Misericordia, grande strumento di giustizia

martedì 17 marzo 2015


Giubileo della Misericordia: un percorso straordinario verso la salvezza da vivere in condivisione, speranza, giustizia, impegno al servizio di Dio e degli altri nella gioia e nella pace con tutti. Un anno eccezionale per la remissione dei peccati e delle pene dei peccati, per la riconciliazione, per la conversione e per la penitenza sacramentale. Perché della Misericordia? Perché al cuore di esso c’è l’azione salvifica di Dio, ancora meglio c’è il Dio misericordioso che in Cristo morto e risorto "riconcilia a sé il mondo" (2 Corinzi 5,19), vale a dire l’uomo razionale, che consapevole ha la coscienza di non potersi liberare da solo dei suoi peccati. L’annuncio di Papa Francesco di un anno di grazia deve farci riflettere sull’unicità dell’azione che solo, e solo, attraverso la Misericordia ci porta alla virtuosa sintesi che ricongiunge l’uomo al Suo Creatore.

In un mondo globalizzato, massificato e relativista, la Misericordia predica il fondamento di ogni civiltà e non è altro che il dialogo vissuto dagli uomini e benedetto da Dio, qualunque esso sia. Solo il dialogo esprime la maturità delle culture, delle personalità e delle comunità ed è l’unico strumento capace di spegnere il fuoco delle spinte fondamentaliste che vorrebbero interpretare la fede e la verità come possesso, che era solo una prerogativa solo del pensiero pre-alessandrino, piuttosto che come dono. Dinanzi alle paure e alle inquietudine di questo tempo deve essere impegno di tutti guardare la terra con gli occhi della fede, dell’amore e della Misericordia e aprire testardamente il cuore proprio quando potrebbe sembrare più facile chiudere bottega.

Da qui nasce il desiderio di giustizia che si configura in un nuovo Umanesimo che deve essere applicato ai massimi termini, come un’esigenza non solo fisica ma naturale, per la quale, nella punizione dei soprusi mondani, non basta la blanda azione della provvidenza, (quella con la p minuscola) ma occorrerebbe l’opporsi di una forza, la Provvidenza con la P maiuscola, ben più giusta e manifesta. Non ho sempre tanta simpatia per l’azione puramente epidermica delle esteriorità, delle liturgie e dell’azione dei tanti farisei che si credono custodi di una realtà ingiusta alla quale opporsi solo con le preghiere e la rassegnazione.

Cambiare attraverso il dono della Misericordia significa andare oltre la rassegnazione, oltre ai consigli di carità pelosa, oltre consolidati stoicismi, gravati dalla temporalità meschina dei tanti. Accetto la giustificazione della visione agostiniana dell’uomo fragile, ferito, tentato ma cerco, attraverso quella Misericordia di non dare scandalo e di confondere la fede con la complicità di non affrontare i problemi reali e quotidiani evitando così il gravoso incomodo di doverlo eliminare e sostituirlo con il bene. Ora, non temo i giudizi severi e il rogo di Campo de' Fiori di coloro che potrebbero indignarsi perché non voglio essere complice, sebbene siculo, di quell’omertà che lede il falso perbenismo di chi predica bene ma razzola male.

Non sono sempre entusiasta nei confronti dell’azione bergogliana ma l’apertura e la straordinarietà di questa iniziativa spalanca ancora di più consapevolmente le finestre della Chiesa: ‘Non enim possumus quae che vidimus et audivimus non loqui’. Aria di Misericordia, non vecchie abitudini che condannano senza appello i peccati del Popolo di Dio, non azioni legate alla logica del potere e al parossismo del comando, alla forza del diritto e al diritto della forza con una bestialità mostruosa dove il sopruso del violento prevale sull’inerme schiacciandolo. Respirare santità e dispensare Misericordia.

Dio non si manifesta solo con la potenza dei miracoli, ma con la presa su di sé dell’infermità delle nostre passioni stimolandoci nella comprensione, nella cortesia e nella ricerca dell’amore perfetto verso gli altri. Perché? Perché “Misericordia è giustizia”.


di Beppe Cipolla