mercoledì 16 settembre 2015
L’intransigenza d’Ungheria, Romania, Repubblica Ceca ed altri paesi dell’Est Europa può incidere sulla politica dell’Ue (quindi di Germania, Olanda, Danimarca, Belgio…). Se si ribellassero Italia, Grecia, Spagna e Portogallo non si raggiungerebbe lo stesso risultato. Perché le nazioni più deboli possano uscire dalla crisi economica necessita potenziare i singoli mercati interni, e questo può accadere solo se si archivia Schengen: misura ormai obsoleta di libera circolazione di uomini e merci, partorita nel 1985, quindi prima che crollasse il muro di Berlino. Nel mondo globalizzato, dove le economie sono in balia dei signori della finanza ed i singoli governi dei cosiddetti potenti della Terra, necessita che le nazioni occidentali più povere si proteggano. Sviluppando resistenze politicamente autoctone alle invasioni (migrazioni) e produzioni orgogliosamente autarchiche rispetto alla cinesizzazione di merci e mercati.
La strada tracciata da Viktor Orbàn è chiaramente in antitesi con quella di Angela Merkel, e dice che va archiviato l’obbligo d’una solidarietà europea, che di fatto si traduce in sempre maggiori misure fiscali imposte dall’Ue ai singoli stati. Quindi archiviando la pelosissima “solidarietà europea” rimarrebbero molte più risorse per i singoli stati. L’esempio è sotto gli occhi di tutti, la sola Italia paga ogni anno 50 miliardi di euro all’Ue ed altrettanti alla Bce: 100 miliardi ogni anno segretamente escono dal Belpaese e prendono strade “europee”. E cos’è il risparmio di qualche miliarduccio di euro in una manovra di Renzi da 27 miliardi rispetto a quanto silenziosamente mandiamo in Europa? La vera spending review è non pagare più nemmeno un euro per rimanere soci nel club dell’Ue. Anche perché quei quattrini prendono strade lontane da un reinvestimento nelle aree mediterranee d’Europa. Servono tutti per pagare le sontuose spese delle burocrazie europee, spreco ben superiore a quello dei singoli governi. La “solidarietà europea” è il vero cappio al collo d’ogni cittadino contribuente, e serve per imporre una sempre più asfissiante pressione fiscale. Con 100 miliardi in più in tasca, l’Italia arrancherebbe meno, soprattutto avrebbe modo di dimostrarsi solidale con i cittadini rimasti al palo, disoccupati ed indigenti. Invece la “solidarietà europea” marcia su altre strade, cestinando i problemi dei cittadini europei e privilegiando quelli dei cosiddetti “migranti”. Particolare non secondario è che la “solidarietà europea” arricchisce le imprese che s’occupano di migranti ed accoglienza, in questo ambito la parte del leone la giocano Caritas e compari. Da qui uno slogan che dovremmo fare sempre più nostro, ovvero “solidarietà? No grazie!”. Anche perché impostaci dalla stessa Ue che chiede inflessibilità verso imprese e professioni che non s’adeguano celermente a sempre più asfittiche normative europee.
Ora s’attende che Serbia e Macedonia s’allineino con le politiche ungheresi. Ieri l’Ungheria ha fermato 9.380 migranti, arrestati per attraversamento illegale della frontiera: lo riferisce la polizia del Paese centro-europeo, che dalla mezzanotte di due giorni fa ha chiuso completamente la frontiera con la Serbia, principale punto d’afflusso dei migranti. Secondo la nota pubblicata dalla polizia ungherese, riportata dal sito di notizie Delmagyar, sono stati avviati diversi procedimenti penali per traffico di migranti. La polizia ungherese ha registrato dall’inizio dell’anno l’arrivo di 190mila migranti, con il record di entrate in un singolo giorno battuto proprio due giorni fa con 7.437 arrivi.
Ben si comprende come i cittadini europei siano impossibilitati nel poter offrire cotanta solidarietà. Orban ha battuto la “solidarista” Merkel, aggiudicandosi il consenso di tutto l’Est Europa. Ora non ci rimane che sperare in intese Orban-Putin, perché solo l’egemonia russa sui paesi confinanti della Germania può ridurre a miti consigli i padroni d’Europa. Una sorta di sbiadita espressione geografica, da cui noi italiani dovremmo fuggire, ed in nome del nostro grande passato.
di Ruggiero Capone