Spending review statale necessaria

sabato 20 giugno 2015


Se Napolitano ha scelto arbitrariamente per tutti e ci ritroviamo, non eletti, governi di sinistra incapaci quanto illegittimi dal 2011, non ci si può poi lamentare che gli italiani non vadano a votare. Se si lascia che un Renzuccio bello qualsiasi, con l’Italicum, scavi un ulteriore solco disastrosamente profondo e incolmabile tra l’elettorato, cioè gli italiani, e il loro Senato della Repubblica, dando il potere di designazione dei rappresentanti senatori alle Regioni e ai partiti politici imponendoli agli italiani resi così “inoffensivi”, nel senso che non possono fare alcunché per reazione, non ci si stupisca che la protesta, neanche più tanto sorda o muta, cresca a dismisura e cerchi spazi/sfiatatoi per deflagrare. Mi togli la parola ed il potere di decidere? E io non ti do più neanche la mia voce. Così t’attacchi. Ecco il perché del successo dei Cinque Stelle (protesta gridata) e dell’astensionismo record (protesta muta). L’onda diventerà presto una marea. La maggioranza è già oggi in Italia, ormai, la minoranza, cioè quei pochi che ancora vanno a votare, che poi non sono altri che quelli per lo più interessati alla pagnotta impiegatizia statale. La maggioranza, gli altri, per lo più se ne fregano. Ed a ragione.

In realtà il nostro è il Paese più disorganizzato della terra, lo si vede da ogni cosa. Non bisognava certo aspettare l’invasone degli immigrati per accorgersene. Insieme al giochetto del fare aumentare dissennatamente il debito pubblico sulle spalle di tutti, si è proceduto anche ad accentrare dissennatamente troppo, tutto, nelle grandi città, quando, al contrario, si sarebbe dovuto, da più di trent’anni, fare esattamente l’opposto, e cioè decentrare, aprendo fabbriche e industrie nelle città di provincia, rendendo lì la vita lavorativa agli italiani piacevole e possibile. È quello che va e che andrebbe fatto ancora oggi. Ma chi lo fa? Non certo questi governi di imbroglioni di sinistra impostici da Napolitano. Ci vuole piuttosto la forza politica in strettissimo contatto con le esigenze della popolazione, che, anche dotata di visione e strategia per il futuro, attacchi con politiche utili per il Paese.

Si tenga ben presente che la marea travolgerà presto le istituzioni stesse, se non si procede a riordinare velocemente il Paese, riportandolo, con il voto, alla democrazia, il cui fondamento è nella maggioranza, quella effettiva. Dunque decentrare costruendo fabbriche ed industrie nei paesi e nelle città di provincia, avviare imprese per la produzione nelle migliaia di piccoli centri italiani oggi svuotati follemente a causa di “politiche” becere e cieche di accentramento e di sostanziale, nefasto panstatalismo assistenziale, parassitario. Lasciare che si produca dovunque, con incentivi pubblici e autonomamente economicamente, in Italia.

Contestualmente, è necessario procedere a rendere effettiva la spending review nel senso della drastica riduzione dei numeri, delle strutture, delle organizzazioni, degli enti, e dell’intero organigramma statale, dell’intero corpo politico e di quello parlamentare, ridurre loro competenze e funzioni, pensioni e vitalizi, trattamenti economici in tutto ciò che è pubblico, istituzioni e ovunque. Convertire e destinare tutto alla produzione efficace ed effettiva, al mercato. Procedere al riordino complessivo, in definitiva, allo stesso modo in cui lo si farebbe all’interno di una normale casa, da una normale famiglia italiana. Si spenda per ciò che realmente serve, si elimini tutto ciò che non serve. Non è difficile, basta applicare le normali regole basilari di economia e di buon senso di una famiglia allo Stato. Non ha che da guadagnarci, lo Stato e soprattutto tutti noi, ognuno di noi. Facciamolo!


di Cesare Alfieri