sabato 13 giugno 2015
Basta, basta, basta! Siamo tutti stufi di ascoltare ogni mezzora sui telegiornali tutti, ivi compresi quelli di Mediaset, la parola legalità riferita ovviamente a coloro che si sentono gli unici depositari del principio che è alla base del vivere civile, i magistrati. A parte il fatto che i giudici non sono i depositari della legalità ma solo i destinatari delle norme che la disciplinano, essendo la legalità un principio che tutti dovrebbero rispettare, ivi compresi i magistrati.
Tratto questo argomento perché ieri due giornalisti di “Panorama” tentavano di commentare lo scandalo di Mafia Capitale, nel quale, utilizzando le intercettazioni, al quale certamente non è estraneo il sindaco Ignazio Marino, avendo come interlocutore il magistrato Sabella, nominato dallo stesso primo cittadino assessore alla legalità. Questi con arroganza ed alzando la voce rivendicava il doppio ruolo di magistrato ed amministratore comunale per sostenere che la lettura di quelle intercettazioni era incompleta e pertanto non dimostrava il coinvolgimento del sindaco Marino, nonostante il finanziamento di feste e convegni utili per la sua elezione.
Mio padre era un magistrato che esercitava la sua funzione rispettando le norme dettate non solo dai codici ma principalmente dall’Ordinamento giudiziario - che all’epoca vietavano qualsiasi cointeressenza tra la politica e l’esercizio della giurisdizione, in presenza di una associazione che aveva una sola corrente dal nome emblematico ”Indipendente” - e ricordo la severità con la quale il Csm trattava quei magistrati che violavano tale ferrea distinzione, determinando l’espulsione dal ruolo o il blocco della carriera. Viceversa, dopo Tangentopoli, in presenza dell’attuale Ordinamento giudiziario, il magistrato che interferisce in qualche modo con la vita pubblica, acquisisce una nota di merito, a tal punto che, il pifferaio fiorentino nomina un magistrato, Cantone, quale commissario speciale all’anti corruzione, Grasso che presiedeva la Procura generale Antimafia, diventa presidente del Senato, ed altri magistrati, previa sospensione temporanea dal ruolo, fanno politica, tanto qualora dovessero essere trombati riprendono servizio, assicurando non si sa quale serenità di giudizio nel dirimere la controversie che assillano a causa delle lungaggini processuali i cittadini che aspettano decenni per avere giustizia.
È semplice concludere lamentando lentezze e disfunzioni, ma il popolo italiano che in questo momento a causa dell’immigrazione selvaggia e dannosa per la salute di tutti, non può che invocare il rispetto della legalità, ma non si rende conto che coloro che dovrebbero rispettarla ed imporla non lo fanno perché condizionati politicamente dal partito di appartenenza, il Pd in particolare. Per Sabella le intercettazioni che riguardano il suo dante causa, Marino, non sono state lette integralmente, mentre tale discorso non è stato valido per Berlusconi e compagnia varia. Che spettacolo di indecenza costituzionale!
di Titta Sgromo