giovedì 9 luglio 2015
La L.I.D.U. Onlus – Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo intende rivolgere la propria attenzione ad una delle maggiori problematiche strettamente legate alla crisi economica tuttora in corso, costituita dall’elevata percentuale di giovani di età compresa fra i 18 e i 25 anni senza lavoro nell’area europea in generale e in Italia in particolare. Infatti, guardando all’Europa nel suo complesso, dopo essere scesa fino al 15,3%, la disoccupazione giovanile si è attestata al 19,6% nel 2009 in seguito alla crisi economica. Da allora la crescita della disoccupazione giovanile è continuata fino a raggiungere il 23,1% nel dicembre 2013.
A quel punto l’Unione Europea ha deciso di intervenire concretamente per cercare quanto meno di tamponare il problema avviando la “Youth Guarantee”, un programma volto ad assicurare ai ragazzi e alle ragazze tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano nuove opportunità per acquisire competenze ed entrare nel mercato del lavoro. In particolare, il progetto ha avuto impulso dalla Raccomandazione sull'istituzione di una garanzia per i giovani del Consiglio europeo, emanata su proposta della Commissione il 22 aprile 2013. Muovendo dal presupposto che i giovani siano stati fra i soggetti più vulnerabili colpiti dalla crisi perché privi di esperienza professionale e talvolta d’istruzione o formazione non è adeguata, secondo tale raccomandazione, l'Unione sarebbe stata in grado di cogliere tutti i vantaggi di una forza lavoro attiva, innovativa e qualificata, evitando gli elevati costi causati da giovani che non si trovano né in situazione lavorativa, né seguono un percorso scolastico o formativo, essa intende investire ora nel capitale umano dei giovani europei al fine di ottenere vantaggi a lungo termine e contribuire, di conseguenza, ad una crescita economica sostenibile ed inclusiva.
Inoltre, la raccomandazione, richiamando direttamente la risoluzione del 24 maggio 2012 sulle opportunità per i giovani, con cui il Parlamento europeo ha esortato gli Stati membri ad adottare misure rapide e concrete, a livello nazionale, per garantire che i giovani abbiano un lavoro dignitoso, proseguano gli studi o seguano un corso di formazione/riqualificazione, ha invitato gli Stati membri a garantire che tutti i giovani di età inferiore a 25 anni ricevano un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema d'istruzione formale («garanzia per i giovani»).
Per quanto riguarda il nostro Paese, nello stesso periodo di avvio di “Youth Guarantee” in Europa, il livello di disoccupazione giovanile si attestava sui 34 punti percentuali. Da allora la percentuale di ragazzi non impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo (i cosiddetti “NEET”), sarebbe salita nel giro di nemmeno due anni al 44, 2% nel maggio 2014, mese in cui anche l’Italia decide di avviare il programma. In via preliminare per l’attuazione della Garanzia, si è posta la necessità di individuare il target dei destinatari del Programma: poiché, da quanto emerso da un’indagine Istat sulle forze lavoro sono ben 369009 i Giovani di età compresa fra i 25 e i 29 anni che si registrano come inoccupati o disoccupati non all’interno di un percorso di istruzione o formazione su un totale di 906694 della fascia di età compresa fra i 18 e i 29 anni; l’Italia ha deciso di estendere il programma “Garanzia Giovani” anche alla suddetta fascia di età. L'attuazione delle misure è demandata alle Regioni sulla base di convenzioni sottoscritte con il Ministero del Lavoro. Per aderire al progetto la registrazione, obbligatoria, può essere effettuata fino al 31 dicembre 2015, recandosi al Centro per l'impiego competente per il proprio domicilio o compilando direttamente un modulo online sul portale regionale “Lavoro per te” oppure su quello nazionale “Garanzia per i giovani”. Entro 60 giorni dall'iscrizione i giovani dovrebbero sostenere il colloquio con un operatore, per costruire insieme il progetto personalizzato e firmare il Patto di servizio. Entro i successivi 4 mesi, il percorso individuato fra formazione, accompagnamento al lavoro, tirocinio, apprendistato, servizio civile, autoimprenditorialità, bonus occupazionale alle imprese, dovrebbe avere inizio.
