sabato 14 marzo 2015
Silvio torna in campo ma il campo non c’è più. Al posto del campo ci sono solo macerie e fratture insanabili da provare a riparare con un miracolo.
Ci riuscirà, dicono gli aficionados, così come riuscì in passato a rendersi protagonista di rimonte entusiasmanti ed inattese (da tutti tranne che dal diretto interessato). Già, in passato, perché questa volta ci sono molte cose che distinguono questa discesa in campo da tutte le altre. A differenza delle altre volte Silvio ha due problemi grossi: uno nel Paese ed uno a casa propria. Fossimo in lui baderemmo bene a non sottovalutare lo scollamento con la pancia dei suoi elettori , provocato dall’eccessivo appiattimento sulle posizioni filo renziane. Le spiegazioni fornite non hanno convinto la sua gente che proprio non l’ha bevuta la favola del padre costituente che si preoccupa degli interessi del Paese.
Questa volta la divergenza è seria e non basterà schioccare le dita chiamando il popolo alla lotta contro il pericolo comunista perché, quando c’era da inciuciare al Nazareno, Berlusconi il pericolo comunista se l’è dimenticato lasciando i suoi in braghe di tela come l’ultimo giapponese cui non avevano comunicato la fine della guerra. Quanto ai problemi interni al suo Partito, quelli si appianeranno in un attimo perché tanto è lui quello che paga i conti e quindi i congiurati, i finti amici e quelli del cerchio magico che lo consigliano così male, saranno ridotti a più miti consigli e torneranno a cantare l’inno ed ad ascoltare le barzellette del Capo ridendo di gusto per compiacerlo.
L’unico che non si arrenderà sarà Raffaele Fitto che tuttavia non aveva intenzione di fargli le scarpe (come sussurrano a Berlusconi coloro che lo temono) ma di dare una scossa ad un Partito in crisi di idee, di linea politica e di capacità di mostrarsi come alternativa credibile all’attuale Governo. Anche Salvini, che si è ormai ben calato nella parte da ultimo baluardo dell’antirenzismo che prima spettava al Cav, procederà dritto per la sua strada.
Questi mesi di latitanza forzista gli hanno permesso di consolidarsi come Partito nazionale di centrodestra (ancora sottostimato a parere di chi scrive) per cui andrà per la sua strada lasciando furbamente che Berlusconi contenda ad Alfano il consenso centrista, quella piccola riserva indiana buona per chi crede che la maggioranza dei moderati sia composta da ex democristiani mai pentiti che stanno lì al centro, orfani di Andreotti e delle convergenze parallele. Ed infatti colui che teme di più la ridiscesa in campo di Silvio è proprio Alfano che sicuramente avrà assunto dosi massive di Maalox combinato con Imodium e si starà chiedendo quale sia una buona scusa inventare per tornare all’ovile senza rischiare l’onta di dover contendere Toti il privilegio di portare a spasso Dudù.
Sta quindi a Silvio uscire dall’angolo e cavalcare l’onda emozionale del ritorno, fare sponda con Bersani per ammazzare politicamente il Premier, chiedere scusa ai suoi elettori per la scappatella con Matteo Renzi, ridestare nel suo popolo lo spirito del 94 e ristrutturare totalmente il suo Partito a partire da chi gli da sempre ragione, avviando nel contempo la ricerca di un nuovo vero leader che possa affiancarlo. Il tempo è poco, l’età avanza ed i margini per non diventare un cespuglio alla NCD sono diventati veramente esigui. Buona fortuna.
di Vito Massimano