Tasse e incazzature

mercoledì 20 maggio 2015


Il nostro è, fondamentalmente, un popolo che si rassegna, che subisce certe angherie senza fiatare. Per carità, quando si chiedono i sacrifici bisogna rimboccarsi le maniche; ma quando la “truffa” si annida nelle righe di qualche decreto-legge il cui testo è spesso incomprensibile ai più (deputati e senatori compresi), allora la rabbia (l’incazzatura, per dirla con termine meno elegante ma sicuramente più appropriato) non può non prendere il sopravvento.

E così oggi scontiamo anche certe decisioni assunte dal Governo guidato da Enrico Letta (non fossero sufficienti i danni dell’Esecutivo Monti). Infatti, proprio in questi giorni di dichiarazione dei redditi (per l’anno 2014) gli italiani pagano le conseguenze di quanto stabilito dal decreto legge n. 102 del 2013 (convertito con legge 28-10-2013, n. 124). Quel decreto riguardava le “Disposizioni urgenti in materia di Imu, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici”. In quel decreto, si leggeva tra l’altro (testualmente): “A decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2014, il contributo previsto nell’articolo 334 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, è indeducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive. A decorrere dal medesimo periodo d’imposta cessa l’applicazione delle disposizioni del comma 76 dell’articolo 4 della legge 28 giugno 2012, n. 92”.

Che, detto in parole povere, vuol dire che a partire dalla dichiarazione dei redditi di quest’anno, quella che in questi giorni milioni di contribuenti tentano di compilare, non si potrà più dedurre il contributo al Servizio Sanitario Nazionale sulla polizza Rc Auto. Per carità, generalmente si tratta di importi che non ti cambiano certamente la vita, però (è inutile negarlo) siamo di fronte all’ennesima sottrazione di sgravio fiscale che il contribuente (almeno quello corretto, quello cioè che ancora assicura la propria autovettura) è costretto a subire da uno Stato che, nel contempo, tutto fa tranne che trattare con il riguardo che merita il cittadino perbene. E questo, ritornando alle righe iniziali, non può che fare incazzare.


di Gianluca Perricone