Riflessioni sull’Europa

mercoledì 25 marzo 2015


Nelle popolazioni dei vari paesi europei, soprattutto mediterranei, è molto diffusa la critica all’Europa. Critica spesso esagerata, a volte anche strumentalizzata per interessi di politica interna. C’è anche una critica più costruttiva rivolta all’attuale modello di un’Europa che ha realmente disatteso le aspirazioni dei cittadini europei e che ha contribuito ad aggravare le disparità esistenti nelle popolazioni europee.

Caratteristica delle critiche più radicali all’Europa è che esse provengono da due ideologie contrapposte, cioè da estrema destra e da estrema sinistra, da due culture che, per altro, si escluderebbero vicendevolmente.

E ciò perché, entrambi gli opposti schieramenti s’incontrano nel mettere in evidenza come i ceti medi si sono impoveriti pagando un caro prezzo alla politica della rigida austerità, simboleggiata dalla Germania; s’incontrano nel mettere in evidenza l’insicurezza di prospettive future per le giovani generazioni delle nostre società, nonché l’insicurezza fisica degli abitanti delle nostre città; il tutto spesso ben condito con le complesse tematiche dell’immigrazione indiscriminata.

Queste le motivazioni profonde dell’anti-europeismo, diffuso soprattutto nei paesi mediterranei. Ed è soprattutto nella Germania della Merkel, in modo particolare nella politica economica imposta dai tedeschi, che si vede l’ostacolo maggiore per la realizzazione di un nuovo “modello” di Europa.

E, in effetti, non si crede che la Germania acconsentirebbe, oggi, a un’Europa più solidale, per esempio sottoscrivendo gli Eurobonds. Manca, infatti, nella pubblica opinione tedesca quello spirito di solidarietà verso gli altri Paesi, soprattutto mediterranei, che fu presente al momento della riunificazione delle due Germanie (l’Occidentale e l’Orientale). Allora era il profondo sentimento nazionale che cementava le due popolazioni. Oggi, invece, non ci si sente affatto accomunati con le altre popolazioni europee. Anzi, proprio perché si rimprovera loro una pessima gestione delle risorse economiche, non si è affatto disposti a trovare una soluzione comune, a venire loro incontro. Mancando un sentimento di solidarietà europea, ci si sente caratterizzati quasi esclusivamente dagli aspetti nazionali. Le considerazioni elettoralistiche dei politici tedeschi, poi, aggravano ulteriormente la situazione. Eppure, come è già stato da altri sottolineato, il ristagno economico presente anche nei paesi europei più ricchi, come la Germania, può trovare un valido antidoto risolutivo nella ripresa generalizzata di tutti i paesi europei. Aiutare gli altri, in altri termini, significa sviluppare ulteriormente anche lo sviluppo economico tedesco.

Non è con il puntare i piedi sulle politiche rigorosamente restrittive e di austerità, da fare adottare agli altri paesi europei, che si aiuterà anche la Germania a superare il proprio ristagno economico. Bisogna, invece, espandere il mercato del lavoro per aumentare la domanda dei beni di consumo. La soluzione da individuare non è nell’elargizione benevola a favore dei paesi in difficoltà, bensì in questa nuova direzione (espansione del mercato del lavoro con aumento della domanda dei beni di consumo) con la quale si otterrà un vantaggio per tutti, Germania compresa.

Soprattutto se si tiene conto che 19 dei 28 Paesi dell’Unione Europea hanno già abbandonato la loro sovranità monetaria (i paesi dell’Eurozona) e si dirigono ora, anche se la tempistica non è precisata, verso un comune progetto politico. Per questi 19 Paesi esiste già il dovere, più pressante oggi che ieri, di raggiungere un obiettivo di crescita comune. I vantaggi di una grossa spinta di domanda, si riverserebbero su tutti. Anche se - ci sembra quasi ovvio sottolinearlo - bisognerà continuare, anzi, intensificare, le riforme interne a ciascun Paese, senza dimenticare però che le pur indispensabili riforme non avranno effetti benefici nel breve periodo.


di Guido Fovi e Niccolò Dimivi