giovedì 16 aprile 2015
Contate con noi duemilacentosettanta volte un miliardo di euro e avrete messo insieme l’immensità del nostro debito, una cifra paurosa, terribile, che come il leviatano di Hobbes diventa sempre più grande, alla faccia dei tesoretti. Su questa storia è poi ora di farla finita; è una bugia metropolitana inventata (come tante altre) dal centrosinistra, che quando governava Berlusconi parlava di buchi di bilancio (aperti e nascosti), quando c’erano o ci sono loro (guarda caso) di tesoretti accumulati o ritrovati.
Stupidaggini, eresie, polvere di stelle, i soldi sono il frutto dell’utilizzo fino al limite delle tolleranze Ue sui deficit, sono il frutto di entrate ipotetiche e di risparmi auspicati, sono il frutto di speranze di crescita tutte da vedere. Il tesoretto nella realtà è in parte un nuovo buco e, se va bene, in parte qualche colpo di fortuna. In Italia la programmazione economica non esiste, come non esiste il governo dell’economia e delle entrate, perché la politica fiscale anziché essere dettata dal Parlamento e dall’Esecutivo, è scritta da Equitalia e dai suoi aguzzini. Roba da Terzo Mondo. Da noi da anni la politica ha abdicato. La politica della giustizia l’hanno appaltata ai magistrati, quella fiscale agli enti di riscossione, quella del lavoro ai sindacati e per finire gli indirizzi strategici e strutturali li hanno affidati all’Europa e quindi alla Germania.
Come nazione non contiamo niente e come cittadini siamo schiavi dello Stato e del potere, sfruttati, emarginati, addirittura diffidati dalla Turchia, avete letto bene, Turchia! Ma vi pare normale che il capo di un Paese dove il diritto è medioevale, la società è arretrata, le garanzie sono virtuali, ammonisca il Santo Padre? Vi pare normale che la risposta del nostro immenso ministro degli Esteri sia stata: “Toni eccessivi”. Roba da non crederci, persino la Turchia si prende il lusso di urlarci contro. Sia chiaro, nulla contro contro la gente turca che rispettiamo e consideriamo, parliamo di politica di Stati e di potere contrattuale. Siamo finiti ai margini di tutto, incapaci di difendere il Papa su cose sacrosante, incapaci di farci sentire in Europa sui vincoli, sull’immigrazione e sull’economia, incapaci di alzare la voce sulla Libia e sul Mediterraneo, il mare nostrum si fa per dire, perché quel mare è di tutti meno che nostro.
Come se non bastasse poi, al resto ci pensa Renzi ed il suo governo a spremerci come limoni, ossessionarci di ingiunzioni, raccontarci favole perché siamo creduloni, illuderci di crescita e ricchezza, alla faccia della sfrontatezza. Quel numero gigante che abbiamo indicato all’inizio è quello di un debito che sale, i miliardi che volano per tutto sono quelli di un deficit tirato al limite, le entrate indicate sono quelle di milioni di cartelle molte volte sbagliate, contestate, viziate e spesso firmate da chi non doveva (perché non poteva!); quei famosi dirigenti pagati con i soldi della gente, sui quali la Consulta ha fatto luce. Ci dicono che cresceremo della 0,7 per cento, ma se pure fosse l’uno per cento sarebbe una minuzia per come stiamo. Per andare avanti dovremmo fare due, tre volte tanto. Lo sanno bene i nostri governanti, ma per tenerci buoni mandano le ancelle in televisione a dire cretinaggini sulle tasse e sull’occupazione.
Insomma, siamo stanchi. L’Italia è inquieta, piegata ed esasperata e non lo si vuole capire; i politici pensano di averla in mano, di comandarci come una squadretta e trattarci da sudditi ed evasori. Ma vi rendete conto? Lo fanno loro, la classe politica e dirigente, quella che da anni riempie di scandali l’Italia, quella che ci ha portati alla rovina, quella che trucca appalti e forniture, lavori ed infrastrutture, quella classe politica che ha fatto il Mose, l’Expo, Mafia Capitale, grandi sistemi, Monte dei Paschi di Siena, Ischia e cooperative, i viadotti siciliani, insomma tutto il male che si poteva.
Siamo alla comiche signori, o ci chiedono scusa e fanno pace a partire dal fisco, dalla burocrazia ai disservizi senza fine, o ci fanno respirare e tornare a casa con la famiglia in pace e sicurezza, oppure a casa ce li dobbiamo mandare noi. Siamo italiani, mica mercenari, è a noi che la Costituzione assegna la sovranità e non la sudditanza. Torniamo padroni del futuro e vedrete che tornerà pure la speranza.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca