venerdì 13 marzo 2015
Roberto Zaccaria, Walter Veltroni e Vincenzo Vita: tre no storici e democratici alla riforma Rai targata Matteo Renzi. Le perplessità sull’impianto “dirigista” dell’azienda radiotelevisiva del servizio pubblico si allargano anche al disegno di legge predisposto dal Consiglio dei ministri che in pratica si sovrappone al piano del direttore generale Luigi Gubitosi, raccogliendone alcuni aspetti manageriali come quelli delle due newsroom per l’informazione. La Rai diretta e controllata da Palazzo Chigi non si era vista neppure ai tempi di Ettore Bernabei (filo diretto Roma-Firenze-Arezzo con Amintore Fanfani) e di Biagio Agnes (stretto legame meridionale Roma-Avellino con Ciriaco De Mita).
I “no democratici” vengono da tre personaggi che hanno avuto “le mani in pasta” nelle vicende dell’azienda di viale Mazzini per tanti anni, quelli del consociativismo democristiano-comunista del compromesso storico che portò alla spartizione della Rai in tre filoni d’azienda: Rai 1 sotto l’ègida cattolica, Rai 2 sotto l’influenza socialista e Rai 3 sotto il controllo comunista. È notorio che Antonio Tatò, braccio destro di Enrico Berlinguer, partecipò al tavolo di negoziato con Enrico Manca (Psi) e Clemente Mastella (Dc) per la nascita del Tg3 di Sandro Curzi che riceveva tutte le mattine una telefonata di Walter Veltroni e Vincenzo Vita allora responsabili del settore informazione del partito.
Ora Roberto Zaccaria osserva: “Gli organi di Governo della concessionaria del servizio pubblico non possono essere espressione esclusiva o prevalente del potere esecutivo”. Non lo dice l’ex presidente della Rai dal 1998 al 2002 ma il professore di diritto delle comunicazioni, ricordando: “I tanti pareri nitidissimi della Corte Costituzionale”. Zaccaria boccia l’ipotesi che l’amministratore delegato, nelle cui mani dovrebbe andare la massiccia concentrazione di poteri, possa essere indicato dal ministro dell’Economia (il 99 per cento delle azioni della Rai appartiene al Tesoro) e votato dal Consiglio dei ministri. “Il Cda - osserva Zaccaria - come avviene in tutte le tv pubbliche europee, a partire dalla Bbc, deve essere espressione della complessità sociale”.
Nell’ipotesi di Renzi il “capo azienda” accentra forti poteri in materia editoriale e di bilancio. Il premier giustifica il tutto con le difficoltà del rapporto tra Cda e direttore generale. A lui piace e auspica: “un capo responsabile che possa decidere”. Anche Veltroni boccia la Rai di Governo. “Dire che i partiti devono stare fuori dalla Rai - osserva - va bene ma tutti anche quelli che stanno al Governo”. A suo tempo però Veltroni, che è stato anche segretario del Pds, era interessato eccome alla gestione di viale Mazzini, tanto che gli venivano attribuite ingerenze nelle nomine e nelle assunzioni. Vincenzo Vita articola il suo ragionamento osservando che mentre è in corso la riforma della Costituzione è partita anche la modifica della Carta del mondo della comunicazione. “La sfera di competenza sulla Rai - aggiunge - sembra tornare al potere esecutivo, peggiorando persino la legge Gasparri. Insomma via i partiti ma dentro con due scarpe il Governo”.
Cosa succederà alla Rai? Basta in futuro con Rai 1, Rai 2 e Rai 3 tutte generaliste e spesso sovrapponibili e con informazione copia-incolla, per non parlare di programmi serali identici nei contenuti. Nelle menti Pd, che si occupano di comunicazione, è stata sfornata l’idea di tre reti specializzate: una generalista (Rai 1), una per l’innovazione, la sperimentazione e nuovi linguaggi (Rai 2) e una più culturale (Rai 3, senza pubblicità). Due sole newsroom per l’informazione ma il settore essenziale diverrà la fiction. E il Parlamento e il canone? Ancora da decidere. Il Movimento 5 Stelle vorrebbe l’abolizione della commissione parlamentare, un’altra ipotesi è che possa restare come organo d’indirizzo e controllo. E i sindacati interni? Potrebbero essere accontentati con l’elezioni di un membro del Cda a sette. La nuova Rai? Funzionale al potere. E le torri ? È un altro capitolo dopo i paletti dell’antitrust all’Opa di Ei Towers su Rai Way.
di Sergio Menicucci