Giustizia, investimenti: le fole del Premier

martedì 24 febbraio 2015


Il Governo, e segnatamente il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, fa sapere che avendo approvato il decreto attuativo relativo al Jobs act (decreto, non legge approvata dalle Camere), è venuto meno l’alibi per gli imprenditori e per gli investitori stranieri: che ora possono investire tranquilli nel nostro paese; e naturalmente sono venuti meno alibi anche nei confronti di quegli investitori e imprenditori italiani che preferiscono investire all’estero.

Ora se non segnatamente il Premier, almeno i suoi assistenti e consiglieri, per non dire dei ministri interessati, dovrebbero ben sapere che una delle principali ragioni per cui gli investitori stranieri rifuggono l’Italia e gli investitori italiani quando possono preferiscono altri Paesi, è costituito dalla assoluta certezza dell’incertezza del diritto, e della sua applicazione; dalla più volte autorevolmente evidenziata (e documentata) incertezza della irragionevole durata dei contenzioni giudiziari nel settore del “civile”; dalla quasi certezza della prescrizione per quanto riguarda i risvolti penali dei reati di truffa; dell’assoluta certa incertezza in campo fiscale, come qualunque fiscalista ed esperto in materia può confermare e documentare.

Su tutto ciò, pur avendo a disposizione da mesi una autentica stella polare costituita dal solenne, costituzionale messaggio alle Camere dell’attuale Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che letteralmente offre un programma di riforme puntuale, dettagliato per la soluzione obbligata e dovuta ai problemi del carcere e della giustizia, si deve registrare una totale e “semplice” latitanza dell’Esecutivo; che indisturbato (perché nessuno lo disturba) continua a raccontare autentiche fole. Si tratta di ennesime affermazioni ingannevoli e prive di fondamento. Non è una novità, è piuttosto una consuetudine. Questa è la situazione, questi sono i fatti.


di Valter Vecellio