Il genio incompreso del deficit di bilancio

giovedì 15 ottobre 2015


Mi associo completamente alla conclusione di un recente editoriale di Arturo Diaconale, quando in merito ad uno dei tanti illusionismi renziani ha definito vecchio come il cucco il metodo di sostenere in deficit la tanto decantata decontribuzione triennale per i nuovi assunti.

Non ci vuole esattamente un genio della lampada, in un sistema devastato da un eccesso di spesa e di tasse a tutti i livelli, per utilizzare il sinistro disavanzo di bilancio onde coprire le proprie manovre di spese pazze. Così come in quasi totale deficit si preannuncia la prossima, “strabiliante” legge di stabilità, aggravando un debito pubblico colossale che, secondo la metodologia di calcolo dell’Ocse, già ora ammonta al 156 per cento del Pil. Ma l’indebitamento appartiene per definizione alle generazioni future e, al contrario di ciò che auspicava Alcide De Gasperi, al cacciatore di voti che occupa la stanza dei bottoni interessa unicamente lucrare il maggior numero di consensi nel minor tempo possibile.

Incurante di lasciarsi alle spalle enormi buchi nei conti pubblici, Matteo Renzi sembra voler dare fondo ad ogni fantasia pur di riguadagnare terreno nei sondaggi. Ha persino annunciato un regalone fiscale alle imprese, dopo la promessa di tagliare le tasse sulla prima casa per tutti, consentendo loro solo nel 2016 di portarsi in deduzione ben il 140 per cento delle spese per nuovi investimenti. E non si fermerà certamente qui, il mago Merlino alla guida del Paese. Avvicinandosi le elezioni amministrative della prossima primavera, ci dobbiamo aspettare ulteriori colpi di genio da mettere rigorosamente in conto ai contribuenti di oggi e, soprattutto, di domani. Ovviamente tagliare la spesa pubblica onde consentire un’equilibrata riduzione della feroce tassazione che soffoca il sistema, non se ne parla proprio. Ciò contrasterebbe troppo con la linea del “vissero tutti felici e contenti”, scelta dal mago di Firenze, il quale ha definitivamente rottamato la cosiddetta spending review.

Una linea folle che, una volta svanito l’effetto della favorevole congiuntura che sta accompagnando la “ripresina” italiana, non tarderà ad evidenziare i suoi nefasti effetti.


di Claudio Romiti