La conversione di (San) Matteo

martedì 13 ottobre 2015


Domenica è stata una bella giornata sotto il profilo climatico, ragione per la quale non ho rinunciato alla solita passeggiata nel centro di Roma, con particolare riferimento a quella Roma che negli anni Sessanta riempiva di gioia e di entusiasmo italiani e stranieri che rimanevano estasiati e quasi increduli dinanzi a tanta bellezza.

Purtroppo, dopo aver assistito in San Luigi dei Francesi alla Santa Messa celebrata con la sacralità alla quale da piccolo ero stato abituato ed ammirando, come faccio ogni domenica, la straordinaria conversione di San Matteo del Caravaggio, la giornata è divenuta buia. Ho iniziato a pensare ai tanti cittadini per bene che lavorano, o che lavoravano, martirizzati dall’Agenzia delle Entrate e dalla famelica Alitalia che quotidianamente distruggono imprese ed imprenditori, praticando anatocismo ed usura in misura addirittura superiore a quella praticata dagli istituti bancari che nella maggior parte dei casi vengono condannati a restituire il maltolto da magistrati dotti e particolarmente sereni.

Quando parlo di questa categoria non posso far la differenza tra magistrati che non approfittano dei privilegi, con la concessione di mutui a tassi agevolati, e quelli che invece lo fanno. Ma perché guardando quel quadro i miei pensieri si sono appesantiti? Lo spiego subito. Certamente non tutti sanno che Matteo altri non era che un gabelliere dell’epoca, cioè un esattore delle tasse, e svolgendo il suo incarico, con metodi certamente non leggeri nei confronti dei malcapitati cittadini che venivano non solo vessati ma malmenati e spesso martoriati ed uccisi, era abituato a tenere un comportamento consono alla funzione svolta.

Il Padre eterno, non Papa Francesco, non solo lo ha illuminato, come è rappresentato dal Caravaggio, ma gli ha fatto capire che il suo prossimo non poteva essere trattato in quel modo. Santo lo è diventato dopo aver declinato quell’incarico tremendo e dopo essersi reso conto di un comportamento indotto ma sciagurato. L’Agenzia delle Entrate deve giustamente combattere l’evasione fiscale ma deve anche colpire le lobby che da sempre i nostri governanti proteggono sotto l’egida della burocrazia europea, non solo i poveri malcapitati che in nulla si differiscono dai quei poveri sventurati vessati dalla dominazione romana e dal Matteo prima della conversione.

Il pifferaio fiorentino, nel frattempo, licenzia provvedimenti che rappresentano lo specchietto per le allodole per gli italiani che in questo momento non costituiscono un popolo degno delle proprie tradizioni ma un popolo di “M” che accetta tutto inerme e sostiene magari quella nullità assoluta che è Ignazio Marino, capace soltanto di passare vacanze in America mentre i Casamonica danno prova manifesta del loro potere delinquenziale celebrando un funerale con quella coreografia ben nota non solo a noi ma al mondo intero. Ma non ci si può più meravigliare di nulla se qualcuno viene in televisione sostenendo addirittura che l’assenteismo nel pubblico impiego è “fisiologico” e che si può disattendere il Decreto Brunetta.

Ma state tranquilli, porrà rimedio a tutto il ministro Marianna Madia che disciplinerà il mondo dirigenziale in modo tale da assicurare un più severo controllo. Conosco purtroppo solo di nome la Madia, ma il suo cognome mi ricorda uno dei più grandi principi del foro che l’Italia abbia mai avuto, Titta Madia senior. Un eroe di quelli veri che amò l’Italia senza mai tradire il suo credo politico e seguito in questo dal figlio Nicola, nonno della giovane Marianna Madia, la quale, in controtendenza, professa il catto comunismo renziano facendo rivoltare nella tomba i suoi avi. Ma in quali valori gli italiani, quelli veri, possono credere se impera l’interessato trasformismo politico al quale quotidianamente assistiamo?


di Titta Sgromo