La moglie lo tradisce, spazio sul Corsera

martedì 17 marzo 2015


“Amore mio, per te farei di tutto, lo sai... e invece tu ti faresti tutti”.

Inizia così il testo di una lettera contenuta in una pagina a pagamento sul “Corriere della Sera” (la 24 dell’edizione nazionale di ieri) che questo ancora ignoto signor Enzo si è comprato per fare sapere a tutta Italia, e anche a mezzo mondo, che la propria moglie gli fa continuamente le corna. Sembra incredibile, qualcuno ipotizza una trovata pubblicitaria, ma la pagina Facebook a cui rimanda il per ora ignoto coniuge tradito non rimvia a sua volta alla vendita di prodotti. Magari di una qualche agenzia investigativa specializzata in infedeltà coniugali. Ci sono invece numerosi “post” estrapolati dall’esilarante lettera di addio con cui Enzo dichiara alla moglie che “ci rivedremo in tribunale”. La casistica del tradimento con il personal trainer, la finta vacanza con le amiche in Egitto, l’incontro al buio con “real_macho” conosciuto su un chat erotica.

La moglie del signor Enzo, a sentire il marito, che dichiara anche di avere frugato il suo computer, e di avere visto le foto, non si sarebbe fatta mancare niente. Fino al tradimento con “tu sai chi”, uno dei suoi colleghi. E l’invito ironico: “se vuoi te ne presento altri”.

Il caso del signor Enzo e della sua moglie presunta Messalina sembra non avere precedenti nella pur numerosa casistica di chi si compra pagine di giornale per comunicare alla gente le proprie ragioni, le proprie angosce e i propri lutti. Una casistica sterminata che include anche soggetti istituzionali come l’Anm che lo scorso 11 dicembre, in piena polemica sulle ferie dei magistrati, ha comprato due intere pagine , sul “Corriere della sera” e su “Repubblica”, per fare sapere agli italiani che i magistrati italiani sono i più produttivi d’Europa. Anche se dall’arretrato civile e penale nonché dalle condanne europee e da quelle della legge Pinto apparrebbe vero l’esatto contrario.

Anche il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, prima delle primarie del novembre 2012 ricorse a questo mezzo, ma mal gliene incolse. Nonostante le due pagine su “La Stampa e “Corriere” di cui parlò anche l’Huffington post italiano e sommerso dalle critiche che gli vennero mosse per avere fatto pubblicità a pagamento per l’evento in questione, a quel giro perse. Se Renzi si era avvalso di questo metodo anche i renziani ultimamente non sono stati da meno comprandosi il 9 ottobre 2014 una pagina del “Corriere” per tessere le lodi del governo di Matteo. In quel caso “Il Secolo d’Italia” ipotizzò che i sedicenti “cittadini comuni” altri non fossero che gli uomini dei poteri forti, bancari specialmente, che dall’inizio sponsorizzarono politicamente l’avventura dell’attuale premier.

Più recentemente la casistica ha annoverato il caso clamoroso di Flavio Briatore, che si è difeso così dalla campagna stampa de “L’Espresso” sulla sua cuoca intestataria di un conto da 39 milioni di euro in Svizzera come disvelato dalla cosiddetta lista di Harvè Falciani. Lo scorso 2 marzo Briatore ha infatti acquistato un’intera pagina sul “Corriere” e un’altra su “La Stampa” per dire le proprie ragioni. “Ecco il documento che prova come la cuoca non ha mai avuto un conto personale presso la banca Hsbc”, è il titolo. Poi compare la copia di una lettera su carta intestata della banca svizzera. La traduzione dall’inglese dice così: “Facendo seguito alla richiesta pervenutaci in data odierna, confermiamo con la presente che la signora Faroni Barbara era intestataria di una carta di credito collegata al conto n... della società Formula FB Business Limited presso la Hsbc Private Bank dal 3-8-2004 al 23-1-2008. Confermiamo inoltre che la signora non è mai stata titolare di un conto e nemmeno è, per quanto di nostra conoscenza, beneficiaria dei beni di suddetto conto corrente”.

Andando più indietro nel tempo, il metodo del “mi compro una pagina sul giornale” (magari perché i giornali non pubblicano mai le notizie di un certo tipo) è stato usato nel 2011, sul “Giornale di Vicenza”, dal padre di Alex di Stefano morto in un incidente in seguito al quale si suicidò anche sua moglie. Il ragazzino fu travolto nella macchina in cui viaggiava insieme al padre, che ne uscì illeso, da un elettricista risultato positivo ad alcool e droga che guidava contro mano in tangenziale. Su Facebook erano anche nati due gruppi: “Giustizia per Alex” e “Chiediamo 25 anni di carcere per Mirko Vendramin per omicidio volontario”. Semplicemente per avere giustizia. Facebook è stato spesso usato anche da chi per disperazione, o per pagare i debiti con Equitalia, aveva messo in vendita un rene. E’ il caso di Mauro Merlino, un ex imprenditore di 40 anni e padre di famiglia “per cui, purtroppo, il braccio armato dell’Agenzia delle Entrate non ha mostrato alcuna pietà”, come si legge in un articolo del sito “lintrapredente.it” apparso a giugno del 2014. E’ finita che Equitalia lo ha denunciato.

Non va dimenticato il caso del treno Italo e dei suoi imprenditori di riferimento che comprarono anche essi una pagina sul “Corrierone” per denunciare chi a loro dire li boicottava, cioè le Fs. Erano i primi di settembre del 2014 e l’annuncio apparve su “Corriere della Sera”, “La Stampa” e “La Repubblica”. Anche i dipendenti della sede Rai del Molise, quando si cominciò a parlare di tagli, sono ricorsi al sistema della pagina a pagamento. Lo hanno fatto su una serie di giornali locali della stessa regione e ne ha dato conto il sito di Prima comunicazione, Primaonline, lo scorso 11 giungo.

Quando poi non si ha la forza economica di comprarsi una pagina di un quotidiano, sia pure locale, c’è sempre la possibilità di imbrattare una città come Roma con manifesti fatti affiggere per lo più in spazi rigorosamente abusivi. Magari per chiedere alla propria ragazza di perdonarlo e di tornare da lui. E’ questo, last but not least, il caso di Gianluca Tirone, supporter ultrà della Lazio disposto a tutto nell’agosto del 2012 pur di rimettersi con la sua Camilla. A lui però è andata proprio male: non solo Camilla non è più tornata e non l’ha perdonato ma due mesi dopo è stato anche condannato a pagare 8 mila euro di multa per l’affissione abusiva. Alla fine, fatti due conti, sarebbe convenuto anche a lui una mezza pagina su “Il Messaggero” piuttosto che spendere chissà quante migliaia di euro in manifesti e multe.

@buffadimitri


di Dimitri Buffa