Le mezze cartucce

sabato 14 febbraio 2015


Si era nel freddissimo dicembre del 1940 e la campagna di Grecia, una vera e propria follia militare, dopo una preparazione sbagliata di una campagna sbagliata, volgeva all’insuccesso. Nevicava a Roma e Mussolini ne era contento. Così cinicamente commentava nel caldo di Palazzo Venezia: “Questa neve e questo freddo vanno benissimo così muoiono le mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana….”. Quelle di allora!

Che mezze cartucce non erano, bensì soldati mandati a combattere per la mussoliniana “guerra parallela”, mal’armati, mal preparati e mal diretti, sulle aspre montagne del fronte greco-albanese e nelle infuocate sabbie del deserto libico-egiziano! E lì sarebbe finita, tra umilianti sconfitte, nel giro di pochi mesi, tra quelle impervie montagne -Coriza, Perati, Klisura, solo per Le mezze cartucce, semmai, potevano essere i tronfi ed incapaci generali, conte Sebastiano Visconti Prasca e Rodolfo Graziani! Già, come adesso! Le mezze cartucce di “ieri”, dunque! E quelle di oggi, tragici buffoni e contraffattori di professione che si ergono a paladini di un “riformismo epocale” che di epocale ha soltanto l’obiettivo del definitivo consolidamento di dinamiche castali e di funzioni coesive per “affari ereditari di famiglia”? E le tanto sbandierate riforme costituzionali? Quali?

Quelle ridicole tese alla sopravvivenza di strutture di un potere parassitario, dalle Province per finire al Senato, per di più ora sottratte anche al voto popolare? Il rispetto dei principi della democrazia rappresentativa, una volta eliminata la elettività dei rappresentanti politici, ne avrebbe semplicemente imposto la soppressione! Per non parlare del semplice spostamento di qualche competenza regionale all’Autorità centrale, enfaticamente appellato come “Revisione del Titolo V”, lasciando intendere chissà quali sfracelli, ma solo per far sì che il più putrido sistema di parassitismo politico mai esistito, quello delle Regioni, possa continuare indisturbatamente a funzionare. E si stenda pure un pietoso velo sulle riform(icchie) del lavoro, del fisco, etc.!

Quale smisurato manto di menzogne sta coprendo la nazione, anzi il cadavere della nazione, che ora ha anche trovato il suo massimo Rappresentante in un grigio soggetto in grigio per una Repubblica ancora più grigia, plumbea, ed un regime che sarà/è il becchino della nazione e della sua stuprata e morente democrazia rappresentativa! Un regime in cui “il più villan fottuto può diventare un Padreterno”, un regime, “un’autorità governante”, un monstrum -il vecchio sogno della sinistra inseguito da sempre e finalmente avveratosi!- a cui tutti gli opportunisti, i codardi, i pusillanimi, vogliosi solo di sopravvivere o, peggio, di saltare sul carro del vincitore, si aggregano giulivi.

E’ proprio vero, i politici, tanti di questi politici, non ci piacciono! Keynes diceva di loro “sono orribili, la loro stupidità è inumana” e li chiamava “folli al potere” e “alienati”. Tentano di immaginare e di far immaginare “il paradiso in terra”, ma il risultato è ora un molto rispettabile inferno! Eppure sono perfettamente funzionali a questo regime in apparenza “dialogante”, ma in realtà dotato di un sottile meccanismo coercitivo, sempre più pervasivo e totalitario, una sorta di isteria totalitaria collettivistica strisciante per via democratica. Non gli basta più il possesso di tutto il potere: vuole il possesso della coscienza privata di tutti i cittadini, vuole la “conversione” di tutti gli italiani, ha le pretese di una religione, le supreme ambizioni e le inumane intransigenze di una “crociata religiosa”.

La beatitudine a chi si converte ma nessuno scampo a chi non si lasci battezzare! Eppure il destino vorrà che l’ultimo canto dell’ultimo “intellettuale- cantore” di questo regime, l’ultimo canto “dell’ultimo Appelius”, si spegnerà nel suo più totale sfacelo!


di Francesco Giannubilo