giudici italiani considerano la magistratura la porta girevole di accesso alla politica da cui escono velocemente appena le cose si mettono male, o bene, a piacimento.
Paghiamo noi, andata e ritorno, pagano gli italiani. Si veda Sabella al Comune di Roma che adesso torna di corsa in magistratura, alla faccia di chi del Pd non è e che, se finirà sotto le sue grinfie, saranno per lui cavoli amari. I giudici in politica non devono poter tornare alla magistratura. E va stabilito con legge. Il ministro Orlando faccia vedere quanto intende riformare realmente la magistratura. Finora a mosso l’acqua senza dare agli italiani alcunché di utile. Con la regola dell’impossibilità del rientro in magistratura gli italiani si libereranno di tanti giudici d’assalto terrorizzati alla sola idea di rimanere a culetto scoperto, senza l’assegno sicuro pubblico a fine mese, ed avranno a disposizione un politico. Saranno pochissimi, vedrete, a fare il cambio, primo tra tutti il napoletano Cantone, precisamente da Giugliano in Campania, che ultimamente si è reso politicamente “utile” alla collettività raccontando che Milano - in cui ci sono processi per corruzione più numerosi delle guglie del Duomo - è meno corrotta di Roma di Mafia Capitale, cioè del suo stesso partito politico: il Pd. Bella gara! Cosa dice Cantone ai romani della sua Giugliano in Campania? Si ricordi sempre che il giudice di sinistra Cantone è stato portato alla Autorità Anticorruzione, organo politico per eccellenza, doppione dell’antimafia dell’altra “utilissima” Rosy Bindi (pagano tutto gli italiani con i loro soldi), da un Renzi del terzo governo di sinistra mai eletto dagli italiani. Nessuno ha mai eletto Renzi e tantomeno nessuno ha eletto Cantone.
La politica è rappresentanza data dal consenso elettorale espresso in libere elezioni democratiche, e qui si è invece nell’illegittimità politica totale. E il governo illegittimo di sinistra si è aggrappato mani e piedi ai magistrati di sinistra in cerca di pubblicità e poltrone in una pericolosa quanto dannosa confusione di ruoli. La politica non risolverà mai i suoi problemi né delegandoli ai giudici né usandoli perché li risolvano. La legalità delle Province mai abolite da Renzi, o dei Comuni, così come delle Regioni, del Parlamento e di un Governo, non sarà mai data dall’averli infarciti e resi pieni zeppi di magistrati politicizzati, né dalle decisioni di Cassazione o Corte Costituzionale; non sarà cioè mai data dal commissariamento della politica così come hanno fatto già con Tangentopoli (ed ancora oggi Renzi come Letta e Monti), soprattutto se poi, finita la sua esperienza priva di responsabilità politica il giudice se ne può tornare tranquillamente alla sua toga. È necessario che, per il bene del Paese, si riordini la confusione totale di ruoli, cariche, funzioni in cui si è sepolta l’Italia in questo momento storico, che si riporti ad ordine e legittimità l’intera cosa pubblica. Si comincia con la regola per legge dell’impossibilità delle porte girevoli e si continua con elezioni e voto democratico degli italiani. Si riparte da governi e parlamenti legittimi.
di Cesare Alfieri