venerdì 26 giugno 2015
Anche la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (Lidu Onlus), intende onorare la “Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura” indetta dall’Onu nella giornata odierna. In particolare, la Lidu rammenta che il reato di tortura è stato condannato sia dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” (1948), sia dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti (1984).
L’articolo 1 della suddetta Convenzione definisce il soggetto:
“Il termine “tortura” indica qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze risultanti unicamente da sanzioni legittime, inerenti a tali sanzioni o da esse cagionate”.
La Lidu ricorda, a questo proposito, che le torture sono praticate quotidianamente nonostante l’inumana crudeltà e la pendente condanna dell’Onu. La Lidu ricorda inoltre che, oltre ai fatti di Genova, tortura è la reclusione in carceri inadeguate alla detenzione, l’indifferenza verso gli immigrati e la chiusura delle frontiere, la discriminazione verso appartenenti a minoranze etniche, persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbt) e soprattutto poveri. Torture, inoltre, sono i maltrattamenti all’interno delle mura domestiche, episodi più nascosti, silenziosi e raramente denunciati. La Lidu ricorda che tra il 2009 e il 2014 Amnesty International ha registrato torture e altri maltrattamenti in 141 Paesi ma, dato il contesto di segretezza nel quale la tortura viene praticata, è probabile che il numero effettivo sia più alto.
La Lidu rammenta inoltre che gli italiani sono ancora in attesa di una legge che ratifichi la Convenzione delle Nazioni Unite, più di vent’anni dopo. Sebbene qualche passo in avanti sia stato fatto ad aprile, con l’approvazione alla Camera della proposta di legge per l’introduzione del reato di tortura, non siamo ancora al passo con le più corrette Democrazie. Il decreto, infatti, che prevede pene da 4 a 10 anni per i colpevoli, più l’aggiunta di aggravanti se a commettere il reato è un pubblico ufficiale, non risulta nemmeno paragonabile alle leggi vigenti in Europa: in Francia il minimo della pena corrisponde a 15 anni e in Inghilterra il massimo è addirittura l’ergastolo. Sicuramente quindi il testo non è ancora perfetto, ma noi della Lidu siamo positivi in quanto consapevoli che questo progetto costituisca un varco nell’introduzione del termine tortura all’interno del nostro codice penale.
di Redazione