martedì 8 settembre 2015
Matteo Renzi, la scorsa domenica, dal palco della festa dell’Unità ha tuonato lanciando contro gli avversari politici accuse calunniose sulla questione dell’immigrazione del tipo: “o si è umani o si è bestie”, volendo significare: se fate ciò che desidero siete a posto altrimenti cercatevi un giaciglio che vi ospiti perché non fate più parte del consesso civile. Non contento delle parole, si è esibito nello sventolamento senza ritegno delle foto di Aylan, il bambino siriano raccolto cadavere sulla spiaggia di Bodrum.
La giravolta della signora Merkel sui profughi siriani, frutto peraltro di un cinico calcolo politico, è stata l’occasione per Renzi e i suoi di scoprire le carte. Hanno visto la luce i biechi propositi della sinistra sul futuro dell’Italia. L’obiettivo prioritario è quello di annientare, nell’arco di qualche decennio, l’identità italiana nel nostro paese. Con la politica delle porte aperte si vuole dare campo a un processo di sostituzione etnica servendosi delle masse di disperati provenienti dal terzo mondo. Nei salotti televisivi e presso la stampa di regime questa sinistra non fa mistero di battere sul tema demografico per giustificare i propri progetti. Si postula che l’Italia sia in crisi di nascite perché gli italiani non farebbero più figli. Quindi, l’immissione di masse allogene all’interno della società italiana sarebbe una necessità storica per assicurarle, in modo artificiale, il ricambio generazionale. E Renzi vorrebbe che credessimo a questa gigantesca scempiaggine? Altro che ineluttabilità del divenire di una civiltà! Siamo alla consumazione di un crimine generato da un’utopia ideologica. Se realizzata, questa follia, condannerà l’identità italiana, sedimentata nel corso della sua storia millenaria, all’estinzione.
Renzi finge di ignorare che il destino ultimo di una comunità non sia nelle disponibilità di questo o quel governo temporaneo. È vero che una generazione sia padrona del proprio futuro, purtuttavia non le è dato di disporre a piacimento di un patrimonio spirituale fatto di territorio, di lingua, di valori, di arte, di religiosità, in una parola: di una “cultura” posta a fondamento dell’idem sentire comunitario. Ogni generazione che si avvicenda nel divenire della storia ha il diritto di aggiungervi ciò che crea. Ma a tale diritto si associa il dovere di custodire e consegnare ai posteri ciò che ha ricevuto da chi l’abbia preceduta. Questo processo di trasmissione, che costituisce la spina dorsale di un popolo, si chiama “Tradizione”. Se oggi siamo ciò che siamo lo si deve, in buona parte, a ciò che hanno fatto e sono stati i nostri genitori e, prima di loro, i progenitori.
Operare per demolire il pilastro sul quale possa erigersi il futuro della nazione è un atto criminale ben più grave di qualsiasi altro comportamento illecito. La manovra a tenaglia, posta in essere dal governo Renzi-Alfano, tesa a colpire economicamente la stabilità della famiglia perché essa sia scoraggiata nell’aspirazione a fare figli e, nel contempo, la deliberata volontà di lasciarsi invadere dal surplus demografico asiatico-africano, portatore di valori e tradizioni proprie, è un atto scellerato che interpella un malinteso senso d’umanità. Renzi gioca sporco usando la foto di un bambino morto. Crede di essere furbo nel saper sfruttare, a beneficio dei suoi progetti, il sentimentalismo dell’italiano medio. Presto si accorgerà quanto sia stato drammaticamente sbagliato scendere tanto in basso nella propaganda politica. Accadrà quando centinaia di migliaia di italiani, spinti alla disperazione dalla mancanza di lavoro e di reddito, andranno sotto le finestre di Palazzo Chigi a sbattere in faccia al premier le foto dei propri figli che non hanno di che sfamarsi. Dovrebbe sapere il signor Renzi che chi semina vento, raccoglie tempesta.
di Cristofaro Sola