Il grande scandalo delle banche popolari

venerdì 13 febbraio 2015


Un altro scandalo della anomalia antidemocratica del governo Renzi. Sono dieci milioni di plusvalenze quelle realizzate, in uno scenario inquietante, nello scandalo del decreto Renzi sulle banche popolari. Renzi, suoi amici e loro parenti, grazie a operazioni su cui sta indagando la Consob, hanno guadagnato dieci milioni di euro dal decreto, voluto con forza da Renzi stesso, relativo alla futura “riforma” che obbliga le prime dieci banche popolari a trasformarsi in società per azioni.
 La Banca Etruria di papà Boschi è quella che ha guadagnato di più, salendo, dal 3 gennaio 2015, del 57 per cento, ovvero più di tutte le altre.

La banca è stata commissariata ieri dalla Banca d’Italia ma dieci milioni di guadagno sono tanti, e Pier Luigi Boschi, papà del ministro imposto da Renzi, è non solo il vicepresidente della banca distrutta e ora commissariata, ma anche con pacchetto azionario della banca da lui amministrata, in capo alla famiglia stessa. La Banca d’Italia ha segnalato che la Banca Etruria aveva perdite su perdite da molto tempo, dovute alle ingenti manipolazioni sul portafoglio crediti ed oggi gli amministratori della banca sono stati mandati a casa e sono stati nominati i commissari che dovranno procedere, stante il danno, alle attività atte a recuperare la grave crisi. Ma ciò che è davvero importante, oltre all’avere colpito e affondato una banca da cui la responsabilità, sono i dieci milioni di euro “guadagnati” e “intascati” dagli amici di Renzi grazie all’operazione di insider trading politico-finanziario.

Renzi stesso, per avere la sicurezza del decreto, ha per esso ventilato il ricorso al voto di fiducia, riducendo notevolmente i margini di manovra di chi puntava al suo stop e dando spazio e certezze nei giorni immediatamente precedenti all’approvazione alla realizzazione di movimenti anomali e inconsueti. Malgrado cioè l’andamento negativo di tutti gli altri valori sulle piazze finanziarie, incredibilmente nei giorni dell’”annuncio” del decreto, si sono poste in essere operazioni tali da fare guadagnare, col decreto, una decina circa di milioni di euro. Proprio nel periodo in cui il governo Renzi stava per adottare il decreto, quando cioè a mercati chiusi, Matteo Renzi ha annunciato la “riforma” del credito cooperativo, la Banca Etruria di Boschi ha cominciato a salire fino al 57 per cento, mentre tutte le altre popolari si sono attestate al solo 8 per cento.

Il reato di insider trading si sostanzia proprio nella conoscenza privilegiata di informazioni sui titoli, specificamente, delle banche popolari quotate prima e dopo l'annuncio del decreto Renzi. C’è quindi la necessità di arrivare ai beneficiari finali delle operazioni. Ad esempio si deve guardare agli intermediari esteri, al creatore del fondo Algebris, amico e finanziatore di Renzi, Davide Serra, il quale ha avuto una posizione importante nel Banco popolare. La sua Algebris ha infatti investito nel settore bancario e assicurativo italiano incluse le banche popolari, sapendo in anticipo del decreto sulle popolari ha potuto manovrare e guadagnare disponendo in maniera privilegiata di informazioni.

Sulla trasformazione obbligatoria in società per azioni delle popolari ci sono peraltro tuttora forti dubbi di legittimità costituzionale, circa la forzosa conversione. Circa la strada per modernizzare il sistema, sembra possa essere attualmente quella della popolare bilanciata, ovvero quella in cui gli investitori istituzionali esprimono un numero di consiglieri proporzionali alle azioni detenute, mentre il resto del soci continua a servirsi del voto capitario. Si parla anche di una società per azioni ibrida che assegna una maggiore ponderazione al voto di capitale dei soci storici con piccole quote.


di Cesare Alfieri