Wikileaks a 5 Stelle

martedì 12 maggio 2015


Tra i significati del termine anglosassone "leak" c'è anche il neutro femminile 'fuga di notizie'. Nel caso del Movimento Cinque Stelle la fuga (di notizie) è stata piuttosto breve. Ed infatti il sito grillo-leak.com è riuscito ad essere in rete assai poco. Poi c'è stato chi (Polizia Postale o hacker?) ha provveduto a renderlo irraggiungibile a quel popolo della Rete tanto caro al comico ligure ed ai suoi adepti.

L'hashtag Twitter #GrilloLeaks la rete non perdona era lì a dimostrare che era in corso un'operazione di controinformazione su Grillo e il M5S. I quali, è bene ricordarlo, sono gli stessi che sulla Rete e sulla trasparenza dei Palazzi (altrui) hanno costruito il loro successo elettorale, incluse quelle "primarie on line" che tanti dubbi hanno ovunque suscitato.

Stavolta la Wikileaks pentastellata aveva cominciato a raccogliere quello che i grillini hanno sempre preteso dagli altri: rendere noti gli incontri, le conversazioni, i dibattiti, ed il tutto in nome della trasparenza di cui sopra. Il problema è che la diretta in web-tv, nelle riunioni dei cinquestelle, erano (e sono) tabù: degli altri si deve sapere tutto, di noi si taccia.

"Leak", fuga di notizie. Simili a quelle sulle quali grillini e similari hanno chiesto chiarezza. E per chi, come noi, hanno ancora in mente quella "scatoletta di tonno" che doveva essere aperta (da chi, evidentemente, non è in grado di rompere neppure il relativo grissino), o quel Palazzo le cui vicende dovevano essere note a tutti i cittadini, bé permetteteci di aver qualche dubbio sulla trasparenza di Casaleggio, Grillo e soci. Soprattutto perché, quando si chiede agli altri di essere trasparenti, si dovrebbe essere i primi a rendere pubblici non i numeri dei cellulari (cosa alquanto scorretta) ma almeno le riunioni del movimento, soprattutto quando sono politicamente (ed eticamente, visto che trattano anche di espulsioni) rilevanti.

"Passo la settimana parlamentare ad aumentare i miei follower", "Casaleggio decide, io eseguo..."), "Gli attivisti non contano, conta quello che decidono su a Milano" sono affermazioni che confermano che aria si respira nel Movimento in cui la sbandierata partecipazione sembra essere solo un misero bluff.


di Gianluca Perricone