Il numero degli utenti complessivamente registrati presso i punti di accesso della Garanzia Giovani ha raggiunto le 641.412 unità. Se l’obiettivo di “Garanzia Giovani” è assai ambizioso, dal momento che si intende permettere ad un giovane di età compresa fra i 18 e i 29 anni – cittadino comunitario o straniero extra UE, regolarmente soggiornante – non impegnato in un’attività lavorativa né inserito in un corso scolastico o formativo di entrare nel mondo del lavoro, valorizzando le sue attitudini e il proprio background formativo e professionale, a poco più di un anno dall’avvio, il grande piano contro la disoccupazione under 30 rischia il flop. Infatti, solo l'1% dei potenziali 2,4 milioni di beneficiari ha avuto un'opportunità di lavoro. Le Regioni ove si contano il maggior numero di adesioni sono: la Sicilia con il 15% del totale (111.152 adesioni), la Campania con l’11% (pari a 76.751 adesioni) e il Lazio con il 9% (pari a 63.126 adesioni). Tali Regioni sono anche quelle in cui si registrano il maggior numero di cancellazioni. Infatti, l’aspetto più critico dell’intero sistema riguarda proprio gli elevati ritardi dei pagamenti dei giovani impegnati nei tirocini formativi presso enti ospitanti delle suddette Regioni; pagamenti erogati bimestralmente per i primi sei mesi dalle Regioni tramite l’INPS.
Assai più conveniente è apparso il discorso per alcune Aziende private che concepiscono il programma come un modo per acquisire personale senza erogare alcuno stipendio, dato che molte di esse ospitano il giovane senza promuovere direttamente il tirocinio anche per lavori che poco o niente hanno di “un’offerta formativa qualitativamente valida”. Stesso discorso vale per le agenzie del lavoro, i Centri per l’impiego e gli Enti di formazione, che invece ricevono elevati compensi anche solo per lo svolgimento di un semplice colloquio al singolo ragazzo. Insomma ci sembra che i “garantiti” siano tutti tranne i veri destinatari del progetto, ovvero i giovani per i quali poco e niente e cambiato dall’inizio della crisi. Per quanto riguarda il Lazio, il giorno 1 luglio 2015 un gruppo di giovani impegnati in tirocini formativi nel Lazio, molti dei quali pur avendo completato il percorso di tirocinio non percepiscono alcun rimborso da addirittura dicembre 2014, si è recato alla sede principale della Regione per chiedere spiegazioni di tali ingiustificati ritardi, e soprattutto per ricevere risposte concrete in merito all’erogazione dei compensi previsti.
Nel corso dell’incontro sono intervenuti fra gli altri, Lucia Valente, Assessore al Lavoro della Regione Lazio e Pietro Orazio Francesco Ferlito della Direzione Regionale Lavoro, i quali hanno evidenziato come i ritardi dei pagamenti siano imputabili alla grossa mole di richieste di attivazioni dei tirocini, cui non sono stati capaci di far fronte. Inoltre, ai ragazzi presenti è stato assicurato che la situazione dei pagamenti verrà sbloccata e regolarizzata entro due mesi. Al di là delle rassicurazioni e delle affermazioni sulla bontà del programma “Garanzia Giovani” a parlare sono i dati: infatti se la disoccupazione giovanile nell’Eurozona è diminuita attestandosi al 22,5%; secondo l’Istat, a febbraio di quest’anno il tasso di disoccupazione dei giovani fra i 18 e i 25 anni è tornato a crescere facendo segnare un +1,3% e attestandosi al 42,6 per cento. L’incidenza dei disoccupati sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 10,8%: in pratica, uno su 10 non ha lavoro. Da parte sua, l’Eurostat sottolinea come la disoccupazione giovanile in Italia continui a crescere mentre risulta in calo di 1,1 punti, al 22,9%, la media dell’Eurozona, che nel febbraio 2014 era al 24,0%.
Ad oggi, la disoccupazione italiana è la sesta più alta della Ue dopo Grecia, Spagna (23,2%), Ungheria (18,5%), Cipro (16,3%) e Portogallo (14,1%). Come Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, da sempre impegnata nella protezione dei diritti fondamentali della persona umana, la L.I.D.U. Onlus denuncia tale situazione troppo spesso passata sotto silenzio. In particolare, essa appare in netto contrasto con i principali valori alla base di una Costituzione, quella italiana, che fa del diritto al lavoro il fondamento della nostra Repubblica e la base della dignità della persona umana. Inoltre, la nostra carta costituzionale pone uno stretto legame fra il principio della dignità umana e “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”, che mai come nel caso dei giovani risulta sempre più spesso disatteso. E’ necessario che le istituzioni a tutti livelli affrontino con maggiore impegno la questione, senza limitarsi ad interventi temporanei in grado solo, nella migliore delle ipotesi di tamponare il problema non di risolverlo in maniera efficace. Tutto ciò appare di fondamentale importanza dal momento che crediamo fermamente che una società incapace di guardare alle generazioni future e soprattutto di assicurare ai ragazzi gli stessi diritti che hanno avuto i loro padri è destinata a implodere su se stessa.
di Ilaria Nespoli